Alla vigilia dell’ennesimo “pacchetto” sanzionatorio, a Bruxelles sembrava che stavolta diamanti e nucleare potessero essere colpiti alla Federazione Russa. E invece il 25 febbraio è uscito il pacchetto numero 10, che però non conteneva né le pietre preziose né le sanzioni a Rosatom.

Belgio, Francia, Ungheria, Bulgaria e altri Paesi hanno troppo bisogno della cooperazione con Mosca per potersi permettere di limitare l’attività di certi ambiti economici ed energetici. Sul nucleare, poi, le sanzioni potrebbero non solo rivelarsi un boomerang di prezzi e disponibilità come è stato per il petrolio o per il gas, ma possono mettere a rischio la sicurezza stessa delle centrali europee.

Certo, ormai è da anni che restrizioni e limitazioni vengono messe soprattutto dagli USA, ma senza provare a sferrare il colpo di grazia, che sarebbe letale per tutte le parti in causa. Rosatom, l’agenzia nucleare russa, costituisce un complesso da 350 enti e società per quali lavorano più di 250mila persone. Rosatom è forse il maggior fornitore di combustibile nucleare al mondo. Anche gli USA ne hanno bisogno.

I diamanti non avrebbero lo stesso impatto negativo su USA e UE, ma gli esperti fanno notare l’inutilità delle sanzioni in questo campo: la Russia infatti, se non potesse più vendere i suoi diamanti grezzi all’Europa, li venderebbe a India ed Emirati Arabi, come peraltro già fa attualmente.