Pur essendo di ispirazione religiosa, prendendo spunto da un passo del De imitatione Christi e dall'incipit della prima lettera di Giovanni, per l'occasione non può non esser ripresa la più che nota citazione "sic transit glioria mundi".
In merito a cosa? Ma al renzismo è ovvio e a tutto quello che il renzismo ha contribuito a rappresentare. Il paragone è alquanto iperbolico, va ammesso, ma quando un dittatore cade, anche targhe e statue che ne hanno celebrato l'immagine vengon tirate giù.
In questo caso, il personaggio, seppur speditamente incamminato per la via del decisionismo, dittatore non poteva esser certo chiamato, ma il suo modo di proporsi - nei contenuti e nella forma - non poteva non suscitare rancori e antipatie in chi non riusciva a farsi affatare dalla sua parlantina e dalle fantastiche descrizioni dell'Italia che lui voleva descrivere.
E così a farne le spese, almeno per il momento, sono la signora Agnese Landini, coniugata Renzi, e il maglioncino senza maniche che indossava il 4 dicembre il giorno del referendum.
Solo adesso, dopo quasi tre anni, la gente si è accorta che la moglie di Renzi per tutto questo tempo è stata sponsorizzata dallo stilista Scervino che, in occasione delle visite ufficiale in cui la signora Agnese accompagnava il marito, inviava comunicati stampa in cui faceva notare l'origine dell'abito.
Solo adesso, anche i più si sono accorti che la compagna Agnese, moglie del compagno Matteo, indossava capi firmati e per di più costosi. Il maglioncino, almeno di listino, costerebbe tra i 700 e gli 800 euro. Apriti cielo. Sui social è andata in onda l'indignazione.
Come si può permettere capi così costosi una che fa l'insegnante? E via di questo passo. E naturalmente, a questi commenti hanno fatto da contraltare quelli degli irriducibili renziani che giustificano il costo del capo come irrisorio, costa quanto uno smartphone (!), oppure come dovuto.
Probabilmente, la signora Landini avrà ricevuto il capo in regalo, senza pagare un euro, purché lo indossasse. Ma al di là se ciò sia giusto o meno, morale o no, quello che è interessante, è sottolineare il fatto che se uno utilizza il potere che un incarico pubblico gli ha assegnato non per governare nell'interesse di tutti ma nell'interesse di pochi, non appena questo potere viene meno (o potrebbe venir meno) subito la gente dà sfogo alla propria rabbia e alla propria indignazione, qualunque sia il motivo scatenante... anche se banale.
Semmai ce ne fosse stato bisogno, anche un piccolo fatto come questo finisce per essere un ottimo esempio per testimoniare il fallimento dell'esperienza di governo di Renzi.