Nessun uomo, solo mondi, mondi soli ~ Parte Prima
TACCUINO #19 ~ Parte Prima
Il mondo si configura con la storia che raccontiamo. Implode sulle storie negate, nel buio della vita ingannata. Se non raccontiamo le nostre vere esperienze ma mentiamo a noi stessi, non esistiamo. Pratichiamo escludendo l'esserci. In praxis, esistiamo il nulla, dentro il nulla realtà prima dell'esistere. Mi dirigo al dire che se non si attraversa l’inferno non è comprensibile ciò che non è pensabile. E non si catturerà, dentro, l'esterno interpretabile di manifestazione osservata, infera fenomenologia di percepita esperienza d'identificazione. Non si vedrà l’inutile corsa al possesso, nel fraintendimento che si vive per ignoranza. Ma che cosa è Inferno se non cosa? Che cosa è parola, se non cosa? Dialogo muove a discorso? Discorso muove a dialogo? Chi può permetterselo aprirà gli occhi. Occorre sapere per riconoscere. Inutilità del non conoscere. L’uomo è merce, risorsa, prodotto, cosa, anche oggetto, che fugge e cerca piacere. È così, segue la via del consumo del corpo altrui, strumento per possedere i propri bisogni e soddisfare di necessità presunta i propri scopi. Son davvero propri? Si può scegliere, non decidere. Nessuno assume l'attesa dell'eterno ritorno? Proprio nessuno? È questo il tempo ove non si genera più. Si produce. Insisto nel veder soggetti. I soggetti dell'esistere del mondo quando esistono l'esserci. E non mi stancherò di farlo. Non favorisco e non assecondo gretti mercantilistici apparati sovramundi dimensionati uniformati funzionali a specie e società che sfruttano. Facciamo così breve ritorno: meretrici che piegano meretrici, chi violenta, minaccia, ricatta, inganna, abusa, rinnega. Non partecipo degli errori d’altri. Mi dissocio. Questo l'atto di volontà di dissociazione. Non mi riesce bene e buono compiacere brutture povere di senso e gorde del tempo che vive la morte dell’umanità. Consapevole di ciò che l'uomo afferra (e non afferra) e di ciò che inconsapevole va a pensare. Due umanità, intese chiare a pochi, si direbbe pochissimi. Il granitico interpretare rispetto per la vita, per l’esistenza e per il vissuto, per ogni intima privata storia personale, con piena considerazione di fondamentale importanza, non segue - per contrario - chi fa deliberato non giustificato disprezzo del simile. Si badi, nessuna spregevole rivolta per esanime condotta, niuno dileggio, né pieno svilimento e scherno del valente. Si esalti il vero, sulla piena consapevolezza de: «Che cosa è verità?». La propriamente critica dell’essere, come pienamente sentita, crisi, con piena appercezione dell’agire per separazione, è il distinguere per sacralità attraverso misura di discernimento. Il predisporre al cambiamento è sempre eviscerato dall’inattuale.
«Certamente! Mi rendo conto, io sono l’inattuale».
Se non equivoco afferrando natura di pusillanimi carnivori di specie chi e cosa si è molto amato è per questo. È proprio per questo. In questa rapida e sempre più veloce corsa al maturato ennesimo tramonto di una incivile civiltà estinta che ancor si pensa vincente e viva. Ma apprendo che queste cose non si capiscano. La tensione produce il digrignare per natura dello stolido stupido, così fermo sull'ascoso sconosciuto per ragion di respiro, la probabilistica trasmutazione direbbe anima, giocando sulla naturale inefficienza del lymphātus. So che il mio dire è sentito e non voluto. Ma se il parlar è, perché il debole tentativo di cambiare natura o il deficere riducendo alla forma punitiva? Non è forse diseducativo? Colui che non è mente a se stesso. Colui che mente a se stesso, non è. Partecipa dell'inautentico. Esperisce esistenza inautentica. O, si direbbe, inautentica esistenza e inautentica esistenza del mondo. L'inesistere il mondo, l'inesistere al mondo: il mentir a sé è non esistere sopravvivendo al furto dal nulla. Se non agisci per coerenza, non esisti.
