Nella dichiarazione con cui il presidente Charles Michel ha riassunto le conclusioni del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo, si vedono le prime crepe che iniziano ad affiorare tra i membri dell'Ue in relazione ad affrontare le conseguenze della guerra in Ucraina.
Il sostegno all'Ucraina, in equipaggiamento militare, non è in discussione. Per quanto riguarda invece il sostegno finanziario, per il quale deve essere creato un fondo fiduciario, è un progetto che ancora di là da venire.
Sul fronte dell'energia, Michel ha detto che si è lavorato durante tutta la giornata per poter dimostrare la nostra unità e la nostra determinazione... ma ad un accordo su un tetto al prezzo del gas non si è arrivati.
Si è poi preparato il vertice istituzionale che si svolgerà la prossima settimana con la Cina, oltre a stabilire che a breve sarà necessario occuparsi anche di sicurezza alimentare, soprattutto in Africa.
Le problematiche tra i Paesi Ue sulla questione energia le ha riassunte in conferenza stampa, il premier italiano, Mario Draghi:
"Sull’energia sono stati esaminati diversi aspetti. La Commissione, in una comunicazione di qualche giorno fa, aveva già presentato diverse opzioni: queste sono state discusse con maggior dettaglio. Partiamo da un presupposto: la situazione di partenza dei vari paesi per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico, le infrastrutture è molto diversa da paese a paese. Ci sono paesi che non dipendono quasi per niente dal carbone, dal petrolio e dal gas ma dipendono essenzialmente dall’energia nucleare. Ci sono invece paesi che dipendono molto dal carbone e dal petrolio. Quindi non è semplice la discussione, su cosa fare di fronte a un aumento del prezzo del gas della portata che abbiamo visto nelle settimane scorse. L’importante era riuscire ad avere un risultato di questa discussione che non fosse divisivo. Sostanzialmente possiamo ritenerci soddisfatti della conclusione: abbiamo tenuto il punto, soprattutto sul fatto che per noi alcune misure sono già state intraprese. Mi riferisco al sostegno alle famiglie; al sostegno alle imprese per mitigare gli effetti dell’aumento del prezzo del gas ed elettricità; alla tassazione dei profitti in eccesso, chiamiamoli straordinari, fatti dalle società produttrici che commercializzano l’energia elettrica; alla possibilità di poter mettere un tetto al prezzo del gas, cioè un Price Cap. Su tutto questo si è deciso che la Commissione discuterà ed esplorerà tutte queste opzioni con quelli che sono stati definiti gli stakeholders, sicuramente sono le grandi società petrolifere, quelle elettriche e quelle di distribuzione. Ci sarà quindi un consiglio dei ministri dell’energia Che parteciperà a questa discussione. Dopo aver fatto questo, noi per il mese di maggio avremo delle proposte a riguardo. Per maggio avremo anche un’altra cosa: una proposta della commissione sulla possibilità - quindi non è detto che ci sia - di spacchettare la formazione del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas. Quest’ultimo è un altro aspetto per il quale bisogna aspettare un rapporto del regolatore europeo. Per quanto riguarda altri provvedimenti, ora faremo il Def e quindi vedremo".
Ma sono stati definiti dei tetti di spesa? L’Europa si occuperà di mitigare il rialzo dei prezzi su famiglie e imprese? In che modo? Che tipo di investimenti ci saranno? Ci saranno investimenti anche da parte dei singoli Stati?
"Queste - ha detto Draghi - sono essenzialmente iniziative, almeno per il momento, di carattere nazionale. Quindi sono iniziative come quelle che noi abbiamo preso la settimana scorsa".
Perplessità anche sulla questione del pagamento del gas russo in rubli:
"Brevemente solo per confermare quello che avevo detto ieri", ha detto Draghi. "Questa viene considerata una violazione dei contratti esistenti che specificano che il pagamento debba essere in euro e in dollari. Quindi questa è la posizione di tutti, ora la Commissione vedrà gli aspetti legali di questa questione ma sostanzialmente questa è la posizione. Non ci aspettiamo una riduzione delle forniture".
Ma Draghi e l'Europa parlano di questioni contrattuali e legali con una controparte che ha invaso una nazione e sta lanciando bombe sui civili e sulle loro case. Perché la Russia non dovrebbe interrompere la fornitura di gas? In quel caso che quali sarebbero le contromosse dell'Ue? DRaghi non lo ha detto.
E, sempre Draghi, ha liquidato la questione della spesa militare al 2% come un impegno già preso dal governo italiano nel 2006:
"Ora è tornato alla ribalta questo impegno perché è più urgente ed è venuta l’esigenza di iniziare a riarmarci. Riarmarci significa diverse cose per noi europei: prima di tutto, per l’Italia, a differenza di altri paesi, tutto ciò avviene all’interno della difesa europea. Quest’ultima è fondamentale per poter arrivare all’integrazione politica, perché la garanzia di una difesa europea è la garanzia che noi saremo sempre alleati: in altre parole, non ci faremo mai più la guerra. Ricordiamoci tra l’altro una cosa che ho rammentato in Parlamento: chi volle la difesa europea, che poi si bloccò per il veto francese, fu De Gasperi. E fu la prima reazione alla Seconda guerra mondiale. Quindi questo mi sembra l’aspetto da valorizzare di più in questa circostanza. Si può coordinare meglio la difesa europea? Sicuramente si può. Come ho già detto, l’Unione Europea spende credo circa due o tre volte quello che spende la Russia. Quindi si può sicuramente fare del coordinamento: che sia però necessaria una spesa su questo, soprattutto per l’adeguamento tecnologico della presente infrastruttura, tutti gli esperti mi dicono sia necessario, urgente. L’aver ribadito la necessità di una difesa europea perché si è presentato con questa urgenza? Perché abbiamo di fronte la Russia che ha invaso l’Ucraina, in base a logiche che appartenevano ad altri epoche. Ed è questo improvviso essere richiamati a un passato che si pensava dimenticato che ha suggerito di confermare questo impegno preso tanti anni fa".
Riassumendo le conclusioni del vertice europeo del 24 e 25 marzo, si può capire che l'Europa (sia nel suo insieme che i singoli Paesi) non ha problemi a spendere se si tratta di armi da inviare ad altri o da utilizzare per la propria difesa, mentre se si tratta di trovare soluzioni per la spesa sociale, allora iniziano puntualizzazioni e distinguo, con le particolarità dei vari Paesi che non possono non essere valutate e pesate. Se invece c'è da sparare... i problemi si superano.
Crediti immagine: cs del Consiglio europeo