La storia delle mafie ci conferma che ci furono persone che stavano riuscendo a sconfiggerle. Oggi, purtroppo, quelle persone giacciono tutte sottoterra. In tanti provarono ad erigere un baluardo invalicabile contro la mafia e non pochi riuscirono ad arrivare quasi a sconfiggerla definitivamente. La mafia è sopravvissuta a questo tipo di lotta perché ha eliminato coloro che l’avrebbero sconfitta. È diventata così sempre più forte.

Oggi le nuove mafie sono cambiate, sono molto più potenti e molto meno visibili. La criminalità organizzata contemporanea si nasconde dietro un abito continuativamente  cangiante, non ha più la coppola e la lupara, non è più violenta e stragista come la mafia di Totò Riina. Oggi i mafiosi sono ovunque. Nelle istituzioni, nell’economia, nella finanza, nella sanità, controllano gli appalti, gestiscono il traffico di droga e di rifiuti pericolosi. Sono ormai tutte transnazionali.

L’aspetto più sconfortante è che non vedo più quella forza di volontà e quell’alto senso del dovere necessari ad erigere quel baluardo invalicabile contro la mafia. Mancano politiche culturali e del lavoro, soprattutto per i più giovani che sono demoralizzati e apatici verso questo problema che sfortunatamente per loro prima a poi li coinvolgerà.

Serve tanto quel “movimento culturale - anelato da Paolo Borsellino - che abitui tutti noi a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.

L’orizzonte è cupo e indefinito. Hanno ucciso i migliori e la cosa più sconfortante è che lo Stato non li abbia difesi, anzi li ha lasciati spesso soli e abbandonati al loro inesorabile destino. Questo ha permesso alle nuove mafie di diventare “imbattibili”.



Vincenzo Musacchio, criminologo forense, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80.  È oggi uno dei più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali, un autorevole studioso a livello internazionale di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative a livello europeo.