In Italia, come nel resto del mondo si fa poco, molto poco per la povertà. Lo dimostrano le migliaia di bambini morti per fame. Troppo poco riescono a fare, purtroppo le associazioni benefiche in quei territori. 

per quale ragione la fame e la povertà nel 2024 non siano state ancora estirpate resta un mistero, o forse non lo è. Conosciamo bene, fin troppo bene le radici di questo male. 

Papa Francesco, continua ad essere l’unico personaggio autorevole a parlare di pace. Nell’intervista concessa a Fabio Fazio domenica scorsa, ha detto una grande verità: Le fabbriche di armi fanno grandi affari. Da questo concetto si capisce molto. Possiamo comprendere quale mentalità ci governa, e con quali fini. 

Il documento dell’Ong  Oxfam spiega in particolare che i cinque uomini più ricchi del mondo hanno visto le loro fortune più che raddoppiate (il valore è cresciuto del 114%). 

Secondo l'organizzazione, per sconfiggere la povertà ci vorranno 230 anni. Nessun governo, purtroppo, nel suo piccolo o a livello europeo o internazionale fa davvero qualcosa per contrastare la povertà. 

Intanto, il numero di miliardari in Italia è raddoppiato. Si è passati da un totale di 36 a 63.

Oxfam punta però il dito anche contro quelle che definisce “debolezze strutturali” del mercato del lavoro italiano, con forti squilibri territoriali, una perdurante stagnazione salariale e una contenuta produttività del lavoro.

Le proposte Oxfam

Tra le proposte che l'ONG fa al governo c'è il  ripensare profondamente le misure per l’inclusione sociale e lavorativa introdotte nel 2023, riabbracciando l’approccio universalistico che garantisce a chiunque si trovi in difficoltà la possibilità di accedere a uno schema di reddito minimo fruibile fino a quando la condizione di bisogno persiste.

Inoltre, non perseguire interventi condonistici che sviliscono la fedeltà fiscale, esasperano comportamenti opportunistici e accentuano iniquità orizzontali e verticali del sistema fiscale. E ancora, estendere erga omnes l’efficacia dei principali contratti collettivi nazionali del lavoro. Infine, introdurre condizionalità all’accesso agli incentivi per le imprese come il rinnovo dei contratti collettivi scaduti che agevolino il riconoscimento di aumenti salariali, condizionalità che assicurino la riduzione dell’impiego del lavoro atipico e una più equa condivisione, tra i fattori produttivi, dei benefici ricavati dalle attività finanziate dallo Stato