E' stata una notizia che ha fatto scalpore: l'infermiera dell'ospedale di Piombino (Livorno) Fausta Bonino era stata arrestata lo scorso marzo con a suo carico accuse pesantissime.
Sembra infatti che la Bonino - distaccata presso il reparto di rianimazione e anestesia del plesso ospedaliero - abbia "accompagnato" verso una dolce morte ben 14 pazienti, vittime di dosi massicce di eparina che ne hanno provocato il decesso.
Altrettanto scalpore ha suscitato la notizia della sua scarcerazione, dopo solo 21 giorni di reclusione: immediata la reazione del PM che ha presentato ricorso contro il provvedimento.
Ora la Cassazione sembra dare ragione alla pubblica accusa: il Tribunale del Riesame di Firenze è chiamato nuovamente a pronunciarsi sul caso. Dopo aver concesso la libertà alla Bonino, l'organo deliberante si vede probabilmente costretto a rivedere le proprie posizioni dal dictat della Cassazione, che manifesta senza mezzi termini - rimanando nuovamente il caso all'esame - come sussistano fondati motivi per negare la libertà all'imputata.
Siamo uno stato garantista, questo è vero, eppure sussistono dei limiti anche al garantismo, nel rispetto dell'altrui dolore. E se la Bonino - che nel frattempo la Usl di competenza ha provveduto a spostare ad altro incarico - risulterà estranea ai fatti, avrà tutta la nostra comprensione.
Per ora, resta il fatto che il PM ha fatto convergere su di lei le accuse, e il tempo che passa forse contribuirà a lenire il dolore dei familiari delle 14 vittime.
Forse.