Anima. Il francese antico riporta anima, aneme, anme, arme, alme. Il catalano arma, alma. Lo spagnolo e il portoghese alma. Il latino ànima, forma femminile di ànimus, congiunta etimologicamente al greco ànemos, vento. Il greco anaigma è esangue. Principio della vita in ogni essere organizzato. Quella parte che pensa e delibera. In passato si cadde, tra chi non seppero meglio esprimere, sul ricorrere all'idea di soffio, fiato, aura, quel che c'è, si avverte, ma non si vede. Il tedesco antico saiwolò si lega al greco aiòlos, agile e anche semovente. L'ebraico נֶפֶשׁ, nèfesh: sede delle necessità vitali. La persona non ha una nèfesh: l’essere umano è nèfesh e vive come nèfesh. La tradizione ellenica muta in ψυχή, psychè, da psychein, respirare, soffiare, anapneîn, respirare e anapsycho, refrigerio. Aristotele fa derivare da katápsyxis, raffreddamento. Derivati: psichico, dal greco psychikòs. Anche collo, gola, bocca, desiderio, animo, e aspirazione, domanda, brama. Si lega al sangue. La tradizione mistica kabbalhistica (Kabbalah, ricevuta, donata, consegnata, ceduta al cosiddetto iniziato) suddivide in livelli e tratta di Shem Havaya: oltre al primo introdotto, nèfesh, vi sono רוּחַ, rùach, tradotto spirito, fino a divenire aria, il greco pnéuma (pnèo, respirare, soffiare) נְשָׁמָה, neshamàh (נְשִׁימָה, neshimah, è respiro, לִנְשֹׁם, linshòm, è respirare), חַיָּה, chayyàh e יְחִידָה, yechidàh, unità in se stessa. Il sanscrito ātman è essenza, soffio vitale, identificabile nel sūrya, sole, e derivato di brahman, sviluppo, anticamente individuato origine primordiale Tat (quello). Il tedesco moderno atmen è respirare. La cultura egizia, nel tentativo di descrivere l'essenza, riporta akh, spirito luminoso, shut, l'ombra, ren il nome che racchiude l'essenza, ba, l'energia personale, si direbbe personalità, e ka, l'energia vitale e impersonale. Ib è il cuore. Derivati: animale, animato, animare.
Nèfesh intende vita, ma siamo propensi a pensare che indichi l'esistere l'esalato, potremmo dire l'esperire la condizione di morte. Ricorda anche, difatti, l'anima dei morti. Il tal Omero si spinge a giustificare la nostra congettura. Un taccuino a questo precedente ci ha portati a osservare di una cellula lo stato proprio che non conduce alla vita. Se l'osservazione è corretta, il fraintendimento di pensiero è insito nel pensiero stesso, che può essere manipolato o sprigionare forza del suo essere, intendendo aprioristicamente in luogo di un processo d'intelletto la risposta a: «Che cosa è verità?».
La tradizione araba suddivide l'anima in sette livelli dell'essere, mutuando da antica religione iranica e filosofia ellenica, su passaggio di tribù ebraiche e cristiane in terra cosiddetta mediorientale. Se poi luoghi e tempi indicati da un calendario o da un altro siano certi, non ci è dato sapere. Tuttavia se ritrovati archeologici assumono l'influenza di interpretazione, uno scavo regala perduti (o interrati) che è quantomeno possibile geolocalizzare. Un minimo di valenza, seppur debole, andrà pur concesso, se non altro per condurre il tentativo del descrivere ciò che recepiamo concretizzate illusioni interessanti il sociale dell'individuo, il quale praticizza. L'arabo nafs è anima, da nafas, respiro. Traduciamo ruh con spirito. Nafs ammara, istigatrice e carnale, nafs lawwama, coscienziosa correttiva, nafs mulhima, ispirata ispirante ispiratrice, nafs mutma'inna, pacifica e tranquilla, nafs radiyya, abbandonata alla sorte, nafs mardiyya, divina per attributo e abbandonante materialità, nefs safiyya, pura e perfettamente armoniosa. Nell'antichità iranica adhvenak è il prototipo astrale, l'elemento seminale primo e collettivo, fravashi è preesistente alla vita, daena è l'anima escatologica.
Un collegamento balena fosse un lampo nel pensare alle molteplici descrizioni della cosa anima in questo o in quel libro, relativizzando a tipi psicologici, pella via naturalistica psicologica e, di fondo, il comune viaggio dell'eroe che il percorso attende, per una più calzante proiezione del modello monomito narratologico. Sosteniamo tuttavia un disancoraggio a posizioni generalista, assolutista, gruppale, volendo muovere a raffinata osservanza dell'unicità e singolarità della gettatezza dal nulla per essere, indivisibile all'ente. Temiamo l'utilizzo di tipi e tipologie che porterebbero velocemente a razze, e discussioni che già consideravamo nugallae, seppur d'interesse le similitudini tra i gettati nell'esistenza elettro chimica, che sospettiamo siano oltre consuete e non consuete terminologie.
