Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale.

Le 115 pagine di questo documento sono state redatte dal ministero della Salute e dall'Istituto Superiore di Sanità per avere già chiaro il quadro delle azioni da prendere a contrasto di una probabile ripresa del contagio da Covid con l'inizio della stagione autunno-invernale, in cui è prevista una aumentata co-circolazione di altri patogeni respiratori (come i virus influenzali).

"Sebbene l’andamento epidemico in Italia sia stato alla fine dell’estate più contenuto rispetto a quello di altri Paesi europei  è riportato nel documento -, è fondamentale rafforzare l’attività di preparazione alla luce di tutti i possibili scenari epidemici che potrebbero delinearsi".

Ed il documento, realizzato prendendo a riferimento i pilastri strategici individuati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la risposta a COVID-19, costituisce una “cassetta degli attrezzi” per le autorità di sanità pubblica impegnate nella risposta all’epidemia da SARS-CoV-2 in Italia.

Nel documento vengono indicate le misure di contenimento/mitigazione a livello di regioni e PA in ambito di ipotetici scenari di trasmissione del virus SARS-CoV-2 sul territorio nazionale nel periodo autunno-invernale. In base alla diffusione del contagio sono previsti i seguenti scenari:

  • Scenario 1.  Situazione di trasmissione localizzata (focolai) sostanzialmente invariata  rispetto al periodo luglio-agosto 2020.
  • Scenario 2.  Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario  nel breve-medio periodo.
  • Scenario 3.  Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo.
  • Scenario 4.  Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo.

Lo scenario 1 prevede Rt regionali sopra soglia per periodi limitati (inferiore a 1 mese) e bassa incidenza, con trasmissione prevalentemente associata a focolai identificati, nel caso in cui le scuole abbiano un impatto modesto sulla trasmissibilità e i sistemi sanitari regionali riescano a tracciare e tenere sotto controllo i nuovi focolai, inclusi quelli scolastici. 

Lo scenario 2 prevede valori di Rt regionali prevalentemente e significativamente compresi tra Rt=1 e Rt=1,25 (ovvero con stime dell’IC 95% di Rt comprese tra 1 e 1,25), nel caso in cui non si riesca a tenere completamente traccia dei nuovi focolai, inclusi quelli scolastici, ma si riesca comunque a limitare di molto il potenziale di trasmissione di SARS-CoV-2 con misure di contenimento/mitigazione ordinarie e straordinarie. Un’epidemia con queste caratteristiche di trasmissibilità potrebbe essere caratterizzata, oltre che dalla evidente impossibilità di contenere tutti i focolai, da una costante crescita dell’incidenza di casi (almeno quelli sintomatici; è infatti possibile che si osservi una riduzione della percentuale di casi asintomatici individuati rispetto al totale vista l’impossibilità di svolgere l’investigazione epidemiologica per tutti i nuovi focolai) e corrispondenti ospedalizzazioni e ammissioni in terapia intensiva. La crescita del numero di casi potrebbe però essere relativamente lenta, senza comportare un rilevante sovraccarico dei servizi assistenziali per almeno 2-4 mesi.

Nello scenario 3 i valori di Rt regionali sonoprevalentemente e significativamente compresi tra Rt=1,25 e Rt=1,5 (ovvero con stime IC 95% di Rt comprese tra 1,25 e 1,5), e in cui si riesca a limitare solo modestamente il potenziale di trasmissione di SARS-CoV-2 con misure di contenimento/mitigazione ordinarie e straordinarie. Un’epidemia con queste caratteristiche di trasmissibilità dovrebbe essere caratterizzata da una più rapida crescita dell’incidenza di casi rispetto allo scenario 2), mancata capacità di tenere traccia delle catene di trasmissione e iniziali segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali in seguito all’aumento di casi ad elevata gravità clinica (con aumento dei tassi di occupazione dei posti letto ospedalieri - area critica e non critica) riconducibile ad un livello di rischio elevato o molto elevato in base al sistema di monitoraggio rilevato ai sensi del DM Salute del 30 aprile 2020. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 2-3 mesi. È però importante osservare che qualora l’epidemia dovesse diffondersi prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani), il margine di tempo entro cui intervenire si potrebbe allungare anche di molto.

In uno scenario nazionale di questo tipo è presumibile che molte Regioni/PA siano classificate a rischio alto, anche se sono possibili situazioni di rischio inferiore, almeno se si dovesse riuscire a limitare la trasmissibilità nelle aree con trasmissione sostenuta in un breve periodo, limitando quindi la trasmissione interregionale. Se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane, si rendono molto probabilmente necessarie misure di contenimento più aggressive.

Lo scenario 4 prevede valori di Rt regionali prevalentemente e significativamente maggiori di 1,5 (ovvero con stime dell’IC95% di Rt maggiore di 1,5). Uno scenario di questo tipo potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1- 1,5 mesi, a meno che l’epidemia non si diffonda prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani). A questo proposito, si rimarca che appare piuttosto improbabile riuscire a proteggere le categorie più fragili in presenza di un’epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilità.

In uno scenario nazionale di questo tipo è presumibile che molte Regioni/PA siano classificate a rischio alto e, vista la velocità di diffusione e l’interconnessione tra le varie Regioni/PA, è improbabile che vi siano situazioni di rischio inferiore al moderato. Se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane, si rendono molto probabilmente necessarie misure di contenimento molto aggressive.

La domanda è: in quale degli scenari sopra descritti si trova adesso l'Italia? Volendo essere ottimisti, il nostro Paese si trova a cavallo, in un fase di passaggio dallo scenario 2 allo scenario 3... in via di ulteriore peggioramento, in base a quanto mostra l'andamento di nuovi casi, ricoveri e decessi.

Ed in questo caso quali potranno essere le misure di contrasto al contagio? Si va dalla "possibilità di interruzione di alcune attività sociali e culturali maggiormente a rischio", come "discoteche, bar palestre" al "favorire il lavoro agile al fine di ridurre l'affollamento dei trasporti pubblici e delle sedi lavorative" fino a "lockdown localizzati" con "restrizione della mobilità da e per le zone interessate"... che, in pratica, è quanto molte regioni stanno iniziando a fare o a ipotizzare la possibilità di farlo.

Il passo successivo è il "lockdown generalizzato con estensione e durata da definirsi rispetto allo scenario epidemiologico".