Da venerdì è iniziata la guerra commerciale degli Usa anche contro Ue, Canada e Messico
Wilbur Ross, ministro del Commercio dell'amministrazione Trump, aveva annunciato che a partire dalla mezzanotte di venerdì, le tariffe sulle importazioni di acciaio e di alluminio dall'Unione europea, dal Canada e dal Messico sarebbero aumentate, rispettivamente, del 25% e del 10%. E così è avvenuto.
Questo è il modo, secondo il governo Usa, di iniziare una trattativa per rivedere accordi commerciali non ritenuti equi. Prima si inizia la guerra e poi ci si siede al tavolo delle trattative, dimenticando che in una guerra, qualunque essa sia, c'è sempre qualcuno che finisce per rimetterci.
Una guerra commerciale vedrà morti, feriti e distruzione nei posti di lavoro persi, nelle aziende fallite, nei distretti industriali svaniti... in tutti i luoghi in cui si svolge. Infatti, anche una guerra commerciale è una guerra e come tale ad un attacco si risponde con un contrattacco.
Così il Canada, il più grande fornitore di acciaio degli Stati Uniti, ha già annunciato che applicherà un aumento dei dazi sulle importazioni dagli Stati Uniti per un valore che sia equivalente a quelli imposti dagli Usa, colpendo alcuni prodotti, tra cui whisky, succo d'arancia...
Il Messico ha annunciato misure "analoghe" su un'ampia gamma di prodotti industriali e agricoli provenienti dagli Stati Uniti, tra cui cosce di maiale, mele, uva, formaggio...
E l'Europa? Sta coordinando tra i Paesi membri un'azione analoga a quella intrapresa da Canada e Messico. Ad essere colpite, inizialmente, potranno essere categorie di prodotti abbastanza mirate, motociclette e bourbon sono quelle nell'occhio del ciclone.
E come ogni guerra che si rispetti, anche quella relativa ai dazi, una volta iniziata sarà difficile fermarla. Infatti, la scorsa settimana l'amministrazione Usa ha avviato un'indagine sulle importazioni di auto e camion, facendo riferimento alla stessa legge del 1962 che ha utilizzato per imporre l'aumento dei dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio. Quindi, anche i produttori di auto e veicoli industriali sono avvertiti.
Ma è interesse degli Stati Uniti imporre dazi sulle importazioni, creando così delle ritorsioni da parte dei Paesi colpiti? No di certo, e lo sanno bene i membri del Congresso, anche quelli repubblicani appartenenti allo stesso partito di Trump, che devono chiedere nel loro collegio il voto per mantenere il proprio seggio. E non sono per niente contenti delle scelte del presidente.
Il perché lo ha ricordato il presidente della Camera di Commercio degli Stati Uniti, Tom Donohue, che ha dichiarato che le attuali politiche commerciali potrebbero minacciare il "progresso economico" e causare la perdita di oltre 2 milioni di posti di lavoro... soprattutto negli Stati a maggioranza repubblicana.