Animo. Il latino riporta ànimus. L'irlandese anam, anim. Il greco ànemos, vento, soffio. La radice an vale soffiare, spirare. Il sanscrito AN-IMI(IO) è respiro, AN-AS è alito. Il gotico ANAN è alitare. UN-ST, procella (con a oscurata in u). L'antico tedesco ÖN-D, anima, vita. È lo spirito dell'uomo in quanto ha intelletto o mente, e quindi pensiero, ragione, volontà, intenzione, proponimento, coraggio. Derivato: animoso.
Ci limitiamo all'indagazione, assumendo evidenze che in passato non distinguevano anima e spirito, unificando alle volte i sottoconcetti. Tali sono tuttavia base di qualche cosa che riteniamo avvolto da oscurità. In tal senso, non sappiamo. E dunque, proprio per questo, procediamo sulle possibilità e calpestando probabilità come altri fecero e fanno, nell'intento di spostarci quanto possibile dai solchi più profondi e vuoti.
Spirito. Il latino spiritus. Il poetico spirto. Il tedesco geist (anche mente). Il rumeno spirt. Il provinciale esperitz, speritz (Spritz?). Il francese esprit. L'inglese spirit, sprite. Il catalano esperit. Lo spagnolo espiritu. Il portoghese espirito. È soffio, alito d'aria, aria mossa, vento. Da leggerezza e invisibilità il tempo ha mutato in qualsiasi espressione veicolando capillarmente fantasie su sostanza incorporea, parte essenziale, volatile. Materia sottilissima. Estremum spiritum excipere fu frase cara ai latini che par manifestavano credenza sull'anima del moribondo che per ultimo respiro uscisse dalla bocca (era in uso che il parente più prossimo procurasse di raccoglier colla propria sull'estremo alitar).
Spiritualità, רוּחָנִיּוּת, ruchaniyyùt. Laxarus Taxon.
Il tentativo di interpretazione e attribuzione, deboli e fragili impressioni di produzione cosiddetta umana, sosteniamo vada costantemente ricercato sulla via antropologica, ma consideriamo anche la prova linguistica fioco bersaglio o gracile origine che attraverso i tempi possa aver colto illusione come maschera protettiva e abbandonato precisione per mancanza di buona mira. Dobbiamo sempre più calcare il vissuto pratico, dimenandoci per scivolar via da danni indagati promossi da sostenute ideologie, filosofie, concetti teologici, trasposizioni, prunai (si direbbe impropriamente mentali), azzardi curativi fallimentari, -ismi, modalità di pensiero antico che trasportano sapere introducendo menzogna e incarnata sudditanza incontrando manipolatori e manipolate vie di insuccesso disgregante, forte di perfidia e codardia. Confini, chiusure, margini. Non è questo il mortale? בשר bāśār, carne, corpo, carne di bestie vive. σῶμα, soma, sarxs, sema.
Il sanscrito सोम, sóma, è il succo ricavato da una pianta oggetto di offerta sacrificale, yajña. Anche la stessa pianta da cui veniva estratto il succo sacrificale nei testi vedeci. Un collegamento muove a sikaru, sikru, hamar, שכר šēkhār, sikera, sicera e haoma, amrita ... Continuando si rischierà di passar per ambrosia e arrivare a un'alchemica lapis philosophorum che potrà sembrare l'ultimo anello già presente nell'uomo. Prendiamo mosse su modello e simbolo di sacrificio, atto inteso come naturale processo umano, lungi da filosofie escatologiche. Altresì consideriamo l'ancillare fattore inebriante quale abbacinante spinta a sovra manifestazioni immaginifiche. Il prodotto ingaggiato a far proselito favella eristica. Tossicità. Σικερηνος, Sikerenos, par sia stato utilizzato come epiteto di Apollo, Si scelga se curi o condanni.
Un assetto riporta sulla via dell'uomo. Assumiamo partizioni e tripartizioni con gusto di pasto acescente e insipido. Sosteniamo un'analisi delle parti nell'osservazione olistica per l'ente, di passaggio da *Dʰéǵʰōm, *Pl̥th₂éwih₂, *ǵʰm̥mṓ, 𒇽, LU, *źémē, *hemō, אֲדָמָה, ādhāmah, אָדָם, ādhām, l'uomo rosso, आदमी, मनुष्य · मानव, آدَم ,آدم, земля, क्ष, χαμαί, 𐌲𐌿𐌼𐌰, guma.
Antropos. Dal greco ànthropos, significante uomo. Forse risponde il latino súspiciens, guardante in su, dal greco ànô, su, athrèo, guardo, e òps, occhio. D'interesse theôria, osservazione, lo stare osservando, da theôròs, spettatore e theôreô, radice di theàô-mai sono spettatore, considero, contemplo. Anticamente: coloro inviati a osservare. Anche ànropos, radice greca anèr, genitivo andròs, uomo, e anche maschio, marito. Il sanscrito riporta radice nr.