Il coronavirus continua a espandersi sulla nostra penisola. Non starò qui a tediarvi con la conta dei morti e dei contagiati, a questo ci pensano già i mass media. Io voglio riflettere su un altro aspetto della questione: cosa ci sta insegnando questa epidemia?

Il primo insegnamento del Covid-19 è che non conviene farsi governare dai cialtroni. Molti hanno ascoltato la pancia negli ultimi anni, così ci ritroviamo in Italia con un governo nazionale per metà fatto di analfabeti funzionali e con vari governi regionali retti da persone dall'intelligenza discutibile. Dall'arrivo del coronavirus in Italia, abbiamo visto il presidente della Lombardia Attilio Fontana andare nel panico e preannunciare "Milano come Wuhan", poi calmare tutti, infine postare in rete un video in cui indossa una mascherina dopo un paio di tentativi andati a vuoto. Abbiamo sentito il governatore Zaia affermare che tutti hanno visto che i cinesi mangiano i topi vivi, creando una crisi diplomatica con la comunità cinese in Italia. Oltre ai comportamenti illogici, sia i governatori regionali che il Governo nazionale hanno dato vita a una patetica pantomima fatta di dichiarazioni discordanti, ordinanze contrastanti emanate a pochi giorni l'una dall'altra, e atti di sciacallaggio politico. In casi di emergenza, o presunta tale, l'incertezza pesa molto di più del pericolo stesso: agendo così i politici stanno infangando il nome dell'Italia, facendola apparire come nel panico e in balìa del virus (o vairus, fate voi...), e stanno spaventando la popolazione più del dovuto. A oggi non abbiamo capito se dobbiamo aver paura, stare tranquilli o addirittura fregarcene di tutto.  

La seconda lezione del Covid-19 è che nei momenti di crisi la massa diventa assolutamente irrazionale. Tutti noi abbiamo ancora negli occhi le immagini dei supermercati saccheggiati in varie città del nord Italia, quando la quarantena era ancora ristretta a piccole aree e non si parlava di problemi di approvvigionamento dei beni di prima necessità. Irrazionale è stato anche il comportamento dei tifosi del Brescia, i quali presero in giro i napoletani allo stadio cantando "Napoli coronavirus" proprio nelle stesse ore in cui si registravano i primi casi italiani nella loro Lombardia; disinformazione e imbecillità camminano sempre a braccetto.

La terza cosa da imparare è che la violenza trova in tutto un'occasione per esplodere. Ancor prima che il coronavirus arrivasse in Italia, quando sentivamo le notizie dalla Cina, si registravano nel nostro paese le prime aggressioni a danno di cinesi o presunti tali. Sappiamo tutti che essere cinesi non presuppone l'essere portatori del Covid-19, che nel nostro paese è stato portato da un lombardo; nel caso però una persona incubasse il virus, sarebbe più saggio tenersi alla larga o aggredirla? Ci sono studi che dimostrano l'effetto curativo dei calci sul coronavirus? Mi sembra evidente che i colpevoli delle varie aggressioni a danno dei presunti incubatori del virus cercassero solo un pretesto, perché se fossero stati convinti della loro contagiosità sarebbero scappati via e non li avrebbero picchiati. Quelli che hanno picchiato i cinesi non sono diversi da quelli che picchiano le mogli, i gay, gli stranieri o i tifosi di altre squadre: sono violenti che nel coronavirus hanno semplicemente trovato un pretesto.

La quarta lezione è che siamo dei pessimi comunicatori. I mass media prima hanno diffuso il panico con titoli assurdi, qualcuno arrivando a denunciare un complotto governativo per diffondere il virus, poi hanno iniziato a proporre solo notizie positive; il risultato è stato che prima ci hanno fatto cadere nel panico, poi ci hanno fatto credere che fosse finita in meno di una settimana. Anche la scienza, sicuramente mal supportata dai mass media, sta comunicando malissimo la situazione a noi cittadini: ci sono medici e virologi che parlano del coronavirus come di una banale influenza, altri che ci inducono a chiuderci in casa o chiamare le pompe funebri. Come ho già detto sopra, in casi del genere la confusione fa più danni della paura, quindi tutti dovrebbero imparare a pensare bene cosa dire, come dirlo e in che forma, e solo dopo parlare. 

L'ultima lezione ci converrebbe impararla subito, così da affrontare questo periodo di crisi con meno affanni: c'è una via di mezzo tra il menefreghismo e il panico. Abbiamo a che fare con un virus che probabilmente è una fortissima influenza con la tendenza a sfociare in polmonite, è però vero che lo conosciamo poco e per questo dobbiamo prendere tutte le precauzioni, così da evitare un contagio di massa troppo rapido che metterebbe a dura prova il nostro sistema sanitario. Prendere precauzioni è diverso però dall'assaltare i supermercati o girare in mascherina giusto per seminare il panico; dovremmo limitarci a seguire i consigli del Ministero della Salute e lasciare che al resto pensino medici e ricercatori.