La commissione Territorio ha iniziato la trattazione del Piano territoriale regionale, o meglio, della sua integrazione prevista dalla legge sul consumo di suolo approvata a fine novembre 2014. L'iter si concluderà ragionevolmente entro fine estate anche se, e non è un problema da poco, il termine era stato fissato a dodici mesi dall'entrata in vigore della legge: a fine 2015. Bisogna certamente ammettere che si tratta di un lavoro corposo, un'elaborazione complessa che, nelle sue 1300 pagine, analizza in profondità il territorio lombardo e descrive le modalità e gli obiettivi di riduzione dell'occupazione di terreno nella direzione degli obiettivi europei: azzerata nel 2050.
Il PTR ha un primo obiettivo più ravvicinato, il 2020, data entro la quale la Lombardia si è impegnata a ridurre l'espansione del cemento del 25% complessivo, obiettivo che, opportunamente modulato, vale per ognuno dei quaranta ambiti territoriali omogenei in cui è suddiviso il territorio lombardo. Una criticità è certamente il modo in cui questo può avvenire, visto che la distribuzione tra i diversi comuni deve essere fatta di concerto tra le amministrazioni interessate, dopo che le Province avranno modificato i propri Piani territoriali di coordinamento provinciali. Una fase che si presenta ricca di incognite e di possibili tensioni, visto che saranno proprio i comuni a doversi contendere il "sacrificio" urbanistico, inteso come rinuncia ad incassare oneri.
Questo vale per la regione intera, mentre per i comuni che vorrebbero già ora depennare aree destinate all'edificazione la strada rimane in salita, anzi, sbarrata. Le amministrazioni hanno le mani legate: non possono modificare in riduzione i PGT fino a giugno, ovvero fino alla fine della tanto discussa moratoria che permette ai possessori delle aree edificabili di riaffermare e perpetuare il proprio diritto. Bene, è del tutto probabile che quel termine slitti almeno fino all'approvazione del PTR, ed è certo che nella maggioranza di centrodestra ci siano forti spinte per spostarlo più in là possibile, e magari anche di introdurre correttivi in favore di chi vuole comunque edificare. La discussione sarà indubbiamente impegnativa, e noi faremo il possibile per stabilire il principio che gli investimenti pubblici e privati vanno riorientati verso la riqualificazione dell'esistente. Quel che è certo è che lo stop al consumo di suolo, in Regione Lombardia, è per ora solo uno slogan che nasconde il suo contrario.