Pur nel rallentamento delle attività per i noti motivi, alcune vicende giudiziarie si muovono: nella trepida attesa, si auspica, dei cittadini italiani, per una risoluzione equa e non spinta dalle diavolerie mediatiche.
Un’emergenza sociale autentica riguarda le dipendenze, e quella regina, sappiamo quale sia. I fatti di cronaca abbondano. Ne ricorderemo solo alcuni, due datati, gli altri recenti, ognuno paradigmatico a suo modo e significativo di come il tempo che passa non sembri aver portato a sostanziali miglioramenti; o, se sì, per quali tortuose strade debbano passare e con quali prezzi.
Siamo nel 1997, a Cori, in quella provincia di Latina che pare, a detta degli osservatori, ben lontana dall’atmosfera pacifica e operosa post bonifica, quando dal nord arrivavano nuovi operai e agricoltori, ripopolando una zona depressa. Il 9 marzo, nel paesino così simile a tanti altri della nostra vecchia Italia, si aggirano due fidanzati, Elisa Marafini e Patrizio Bove, ma quanto a sapere in che ore furono visti e dove, si scatenò un putiferio di testimonianze incongruenti. Fatto sta che i due vennero trovati in casa di lui, uccisi con 51 coltellate lui e 124 lei. Dalle indagini, ovviamente contestate, emerse un ambientino niente male, fradicio di festini, traffici e consumo di stupefacenti, rapporti a tre sessualmente multifunzionali e, alla fine, un condannato che operava nel “settore”.
Restiamo in quell’anno, spostandoci a Brindisi, città di solito poco “coperta” dai media. Carlotta Rossi, 27 anni, tossicodipendente estrema in via di recupero, il primo novembre viene trovata nella villetta familiare, uccisa a colpi di pistola. Tra polemiche per l’atmosfera poco serena che avrebbe regnato in famiglia e reciproche accuse, viene condannato il padre Alex, assicuratore, che ha ottenuto, nel 2019, gli arresti domiciliari, suscitando l’ira dell’altro figlio Neville. Papà Rossi, che aveva denunciato estorsioni e minacce, ha sempre negato l’addebito, senza smentire di aver definito la figlia “ un tumore”, causa l’atmosfera ammorbante che si crea quando gira per casa un parente disposto a tutto per una dose.
Il secondo millennio è appena iniziato quando ad Arce, provincia di Frosinone, il primo giugno 2001, scompare una diciottenne prossima al diploma, Serena Mollicone, orfana di madre, papà Guglielmo (una curiosa somiglianza con Francesco Totti) maestro elementare, un sorella che vive lontano. La studentessa verrà ritrovata due giorni dopo in un boschetto, morta per percosse e colpi contundenti, soffocata con un sacchetto e stretta da nastro adesivo.
La prossima udienza del processo è fissata per il 2021, il caso è passato da ultimo a “Le Iene”, suscitando una bagarre e querele per la nota metodologia di tagliare le conversazioni, piegando a un’intenzione l’impressione generale ( ma non sono i soli). Il papà di Serena è scomparso pochi mesi fa dopo una dura lotta, che lo aveva visto sospettato e perseguitato ( lo prelevarono durante il funerale della figlia). Un primo imputato fu assolto. Finora si è detto che la coraggiosa ragazza aveva denunciato gli invasivi spacciatori del ridente borgo ciociaro e per questo aveva pagato, poiché tra essi aveva individuato il figlio del comandante della locale stazione dei carabinieri, uno dei quali si suicidò nel 2008 con modalità oscure. Attendiamo gli esiti, ma una cosa è certa: la vicenda ha contribuito a gettare ombre sulla provincia una volta considerata roccaforte di antichi valori.
