L’inquinamento atmosferico si conferma come il principale rischio ambientale per la salute in Europa e in Italia, con numeri che lasciano poco spazio all’indifferenza. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), a livello globale circa 8,1 milioni di persone muoiono prematuramente ogni anno a causa dell’aria inquinata. In Italia, le stime dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) rivelano decine di migliaia di decessi prematuri annui legati agli inquinanti atmosferici. Un’emergenza sanitaria che richiede risposte immediate e coordinate, come sottolineato dall’Associazione Medici per l’Ambiente - ISDE Italia nel suo nuovo Position Paper dedicato al tema.  

Curato da Paolo Bortolotti, membro della Giunta Esecutiva ISDE, e arricchito dal contributo di esperti e ricercatori, il documento offre una panoramica approfondita sugli effetti dell’inquinamento sulla salute, identificando le principali fonti di emissione e proponendo strategie di mitigazione. Al suo interno, spicca una “cassetta degli attrezzi” pensata per supportare azioni di advocacy a livello locale, accompagnata da una bibliografia aggiornata. Quest’ultima, come specificato nel testo, mira a fornire ai medici strumenti scientifici rigorosi per informare i cittadini e influenzare le politiche pubbliche.  

Roberto Romizi, Presidente di ISDE Italia, sottolinea l’urgenza di politiche intersettoriali: «L’interconnessione tra inquinamento e cambiamenti climatici richiede interventi coesi, capaci di proteggere i gruppi più vulnerabili». Secondo Romizi, azioni efficaci non solo ridurrebbero i costi sanitari a lungo termine, ma permetterebbero di agire tempestivamente per migliorare la qualità della vita. «La pianificazione strategica deve unire dati ambientali, ecosistemici e sanitari, coinvolgendo settori chiave come energia, trasporti e agricoltura», aggiunge.  

Centrali sono i concetti di prevenzione primaria (riduzione degli inquinanti alla fonte) e secondaria (diagnosi precoce e cura delle malattie correlate), che richiedono una collaborazione trasversale tra istituzioni, industria, ONG e cittadini. «Non basta agire per vie legali: serve una prevenzione basata sulla riduzione dei rischi ambientali. Solo così garantiremo un ambiente sano per tutti», ribadisce Romizi.  

In parallelo, ISDE Italia ha lanciato il progetto “Salute e Inquinamento Atmosferico nelle Città Italiane”, in collaborazione con l’Osservatorio Mobilità Urbana Sostenibile della Clean Cities Campaign. Dal 2025, l’iniziativa monitorerà i dati delle stazioni di rilevamento della qualità dell’aria in numerose città italiane, concentrandosi sulle polveri sottili (PM) e sul biossido di azoto (NO₂), inquinanti per i quali l’OMS e la Direttiva Europea hanno fissato limiti stringenti. L’obiettivo è fornire evidenze scientifiche per supportare campagne di sensibilizzazione e pressione politica, accelerando l’adozione di misure concrete.  

Il messaggio di ISDE è chiaro: contrastare l’inquinamento richiede un impegno collettivo e una visione olistica. Dalle amministrazioni locali ai cittadini, passando per il settore industriale e la ricerca, ogni attore deve contribuire a un cambiamento strutturale. La posta in gioco è alta: proteggere la salute pubblica, ridurre le disuguaglianze sociali e costruire città più vivibili. Come ricorda il Position Paper, «garantire aria pulita non è solo un diritto, ma un dovere verso le generazioni future».  

Ecco i dati sintetici del monitoraggio della qualità dell’aria per il mese di gennaio 2025.

PM10

  • Valore indicato da OMS da non superare per tutelare la salute umana: 45 non più di 3/4 volte l’anno
  • Valore limite dal 2030 stabilito dalla Direttiva Europea 2024/2881: 45 non più di 18 volte l’anno
  • Valore limite normativa attuale: 50 non più di 35 volte l’anno


PM2,5

  •  Valore indicato da OMS da non superare per tutelare la salute umana: 15 non più di 3/4 volte l’anno
  • Valore limite dal 2030 stabilito dalla Direttiva Europea 2024/2881: 25 non più di 18 volte l’anno
  • Valore limite normativa attuale: non presente


NO2

  • Valore indicato da OMS da non superare per tutelare la salute umana: 25 non più di 3/4 volte l’anno
  • Valore limite dal 2030 stabilito dalla Direttiva Europea 2024/2881: 50 non più di 18 volte l’anno
  • Valore limite normativa attuale: non previsto



Fonti: Position Paper ISDE Italia, OMS, Agenzia Europea dell’Ambiente