"La conclusione delle indagini, com'è noto, non è un atto d'accusa", fa sapere la procura di Bergamo in una nota. L'inchiesta, "oltremodo complessa sotto molteplici aspetti, ha comportato altresì valutazioni delicate in tema di configurabilità dei reati ipotizzati, di competenza territoriale, di sussistenza del nesso di causalità ai fini dell'attribuzione delle singole responsabilità e ha consentito di ricostruire i fatti così come si sono svolti a partire dal 5 gennaio 2020". 

A seguito di ciò, nella lista degli indagati sono finiti l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana,  l’ex assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera,  il presidente dell’Istituto superiore della sanità Silvio Brusaferro, il presidente del Consiglio superiore della sanità Franco Locatelli, l’allora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico nella prima fase dell’emergenza... insomma tutti coloro che hanno avuto a che fare con la gestione delle prime fasi dell'emergenza collegata alla diffusione de Covid.

I reati ipotizzati dalla Procura sono epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio.

L'indagine, condotta dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota con l'ausilio degli investigatori della Guardia di finanza e la consulenza di Andrea Crisanti (microbiologo, ora senatore Pd), si è svolta su tre filoni: la repentina chiusura e riapertura dell’ospedale di Alzano, la mancata definizione della “zona rossa” in Val Seriana e l'assenza di un piano pandemico aggiornato per contrastare il rischio pandemia lanciato dall’OMS. 

I primi due filoni riguardano ciò che è accaduto negli ospedali della bergamasca, di Alzano e Nembro, alla fine di febbraio, in relazione al ricovero di alcuni pazienti e alle prime avvisaglie di un possibile rischio di contagio pandemico e la non tempestiva definizione di una zona rossa con la sospensione di tutte le attività.

L'altro aspetto dell'indagine riguarda il mancato aggiornamento del piano pandemico che avrebbe dovuto entrare in vigore subito  dopo l’alert dell'Oms del 5 gennaio 2020 sul nuovo coronavirus. Ciò non accadde.

Come conferma il sito di Report, "per la mancata zona rossa di Alzano e Nembro devono rispondere di epidemia colposa aggravata oltre a Giuseppe Conte, e al governatore lombardo Attilio Fontana, anche parecchi membri del Cts come Agostino Miozzo, Silvio Brusaferro, l’ex capo della prevenzione del Ministero della salute Claudio D’amario e l’ex segretario generale Giuseppe Ruocco e l’attuale responsabile delle malattie infettive Francesco Maraglino. Secondo la procura, sulla scorta dei dati di Stefano Merler dell’Istituto Kessler di Trento, si sarebbero dovute attivare misure di contenimento nella bergamasca almeno a partire dal 26 febbraio. Sul piano pandemico l’inchiesta si sdoppia. A Bergamo si vuole procedere per la sua mancata attuazione nei confronti di Claudio D’Amario, Silvio Brusaferro, Angelo Borrelli e l’ex assessore al welfare della Lombardia Giulio Gallera. A Roma è invece destinato il filone per il mancato aggiornamento e vede tra gli indagati per omissione di atti di ufficio oltre ai dirigenti ministeriali Ruocco e Maraglino anche l’ex Oms Ranieri Guerra che a Bergamo è anche indagato per false informazioni ai pm. Gli ex ministri della salute Roberto Speranza, Giulia Grillo e Beatrice Lorenzin sono indagati per l’omessa istituzione o rinnovo del comitato nazionale per la pandemia".

Questo il commento di Giuseppe Conte:"Apprendo dalle agenzie di stampa notizie riguardanti l'inchiesta di Bergamo. Anticipo subito la mia massima disponibilità e collaborazione con la magistratura. Sono tranquillo di fronte al Paese e ai cittadini italiani per aver operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra Repubblica". 

Questo il commento di Roberto Speranza:"Apprendo da agenzie di stampa notizie riguardanti l'inchiesta di Bergamo. Ho sempre pensato che chiunque abbia avuto responsabilità nella gestione della pandemia debba essere pronto a renderne conto. Io sono molto sereno e sicuro di aver sempre agito con disciplina ed onore nell'esclusivo interesse del Paese. Ho piena fiducia come sempre nella magistratura"."Da oggi si riscrive la storia della strage bergamasca e Lombarda, la storia delle nostre famiglie, delle responsabilità che hanno portato alle nostre perdite. La storia di un’Italia che ha dimenticato quanto accaduto nella primavera 2020, non a causa del Covid19, ma per delle precise decisioni o mancate decisioni", il commento alla notizia definita tanto attesa da parte dell'Associazione familiari vittime Covid 19 Sereni e sempre uniti.

Della stessa associazione, come coordinatrice del team legale, fa parte anche Consuelo Locati, che ha commentato il risultato dell'inchiesta a Las Presse con queste parole:"Io personalmente, come figlia di una vittima del Covid, sono grata alla Procura di Bergamo per il lavoro immane e puntiglioso che ha fatto in questi tre anni. Insieme al mio team legale e all'associazione dei famigliari delle vittime che noi rappresentiamo, 'Sereni e sempre uniti' non possiamo che esprimere una soddisfazione interiore perché la Procura di Bergamo con questo risultato ha dato onore a tutti nostri cari che non ci sono più e ne ha rispettato i famigliari, ascoltando la loro voce e dando le risposte alle domande che avevano posto già tre anni fa".