"E' colpa di Trump e dei suoi proclami, ora si è innestata una vera e propria islamofobia": sono queste le parole che imperano nella comunità musulmana di cui l'Imam ucciso era capo spirituale.

E' successo a New York, nel Queens: subito dopo la preghiera, l'Imam ed il suo assistente stavano tornando a piedi verso casa. Sembra siano stati raggiunti alle spalle da un solo uomo, un giovane con indosso una maglietta blu ed armato di pistola.

Sono stati freddati con colpi alla testa, come in una vera e propria esecuzione.

CRIMINE D'ODIO O RAPINA?

Gli inquirenti stanno tentando di ricostruire la dinamica dei fatti, allo stato attuale, pur non potendolo escludere a priori, non ci sono elementi validi volti a suffragare l'ipotesi di un crimine d'odio religioso, anche se la comunità islamica - coinvolta nel tragico episodio - lo invoca a gran voce.

E' stata anche ipotizzata una rapina finita tragicamente, e le indagini sono in corso, frenetiche.

E' stato necessario anche l'intervento di  Sarah Sayeed, membro dello staff del sindaco Bill de Blasio con la responsabilità per i rapporti con la comunità musulmana, che ha partecipato alla veglia funebre: un tentativo di placare gli animi per non dare corso a ritorsioni e disordini.

La comunità musulmana locale chiede che l'incidente venga trattato come crimine d'odio. E' stato un attacco "contro la nostra religione", precisa Khaled Rahman, residente nell'area.

"Vogliamo giustizia" si legge negli striscioni agitati durante la veglia, dove diverse comunità religiose si sono riunite per discutere il caso.