«Le Cause di beatificazione e canonizzazione, che per la loro complessità richiedono molto lavoro, comportano spese per la divulgazione della conoscenza della figura del Servo di Dio o Beato, per l’inchiesta diocesana o eparchiale, per la fase romana e, infine, per le celebrazioni di beatificazione o canonizzazione.
Per quanto riguarda la fase romana, la Sede Apostolica, data la natura peculiare di bene pubblico delle Cause, ne sostiene i costi, a cui gli Attori partecipano tramite un contributo, e vigila perché gli onorari e le spese siano contenuti e tali da non ostacolarne il proseguimento».

Questa sopra riportata è la premessa del documento, annunciato oggi dalla sala stampa vaticana, sulle nuove norme relative all'amministrazione dei beni delle Cause di beatificazione e canonizzazione.

Nelle ultime due pubblicazioni di Fittipaldi e Nuzzi sulla gestione delle finanze  vaticane, il capitolo costi relativo alle cause di beatificazione aveva svelato un sistema eufemisticamente poco trasparente che era una vera e propria macchina mangiasoldi a favore di coloro che si occupavano di far avanzare le cause fino all'ottenimento della  beatificazione o della canonizzazione.

Per prestigio o ipotizzando un futuro ritorno economico, chi aveva promosso una causa, spesso si tratta di ordini religiosi, era sempre disposto a pagare cifre considerevoli pur di portarla a termine. I maligni hanno parlato di un vero e proprio mercato.
Questo il motivo della nuova disposizione approvata da Papa Francesco? Certo non ufficialmente, ma ufficiosamente l'ipotesi sembra più che realistica.

Nelle nuove norme sarà direttamente la Sede Apostolica a sostenere i costi della cosiddetta Fase Romana, istituendo un fondo ad hoc. Costi a cui potranno contribuire i promotori della causa.
Ed anche il controllo sarà rigoroso, costante e ben documentato. Pertanto, le voci di spesa esorbitanti e fantasiose che si erano lette nei libri di Fittipaldi e Nuzzi, in futuro, dovrebbero essere un ricordo.

Il fondo sarà poi estinto alla fine della causa e sarà la stessa Sede Apostolica a decidere la destinazione di eventuali rimanenze tenendo presenti le richieste dei promotori.

Le nuove norme entreranno in vigore immediatamente a partire dalla loro approvazione e rimarranno in vigore  "ad experimentum" per la durata di tre anni.