Infatti siamo sempre in terre ex rurali e apparentemente placide, esattamente a Pizzoli, provincia de l’Aquila, l’11 febbraio 2012, quando, in piena notte, fuori da una discoteca una giovane ( rimasta anonima, ma perché solo lei?) viene trovata per terra, sulla neve, sanguinante. La temperatura dichiarata è di 14 gradi sotto zero, che appare un po’ troppo siberiana, anche se quelle zone d’inverno non scherzano. Si scateneranno rivelazioni sulla “droga da stupro” (ma per poco, in verità, subito calerà il silenzio): una giovane accetta un beverone di ignota composizione, offerto da amici che, una volta storditala, la violentano. Nel caso di specie, si parla di brutalità con un oggetto di metallo, nemmeno di atti sessuali veri e propri, peraltro, al freddo, improbabili. Verrà condannato un giovane militare ( ci informano, prontamente allocato nella stessa cella di Salvatore Parolisi).
Ci spostiamo nella capitale, metropoli tentacolare da cui ci si aspetta di tutto, e di tutto infatti avviene. Per esempio, la sera del 4 marzo 2016 si prepara un festino a tre, giovani maschi. Luca Varani vi si reca con chissà quali aspettative ma, una volta giunto, ottenebrato da sostanze, viene colpito circa cento volte in ogni modo, dai due “amici” strafatti, uno dei quali si suiciderà dopo la condanna.
Sempre nell’Urbe, a mero titolo di esempio, registriamo la “precipitazione” dal settimo piano ( una morte che sta diventando frequente tra i giovani) di una diciassettenne moldava residente in Umbria, che la mamma credeva a scuola. Si indaga tra gli spacciatori capitolini.
A Genova, maggio 2017, un’anziana signora è scomparsa, le figlie vanno a fare la denuncia. Una sua vicina di casa, nel popolare quartiere del Lagaccio, da tre giorni non fa le pulizie in camera del figlio ma, quando un lezzo nauseabondo invade la casa, mentre lui non c’è si fa coraggio ed entra. Sotto il letto giace il cadavere della donna sparita. All’inizio il figliolo Pierluigi si autoaccusa: gli servivano denari per l’acquisto di stupefacenti, ha attirato con una scusa la poveretta, l’ha derubata ed eliminata; in seguito il trentaquattrenne reo ritratta e accusa un pusher che l’avrebbe accompagnato. Per ora, nessun significativo sviluppo.
Arriva il gennaio 2018, inaugurato da una vicenda così zeppa di abiezioni, vere o presunte, che si fa fatica a ripercorrerla. Pamela Mastropietro, romana d’origine, appena maggiorenne e oppressa dall’eroina, fugge dalla casa famiglia dove è ospite a Macerata. La sua scomparsa non viene segnalata, benché abbia un amministratore di sostegno nella persona della nonna. La ragazza prima fa un paio di marchette al fine di procurarsi denaro, per fiondarsi subito da alcuni pusher nigeriani, ben lieti di accontentarla. Poco tempo dopo i suoi resti, sparsi in due valigie, saranno ritrovati a bordo strada.
Il 18 ottobre successivo, di nuovo nella Roma “capoccia der monno ‘nfame”, in un’ordalia di degrado nel quartiere San Lorenzo, la sedicenne Desirée Mariottini, proveniente da Cisterna di Latina, viene rinvenuta morta, fulminata da overdose e violentata. Nonostante gli echi mediatici e la garanzia di riqualificazione dell’orrido stabile e del suo contesto, nulla è stato fatto, tra l’imbarazzo per le circostanze venute a galla, per esempio un genitore della vittima presuntamente boss del traffico di droga.
23 ottobre 2019, ancora in capitale. Il bel giovanotto Luca Sacchi viene ucciso a colpi d’arma da fuoco perché avrebbe reagito durante un oscuro scambio di “roba”, al centro un valore di 70.000 euro e una ragazza, Anastasiya, dark girl che utilizzava a perfezione le app per sfuggire ai tracciamenti telefonici.
Questi sono, naturalmente, solo alcuni degli innumerevoli casi con la costante del consumo e degli interessi legati alle sostanze. I media li hanno raccontati o hanno “fakkato”? Con i mezzi tecnologici a disposizione, oggi la verità è più vicina o più lontana?
Marc Bloch ha dedicato grande interesse e attenzione al fenomeno delle false notizie. … Nel saggio - Riflessioni di uno storico sulle false notizie della guerra - egli affronta proprio questa problematica. – ilpuntoquotidiano.it - 20/02/2020 - Guido de Fusco.