Non sono sicura che tutti gli studenti italiani sappiano cosa sia un MOOC. MOOC è un acronimo che sta per Massive (massivo) Online Open (aperto) Course (corso) e questo spiega anche che cosa sono. Infatti questi sono corsi che hanno queste 3 principali caratteristiche: aperti, perché sono creati per chiunque voglia inscriversi; online, perché tutti i materiali e le lezioni sono online, con testi e video; e massivi, perché creano una grossa rete di persone che possono incontrarsi in questi corsi. Seguono la teoria del connettivismo, che dice che la conoscenza è distribuita su una rete di connessione e per imparare è necessario attraversare tali connessioni. Sono un importante innovazione perché offrono corsi di formazione e strumenti aperti e disponibili per tutti gli interessati, a prescindere dal percorso di studio o dalla professione. Questo tipo di corso è destinato a raccogliere un grande numero di persone e dà loro l’occasione di incontrarsi, creando così nuove reti e nuove conoscenza (Aspen Institute Italia, 2014).

Ciò che è interessante, e che molte persone non sanno, è che l’Italia ha avuto qualcosa di simile ai MOOC già negli anni 60. Si trattava di un programma tv educativo sul canale RAI che insegnava agli italiani la loro lingua (in Italia dopo la seconda guerra mondale molti erano analfabeti). Questo fu il primo esempio di corso online perché i partecipanti o l’insegnante non erano nella stessa stanza, ma avevano l’occasione di imparare qualcosa da qualcuno che era distante. Questo era un metodo di insegnamento molto innovativo per quei tempi, attraverso la tv. Oggi la linea dei corsi è soprattutto internet.

Ma se lo scorso secolo eravamo avanti coi tempi, oggi abbiamo un serio ritardo per quanto riguarda le università online. Infatti nel nostro paese è stimato un ritardo nel digital learning e strumenti tecnologici per l’insegnamento di 15 anni, in confronto ad altri paesi europei (Review of the Italian strategy for digital schools, OECD, 2013). Perché questo fenomeno, in constante crescita in tutto il mondo, incontra resistenza in Italia?

Lo sviluppo dell’e-learning e dei MOOC è stato bloccato per molto tempo dalle università italiane e i principali motivi di ciò sono 2:

1) Un motivo culturale: i nuovi strumenti tecnologici di insegnamento sono spesso ancora oggi considerati uno strumento di alienazione della relazione didattica, a volte addirittura uno strumento di schiavitù per gli insegnanti e gli studenti, quasi un “Grande Fratello” del mercato globalizzato. La tecnologia è quindi considerata uno strumento pericoloso senza utilità in educazione.

2) Un motivo normativo: le cosìddette università private telematiche garantiscono una laurea veloce con un esame virtuale a fronte di un ingente pagamento. Le università virtuali spesso agiscono oltre i limiti della legalità. Il cattivo nome delle autoproclamate università online, introdotte dal decreto Moratti sulle università telematiche del 2003, ha gettato discredito, in Italia, su tutti gli strumenti tecnologici per l’educazione, producendo in questo modo un serio danno alla modernizzazione e qualificazione digitale dell’intero sistema di formazione (Report Anvur, 2013).

Secondo alcuni dati solo il 3% degli studenti universitari italiani si sono iscritti ad un MOOC. Un’altra ragione che non possiamo sottovalutare è il fatto che la maggior parte dei MOOC offerti sono in inglese e sono pochi quelli in italiano e non coprono tutte le materie. Sfortunatamente solo il 24% degli italiani ha un livello sufficiente di inglese per completare un MOOC in questa lingua (Report Censis, 2016).

Comunque le università italiane hanno provato a ridurre questo gap tecnologico in questi ultimi anni. Molte università pubbliche hanno aperto i loro MOOC, con nuovi siti o collaborando con i grandi siti internazionali di MOOC (as www.coursera.org, www.edx.com...). È stato aperto un sito  www.eduopen.org, dove ci sono MOOC da 15 università pubbliche italiane. Gli studenti che completano certi MOOC possono ottenere dei crediti formativi da integrare al loro percorso di studi, ma fin’ora non tutte le università italiane riconoscono questa possibilità e, in ogni caso, l’offerta di MOOC può essere arricchita. Questo sarebbe un ottimo modo per far si che più studenti universitari di iscrivano ad un MOOC e dando loro la giusta motivazione per terminarli. Infatti, un altro motivo di critica ai MOOC è l’alta percentuale di abbandono (solitamente solo il 7% completa il corso), ma prima è necessario far si che le persone si iscrivano, cosa che in Italia non accade.

Vorrei dire che le cose stanno lentamente cambiando anche in Italia. Stiamo lentamente cercando di tenerci al passo con i tempi. Ma il viaggio è ancora lungo. Anche perché l’opportunità dei MOOC non è pubblicizzata e molti studenti o professionisti che desiderano continuare la loro formazione non sanno della loro esistenza (prima di andare in Erasmus, nemmeno io avevo mai sentito parlare di MOOC).

I MOOC sono un fenomeno destinato a crescere perché l’educazione, come ogni cosa al mondo, si sta evolvendo. Invece di essere spaventati dal cambiamento dovremmo accettarlo e provare nuovi metodi educativi. Quindi, vorrei concludere con un consiglio agli studenti che vogliono integrare il loro percorso di studio, suggerendogli di dare un'occhiata al catalogo di eduopen.org e iscriversi ad un corso... oltretutto è gratis!