All'appuntamento dell'annuale Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, il primo ministro israeliano Netanyahu ha pronunciato quella che potrebbe essere interpretata come una vera e propria dichiarazione di guerra contro l'Iran.
Mostrando un pezzo di quello che ha detto appartenere ad un drone che è stato abbattuto nello spazio aereo israeliano qualche giorno fa, Netanyahu ha detto che «Israele non permetterà al regime di Teheran di stringere un cappio di terrore intorno al nostro collo. Se necessario agiremo non solo contro i mezzi iraniani, ma contro lo stesso Iran.»
Israele ha accusato Teheran di creare in Siria delle basi militari, con la scusante di sostenere le proprie milizie che supportano il presidente siriano Bashar al-Assad nella guerra civile che oramai dura da quasi otto anni.
L'Iran e i suoi alleati, secondo il premier israeliano, si stanno espandendo nell'area, cercando di creare delle teste di ponte in Medio Oriente, nel sud dello Yemen, nel nord dell'Iraq, in Siria, in Libano e nella Striscia di Gaza.
Netanyahu ha infine ribadito l'opinione, condivisa con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, secondo cui le potenze mondiali dovrebbero stracciare o al limite rivedere l'accordo nucleare del 2015 siglato con Teheran per fermare le ambizioni nucleari iraniane. Accordo, in funzione del quale sono state ritirate gran parte delle sanzioni economiche in precedenza imposte all'Iran.
«È giunto il momento di fermarli ora - ha detto Netanyahu. - Sono aggressivi, stanno sviluppando missili balistici, non permettono ispezioni, hanno creato un'autostrada per un massiccio arricchimento di uranio (combustibile necessario per creare armi nucleari).»
Alle parole del presidente israeliano ha risposto il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, spiegandole con la preoccupazione seguita alla presa d'atto che "invincibilità" di Tel Aviv era ormai un mito da considerarsi sfatato dopo l'abbattimento di uno dei suoi F-16 da parte della contraerea siriana.
A questa spiegazione, che risente molto della propaganda che fa da cornice agli scontri militari, c'è però da aggiungere quella più concreta che vede la necessità per Netanyahu di creare un diversivo plausibile ed importante che possa distrarre l'opinione pubblica - e non solo quella - di Israele dall'inchiesta per corruzione che ormai lo ha investito ufficialmente.
Questa ipotesi è oltretutto confermata dall'arroganza e dalla protervia con cui, sempre a Monaco, il premier israeliano si è rivolto al segretario Generale dell'Onu, Antonio Guterres, affermando che non ci sarà mai un ritiro di Tel Aviv dalle posizioni occupate nel Golan, territorio appartenente alla Siria che Israele ha occupato, sempre nel 1967, durante la guerra dei Sei giorni, annettendolo ai propri confini nel 1981 con un atto mai riconosciuto internazionalmente.