“INCUBI NOTTURNI”: pubblicato il nuovo romanzo di Teresa Averta
«Cominciai a camminare soddisfatta e felice, respirando a pieni polmoni, e quasi senza volerlo mi inoltrai in quei grandissimi e sconfinati boschi a vegetazione selvaggia. Respiravo odore di tigli, tra rari rododendri, alberi esotici e antiche querce che costeggiavano le rive del fiume Slaney.
Osservavo da lontano, fin dove arrivava il mio sguardo, la straordinaria atmosfera che regnava tra le verdi colline della contea di Carlow, le Blackstairs Mountains e il fiume Barrow.
Quel posto sembrava un paradiso per gli amanti della natura ma, in quella dolce quiete, persa nel tempo, all’improvviso, sentii strani rumori nell’aria: un fragore di battito d’ali dietro la schiena, striduli suoni di uccelli si schiantarono sui miei innocenti pensieri…»
Questo è l’incipit di “Un posto da batticuore”, tratto da Incubi Notturni (Edizioni DrawUp, pagg 82, euro 10,00 -anno 2022) il nuovo romanzo edito, nella collana Rosso e Nero di Alessandro Vizzino Editore, scritto dalla poetessa e scrittrice vibonese Teresa Averta.
L’opera della nostra autrice, ultima fatica letteraria, è un “noir metropolitano” e ne fa da sfondo un bellissimo e intrigato paesaggio irlandese. La protagonista è una donna forte e determinata, che non si lascia intimidire dalle avversità ed è desiderosa di apprendere la vita. Si ritroverà, nel corso della narrazione, a fare i conti con i misteri che attanagliano i boschi irlandesi e con le scoperte sorprendenti che non faranno altro che rendere più profonda la ricerca della verità. "La verità è più forte della violenza e dell’omertà”. È questo il pensiero che ha guidato la costruzione del personaggio nel noir metropolitan dell’autrice Teresa Averta. Un romanzo avvincente che racconta l'indagine di una giovane donna nei panni di una studiosa e ricercatrice “Morena” che desidera scoprire la verità sulla morte di persone assassinate nei boschi nel Nord dell’Irlanda che purtroppo proprio lei ha ritrovato cadaveri. Aveva bussato alla porta dei più importanti personaggi del villaggio: dal commissario al prete, al matto del paese per finire all’anziana veggente che le offrirà degli indizi importanti ma senza trovare risposta. Morena era diventata preda di un'ossessione che l'ha portata a bussare a molte altre porte, incontrando però, solo diffidenza, omertà e silenzio. Una donna forte e decisa circondata da persone che non vogliono assumersi responsabilità. È lei a scatenare gli eventi e a far sì che anche tutti gli altri, alla fine, dichiarino la verità. Il suo comportamento rivoluzionario è di esempio, il suo modello di femminilità rispecchia la libertà e la giustizia di raggiungere il bene e per l’autrice era importante descrivere una giovane donna che agisca e faccia in modo che le persone intorno a lei cambino, che il mondo cambi: ci sembra un segnale di grande speranza e civiltà.
È un noir dal ritmo danzante, a tratti dolce e pacato ma a volte forte e incessante, in cui l’autrice miscela sapientemente dialoghi incalzanti e minuziose e attente descrizioni, mettendo a nudo, i misteri dell’entroterra irlandese e la notevole bellezza dei suoi attraenti e misteriosi villaggi. Stupendi paesaggi, ricchi di flora e fauna, adagiati su lussureggianti colline verdi fanno da sfondo alla storia che nasce dalla penna di Teresa Averta.
La protagonista, per trasmettere e anticipare un po' di suspence al lettore, arriva in Irlanda nei panni di una curiosa ricercatrice, ma un giorno si imbatte in qualcosa di indicibile: corpi di uomini morti e dilaniati giacciono nei boschi. Non è un caso isolato, molto presto altri corpi verranno ritrovati e la giovane Morena, desiderosa di arrivare alla verità, fa di quest’ultima il suo obiettivo primo. Scoprire cosa si cela dietro a queste morti, diventa un’indagine necessaria ed esclusiva per lei, circondata da personaggi strani che si trincerano nel silenzio e nell’indifferenza. Più va avanti con le sue ricerche, più saranno tante le domande alle quali non riuscirà a trovare risposte. È solo verso la fine del romanzo che, con l’aiuto di personaggi inaspettati, Morena riuscirà a comprendere i misteri dell’antico popolo d’Irlanda e la magia che aleggia nei boschi circostanti. Il romanzo si conclude in maniera inaspettata, lasciando il lettore senza fiato.
Teresa Averta (Vibo Valentia) è scrittrice, autrice e docente di professione. Ha al suo attivo due romanzi, quattro antologie poetiche, due saggi letterari, una quindicina di fiabe e favole perché si dedica anche alla letteratura per l’infanzia oltre a racconti e poesie pubblicati in diverse antologie e libri di autori vari, e ha ottenuto tanti riconoscimenti letterari nazionali e internazionali.
Il suo repertorio narrativo e poetico è una costante dinamica e un continuo evolversi di generi, ambientazioni, epoche, personaggi e stili. È un’autrice che innova e si rinnova cambiando “abito mentale” ogni qualvolta serve alla sua felice e sempre attuale penna per narrare storie e comporre poesia.
Nelle sue opere e nei suoi libri c’è tutto di lei; in un linguaggio apparentemente semplice, ma ricercato, lei traccia orme grandi, scava solchi profondi, che sono in grado di esprimere concetti universali con semplicità e di renderli così fruibili per tutti.
“La scrittura deve mimetizzarsi, deve essere camaleontica, deve calzare e vestire tutti -sostiene Teresa- perché la scrittura è la nostra “lingua interiore” e se si scrive la verità, arriva a tutti, e ognuno scopre la sua. Ci spiega, così, chiedendole qualche notizia in merito alla “sua scrittura”.“Io mi sento al passo coi tempi perché tendo un po’ a tirare le redini di questo cavallo che altrimenti correrebbe troppo veloce. Per stare al passo con i tempi e l’epoca in cui viviamo, secondo me è fondamentale, andare avanti ma non troppo cercando con abilità e destrezza di tenere, ritenere e trattenere la memoria storica, mentre purtroppo oggi, anche a causa dell’innovazione tecnologica che assorbe la mente e gli occhi delle persone sul cellulare, la memoria viene cancellata, disintegrata, come se non fosse mai esistita. Il fatto importante è che la risposta dovrebbe essere dentro la nostra anima, non nella tasca o in borsetta. Perché allora dipendere da un oggetto esterno che misura il senso delle cose? È assurdo! Non ci posso e non ci voglio credere.Oggi, paradossalmente, ci sembra di “vivere veloce” ma ci perdiamo la vita. Questo è una vera tragedia, un vero peccato! Io mi sento al passo coi tempi perché faccio attenzione a non smarrire la mia vita, e i libri me lo ricordano con i loro ritmi, tempi ed emozioni.I social sono utili perché ci tengono compagnia, ma non per sempre, mentre i libri sono i Libri e ci saranno sempre, ed io scrivo perché mi piace l’idea di poter lasciare una traccia tangibile, un punto di riferimento, un consiglio spassionato, un proverbio antico, un aneddoto di vita. La scrittura, per me, non è mai punto di partenza ma è sempre un punto di arrivo, nel “campo sacro del mio io” dove continuo a conoscermi e a crescere… in quella buona interiorità dove la scrittura è autenticità, spazio, libertà.
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