Uno dei primi atti del neonominato Ministro dell'Interno ha visto un primo altolà all'ingresso in acque italiane di due navi ONG con migranti recuperati in mare.

Le navi, Ocean Viking e Humanity battono rispettivamente bandiera norvegese e bandiera tedesca.

Ed è fatalmente iniziato il coro degli applausi di destra e delle proteste di sinistra, queste ultime ovviamente all'insegna del "non si possono bloccare navi che salvano vite umane".

A chi scrive pare che il principio del salvataggio di vite umane sia assolutamente fuori discussione, quello su cui invece si può (e si deve) discutere è il luogo di sbarco dei salvati, perché la questione è solamente questa, e qui entra in ballo la politica.

Facciamo un passo indietro.

Supponiamo che un peschereccio, una petroliera, una porta container, una nave passeggeri o altra nave cosiddetta commerciale, si imbatta casualmente in un naufragio, o sia richiesta di convergere sul luogo di un naufragio.

Effettuato il salvataggio, navi del genere hanno tutto il diritto di sbarcare al più presto i salvati nel porto "più sicuro" e anche più vicino, per poi riprendere il viaggio secondo gli scopi del medesimo, anche in vista dei costi che interruzioni e ritardi gravano sull'armatore, che siano o meno coperti da assicurazione.

Il motivo è chiaro, quelle navi non sono in mare per salvare gente ma con altri legittimi obiettivi, per perseguire i quali hanno il diritto di riprendere il viaggio al più presto possibile.

Il discorso delle navi ONG è assolutamente diverso, loro sono in mare esclusivamente con il "dichiarato" scopo di ricercare e salvare naufraghi che si sa essere ormai quotidianamente in trasferimento nelle note zone del Mediterraneo.

Queste navi non possono intervenire, recuperare naufraghi, e poi vagare alla ricerca di un porto di sbarco, alla mercè del menefreghismo maltese o dell' occhiuta e interessata sorveglianza libica, per poi finire senza fallo in un porto italiano.

Queste navi devo sapere GIA' IN PARTENZA dove sbarcare i recuperati, perché il loro salvataggio è già previsto come unica ragione della loro presenza in acqua, e questo lo si ottiene solo con accordi politici tra tutti i paesi che affacciano sul Mediterraneo senza tacere che, in mancanza, non parrebbe una bestemmia ipotizzare che, alla fine, le navi ONG debbano sbarcare i salvati nei paesi presso il cui registro navale le navi stesse sono registrate.

Discutere della questione (e agire) i questi termini sembrerebbe ragionevole e invece si profila un nuovo estenuante dibattito politico tra il "blocco" navale della Meloni e il "pigliamoli tutti" del Papa, (Papa che si incensa o si ignora a seconda delle convenienze) che continuerà irrisolto per i mesi e gli anni a venire.