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Per evitare di commemorare le vittime di Piazza della Loggia nel 50° della strage neofascista, Meloni si è inventata un'inaugurazione a Caivano

"Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 50° anniversario della strage di Piazza della Loggia, si è recato a Brescia. Al suo arrivo ha deposto una corona sulla stele dei caduti della strage, in Piazza della Loggia.Al Teatro Grande, il Presidente Mattarella ha incontrato i familiari delle vittime ed è intervenuto alla cerimonia commemorativa che è stata aperta da un filmato rivocativo dell’evento.Nel corso della commemorazione hanno preso la parola il Sindaco di Brescia, Laura Castelletti, il Presidente della Provincia, Emanuele Moraschini, e il Presidente dell’Associazione Casa della Memoria e dell’Associazione Famigliari delle Vittime, Manlio Milani.La cerimonia si è conclusa con l’intervento del Presidente Mattarella".

Mattarella, 50 anni dopo da quel 28 maggio 1974, ha così commemorato le vittime della strage di piazza della Loggia a Brescia, un attentato terroristico di matrice neofascista con collaborazioni da parte di membri dello Stato italiano dell'epoca, servizi segreti ed altre organizzazioni.

Una bomba nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista, provocando la morte di otto persone e il ferimento di altre centoquattro. Questi i nomi delle persone morte:

Luigi Pinto, Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi, Alberto Trebeschi, Clementina Calzari Trebeschi, Euplo Natali, Bartolomeo Talenti, Vittorio Zambarda (una persona morirà in seguito alle ferite molto tempo dopo, portando a 9 il numero totale dei decessi).

Dopo molti anni di indagini, depistaggi e processi, furono riconosciuti colpevoli e condannati alcuni membri del gruppo neofascista Ordine Nuovo: quali esecutori materiali furono riconosciuti Maurizio Tramonte (condannato in appello, in qualità di "fonte Tritone" dei Servizi Segreti Italiani), assieme ai già detenuti Carlo Digilio (addetto agli esplosivi) e Marcello Soffiati (che trasportò l'ordigno); come mandante fu condannato, in appello, il dirigente ordinovista Carlo Maria Maggi. Gli altri imputati, tra cui Delfo Zorzi, il generale Francesco Delfino e l'ex segretario del MSI e fondatore del Centro Studi Ordine Nuovo Pino Rauti, furono assolti.

È considerato uno degli attentati più gravi degli anni di piombo, assieme alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 (diciassette morti), alla strage del treno Italicus del 4 agosto 1974 (dodici morti) e alla strage di Bologna del 2 agosto 1980 (ottantacinque morti).

Quella di Brescia è stata una strage neofascista, una delle stragi che hanno caratterizzato il periodo della strategia della tensione che mirava, tramite gli attentati, a far sì che all'interno del Paese si creassero le condizioni per il ritorno a un sistema di potere che annullasse l'impianto istituzionale fondato sulla Costituzione antifascista.

A commemorare le vittime di quella strage neofascista vediamo solo il capo dello Stato: la premier Giorgia Meloni, invece, ha pensato bene di recarsi a Caivano per celebrare proprio oggi, insieme a don Patriciello (alias don frangetta, che da simbolo della lotta anti-camorra è diventato un pupazzo della propaganda pro-Meloni a supporto di qualsiasi sua iniziativa politica), l'inaugurazione di un centro sportivo.

Non c'erano altri giorni per farlo? Evidentemente no, perché una (post) fascista come la cosiddetta Giorgia avrebbe trovato imbarazzante dover assistere alla commemorazione di una strage neofascista.

Infaffti, che cosa avrebbe potuto dire? "Scusate?"

Così, il solo Mattarella si è assunto l'obbligo di commemorare le vittime e ricordare una delle tante vergogne di Stato di cui è piena la storia della Repubblica, mentre Meloni fa suonare la grancassa a centinaia di chilometri di distanza per evitare l'imbarazzo che le causa questa ricorrenza, come ad esempio lo è quella del 25 aprile e come lo sarà per tutte le altre che siano o possano essere occasioni di condanna del fascismo.

Ma quello che nessuno sembra volersi chiedere è il perché Giorgia Meloni eviti di condannare apertamente il fascismo quando pretende di rappresentare un partito conservatore?

Autore Piero Rizzo
Categoria Politica
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