Ai preti la cerimonia di apertura dei giochi olimpici di Parigi 2024 non è piaciuta. Perché? Perché mostrare la forza della diversità con il trucco e parrucco delle drag queen non è bello... mica è il gay pride!!!

"Perché questa necessità ossessiva di sbandierare ad ogni costo il vessillo della diversità e appendersi delle medaglie al collo che diventano delle ineleganti collane bisex da far luccicare in mondovisione?", scrive Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani, che prosegue: "E poi sbertucciare anche L’ultima cena (povero Leonardo che qui al Castello del Clos Lucè era già morto nell’anno non olimpico 1519) con un apostolato di drag queen che in confronto le ballerine del Moulin Rouge passano per delle educande: un'offesa gratuita e di cattivo gusto ovviamente non soltanto all'arte, ma anche e soprattutto alla sensibilità religiosa di tanti, peraltro in lampante contrasto con quella sbandierata (ma a senso unico) volontà di tutelare qualsivoglia credo, preferenza e orientamento".

I vescovi francesi non sono stati da meno:

"La cerimonia di apertura proposta dal Comitato organizzativo dei Giochi olimpici purtroppo prevedeva scene di derisione e di scherno del cristianesimo, che deploriamo profondamente. Pensiamo a tutti i cristiani di tutti i Continenti che sono rimasti feriti dall'eccesso e dalla provocazione di certe scene. Vogliamo che capiscano che la celebrazione olimpica va ben oltre i pregiudizi ideologici di alcuni artisti. Crediamo che i valori e i principi espressi e diffusi dallo sport e dalle Olimpiadi contribuiscano a questo bisogno di unità e di fraternità di cui il nostro mondo ha tanto bisogno, nel rispetto delle convinzioni di tutti, attorno allo sport che ci unisce e per poter promuovere la pace delle nazioni e dei cuori. Lo sport è una meravigliosa attività umana e i giochi Olimpici sono un movimento al servizio di questa realtà di unità e fraternità umana".

Nella nota i vescovi transalpini ringraziano anche i "membri" [sic, ndr] di altre fedi religiose che hanno espresso loro solidarietà.

A dirla tutta, non si capisce perché a riproporre, vagamente, la raffigurazione di un quadro che rappresenta un passo del Vangelo debba essere un'offesa se a farla siano dei transgender. Se gli interpreti fossero stati dei chierichetti allora i preti avrebbero dato la loro approvazione?

Naturalmente, non hanno mancato occasione di esprimere la loro insoddisfazione anche i (post) fascisti francesi, con quelli italiani che non hanno voluto esser da meno. Ma dato che quei saltafossi dicono sempre le stesse cose, trite e ritrite, perché riportarle?

Così, invece, il direttore artistico della Cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Parigi, Thomas Jolly, ha spiegato il suo spettacolo, difendendo le "idee repubblicane e quelle di inclusione, benevolenza, generosità e solidarietà", che lo hanno ispirato:

"Non volevo essere sovversivo, né provocare choc. Semplicemente, in Francia abbiamo il diritto di amarci, come vogliamo e con chi vogliamo. Abbiamo il diritto di credere o di non credere". 

E questo sarebbe scandaloso?