Adele Gambaro è una senatrice eletta il 24 febbraio 2013 nelle fila del Movimento 5 Stelle. Dopo quattro mesi, il 24 giugno 2013, Adele Gambaro entra nel Gruppo Misto. Adesso, la senatrice è membro del Gruppo ALA-SCCLP.
L'ultimo dei disegni di legge da lei presentati al Senato, il ddl n. 2688, riguarda le disposizioni per prevenire la manipolazione dell'informazione online, garantire la trasparenza sul web ed incentivare l'alfabetizzazione mediatica.
Il provvedimento, presentato il 7 febbraio 2017 e annunciato nella seduta pomeridiana del 9 febbraio non è in discussione, neppure in Commissione, e quasi sicuramente non vedrà mai la luce. Quindi, di per sé, parlarne è inutile per quanto riguarda la sostanza.
Invece, se ci si sofferma sulle finalità, in base a quanto scritto nel testo, parlare di questa legge è necessario per far capire la qualità delle persone che siedono in Parlamento. A difesa della senatrice Gambaro, va detto, che il suo testo è stato controfirmato da rappresentanti di tutti i gruppi del Senato, ad esclusione di Sinistra Italiana e Movimento 5 Stelle. Pertanto, le sue "qualità" sono ampiamente condivise.
Il decreto vuole contrastare le notizie false che vengono diffuse sul web, ma non dai quotidiani online che, evidentemente, hanno pieno diritto nell'esercitare tale attività. Ma, oltre alle finalità, interessanti sono anche le "penalità" previste nel ddl Gambaro.
Chiunque pubblichi o diffonda sui social o su siti che non siano testate giornalistiche notizie false, "esagerate o tendenziose" relative a dati o fatti manifestamente infondati o non veritieri sarà sanzionato con un ammenda di 5mila euro.
Inoltre, se il contenuto venisse considerato anche diffamatorio, la persona diffamata, oltre al risarcimento danni già previsto, potrà richiedere anche un ulteriore indennizzo calcolato in proporzione al grado di diffusione della notizia, pesato anche "in base al numero di condivisioni e di visualizzazioni!"
Multa e risarcimento non sono stati ritenuti però sufficienti ad Adele Gambaro. In fondo, un provvedimento del genere se non venisse corredato da una pena detentiva non avrebbe dignità alcuna. Ed ecco così che il ddl prevede almeno 1 anno di carcere che potrà essere aumentato ad un "minino" di 2 anni nei confronti di chi si renda responsabile di campagne d’odio contro individui oppure a fini politici. In quel caso, la multa sarà aumentata fino a 10 mila euro.
Questo il nucleo centrale del provvedimento che contiene altri articoli di carattere essenzialmente burocratico in merito a contrastare l'anonimato di un sito e a favorire il diritto di replica e quello all'oblio.
L’obiettivo del ddl Gambaro è quello di scoraggiare chi, utilizzando notizie false, possa in qualche modo minare il processo democratico.
Quello che nel testo prodotto dalla senatrice Gambaro non è scritto è in che termini ed in base a quali criteri alcune notizie possano essere dichiarate palesemente false o offensive oppure se sia tutelato o meno e anche in questo caso, in che termini, il diritto di critica e la libertà di espressione.
Infine, sarà possibile, secondo le intenzioni della senatrice Gambaro, scrivere su un qualsiasi sito web o social che il senatore Denis Verdini, fondatore del gruppo parlamentare cui lei appartiene, non sia una persona con una reputazione non proprio così cristallina?
Per ora rimaniamo nel dubbio.