Prendere un taxi a Barcellona o Madrid questo lunedì sarebbe stato leggermente complicato.

Infatti, i tassisti spagnoli si sono incolonnati sulla Gran Via di Barcellona e sulla Castellana di Madrid come protesta per fare pressioni sul governo, in modo da porre un argine ad Uber e ai servizi di taxi on line analoghi all'azienda californiana.

Secondo i rappresentanti sindacali, per i tassisti spagnoli competere con i servizi offerti da app come Uber e Cabify sta diventando impossibile e antieconomico, e sta mettendo a rischio la redditività dei tassisti e 130.000 posti di lavoro collegati a tale servizio.

Le attuali limitazioni imposte ai servizi taxi gestiti tramite app verrebbero aggirati. Per questo, i tassisti e i loro rappresentanti sindacali chiedono al premier Sanchez di intervenire.

 


Il colloquio con il governo non ha però soddisfatto del tutto i sindacati che chiedono garanzie che le licenze concesse per i conducenti di auto a noleggio con autista che operino tramite Uber o servizi analoghi siano effettivamente in rapporto di 1:30 e che le limitazioni siano estese alle autonomie di tutto il Paese, e non solo alle grandi città metropolitane.

In assenza di garanzia sulle assicurazioni ricevute, lo sciopero potrebbe procedere indefinitamente, o comunque almeno fino a mercoledì.

Solo Uber, che ha ricevuto il sostegno di gruppi finanziari come Goldman Sachs e BlackRock, è valutata oltre 70 miliardi di dollari, e per tale motivo proteste, divieti e restrizioni che in tutto il mondo hanno "salutato" la diffusione della sua app e del suo servizio di prenotazione on line, sono state viste solo come un piccolo fastidio e non certo come un problema.

Nel frattempo, anche i tassisti londinesi stanno esaminando la possibilità di presentare una causa collettiva contro Uber, dopo che all'azienda è stato concesso un rinnovo, seppur temporaneo, per operare nella capitale britannica.