Questo martedì Matteo Renzi ha fatto sapere di aver querelato (addirittura) il direttore del quotidiano La Stampa, Massimo Giannini, non certo il direttore di un giornale "nemico". Questa la sua nota diffusa via social:

"Ho ricevuto molte critiche per aver dato mandato ai legali di agire in giudizio nei riguardi de "la Stampa" e del direttore Massimo Giannini. Anche a me dispiace fare azioni civili contro alcune testate. Ma dobbiamo essere chiari: le critiche servono e aiutano a crescere, le fake news no. Tutti possono criticare, nessuno può diffamare. Per anni ho sottovalutato la montagna di accuse che mi venivano rivolte: da due anni ho deciso di cambiare stile: se qualcuno scrive falsità, è mio DOVERE, non diritto, chiedere i danni. Perché continuare a far finta di nulla sarebbe come ammettere di aver fatto qualcosa di illegale o di illecito. Niente di personale, sia chiaro. Ma per troppo tempo ho sottovalutato l’alluvione di fake news contro di me. Adesso ho semplicemente deciso di reagire, colpo su colpo. Nel frattempo, guardiamo il positivo: prima ci criticavano per le nostre idee sull’Italia. Ora che finalmente il Paese sta cambiando passo e che molte delle nostre battaglie vengono riconosciute, nessuno ci critica più per la politica italiana ma si aggrappano ai miei viaggi. Mi sembra un buon passo in avanti".

Così gli aveva già risposto, ieri, il direttore Giannini in un editoriale pubblicato sul giornale da lui diretto:

"Matteo Renzi, dunque, annuncia la sua ennesima querela a un giornale. Stavolta tocca a La Stampa, “rea” di aver raccontato di un suo viaggio in corso a Dubai. Il senatore è ovviamente libero di fare ciò che ritiene più giusto. Tuttavia, ci teniamo a fare qualche precisazione. Ieri mattina ho parlato personalmente al telefono con il leader di Italia Viva, che mi ha preannunciato l’invio della querela da parte dei suoi avvocati perché, a suo giudizio, avremmo scritto “tutte cazzate”.Alla mia richiesta di spiegare quali fossero, Renzi ha risposto che lo avremmo appreso direttamente dal testo della querela. Ho a mia volta replicato che, se lui non fosse stato effettivamente a Dubai, come noi avevamo scritto, io gli avrei esternato personalmente e pubblicamente le mie scuse. Ma è a questo punto che, con mia somma sorpresa, il senatore ha risposto «io sono a Dubai».Con ciò confermando esattamente quello che abbiamo scritto ieri, nell’articolo “incriminato”. Per me, per il collega Niccolò Carratelli e per il nostro giornale il caso è quindi già chiuso. A questo punto aspettiamo con grande curiosità la querela, per capire cosa mai avremmo fatto per meritarci questo “riconoscimento” da parte di un politico che i vignettisti ormai chiamano “Lo Renz d’Arabia”."

L'articolo incriminato, in cui si ripercorrono anche i legami tra Renzi, Carrai (c'era anche lui a Dubai ) e gli Emiratini si conclude così: 

"Non stupisce, quindi, che l’imprenditore Carrai sia andato a Dubai per colloqui di lavoro, per parlare di affari, investimenti, progetti. Tutto legittimo. Il punto è cosa sia andato a fare il senatore Renzi, a che titolo abbia accompagnato l’amico e quale ruolo abbia giocato negli incontri che sicuramente i due hanno avuto durante le loro 48 ore scarse trascorse nell’emirato. Ma c’è un’ultima domanda che merita una risposta. La normativa anti-Covid prevede, per chi torna dall’estero, 14 giorni di isolamento fiduciario e sorveglianza sanitaria: Renzi e Carrai la stanno rispettando, visto che non rientrano in nessuna delle categorie esentate dall’obbligo?"

Matteo Renzi, come da lui stesso apertamente confessato, oltre a svolgere le attività di presidente di Italia Viva e di senatore della Repubblica, svolge anche quella di lobbista per una organizzazione, la IFF, che è emanazione diretta del fondo sovrano saudita, il PIF, per il quale percepisce annualmente circa 80mila dollari, cifra da lui ritenuta congrua e del tutto normale per il tipo di incarico.

In Italia, non ci sono leggi che impediscano a Matteo Renzi di svolgere il suo incarico di lobbista per conto del principe bin Salman e di senatore per conto della Repubblica italiana, ma non per questo non è detto che il suo comportamento non sia comunque criticabile sia per ragioni di etica che di opportunità.

Come già scritto, Renzi fa di tutto per somigliare al Nando Mericoni di Alberto Sordi per il suo voler essere a tutti i costi "americano", per questo è giusto quindi ricordargli quello che un senatore americano (la stessa regola vale anche per un deputato) non può fare quando è in carica, in base a quanto riporta il Congressional Salaries and Allowances:

Permissible “outside earned income” for Representatives and Senators is limited to 15% of the annual rate of basic pay for level II of the Executive Schedule. According to the House Ethics Committee and Senate Ethics Committee, the 2016 limit is $27,495. Certain types of outside earned income, however, are prohibited (for example, House Rule XXV (114th Congress) states that a Member may not “receive compensation for affiliating with or being employed by a firm, partnership, association, corporation, or other entity that provides professional services involving a fiduciary relationship except for the practice of medicine” or “serve for compensation as an officer or member of the board of an association, corporation, or other entity.” For additional information, see House Rule XXV and Senate Rule XXXVI).

Pertanto, tutto considerato, è più che opportuno chiedere e pretendere di sapere da Matteo Renzi che cosa sia andato a fare a Dubai. Inoltre, Renzi non ha ancora risposto, anche per quanto riguarda l'autoisolamento imposto dalle norme anti Covid.