Nell'estate del 2017, Alex Schwazer dichiarava che

"la differenza tra la provetta A e la provetta B è totale: la provetta B è stata aperta e poi risigillata davanti al mio perito, per cui il suo contenuto di urina è garantito, mentre la provetta A è stata aperta dai soli responsabili del laboratorio e mai risigillata". 

Il campione italiano della marcia, come già confermava al tempo il suo allenatore Sandro Donati, è stato vittima di una macchinazione che gli ha impedito di partecipare ai giochi olimpici in Brasile.

Con la sentenza odierna, il Tribunale di Bolzano ha ritenuto "accertato con alto grado di credibilità" che i campioni di urina del marciatore altoatesino, campione olimpico della 50 km a Pechino nel 2008, siano stati alterati nel 2016 in modo tale da far risultare positivo Schwazer.

L'atleta altoatesino, pertanto, è stato assolto dall'accusa di doping ed il processo si è chiuso in primo grado, con il tribunale che ha accolto le richieste formulate addirittura dallo stesso pm.

Così, Sandro Donati - che già al tempo aveva denunciato l'accaduto come un complotto ai danni di Schwazer - oggi si è tolto più di qualche sassolino dalla scarpa:

"Abbiamo conquistato la verità, la più importante delle vittorie. Non è stata un'impresa facile, per noi comuni mortali e per il giudice e i suoi periti, di fronte a una potenza di fuoco coesa nel difendersi che ha prodotto, come scrive il giudice, falsità di ogni genere. Vedremo se ci sono delle possibilità di intervento da parte di istituzioni di massimo livello per ristabilire la verità anche dal punto di vista sportivo. Chi crede nello sport deve sperare nella riabilitazione: tutti devono sentirsi traditi e dovrebbero spingere per questo. Io penso che sarebbe giusto per il ragazzo, che è stato martirizzato.In molti hanno pensato con facilità di affibbiargli questa colpa sapendo che, dopo quello che aveva fatto di brutto nel 2012, non gli avrebbero creduto, e – posso aggiungere – anche legittimamente. Hanno dubitato anche di me, considerandomi nella migliore delle ipotesi un ingenuo che si era fatto turlupinare dall'atleta. Ma io avevo preso tutte le precauzioni, sapevo cosa stavo facendo e sapevo fin dal primo momento che si era trattato di un agguato.Con Alex ci siamo sentiti brevemente, eravamo tutti e due molto emozionati. È stata veramente dura. Ci risentiremo ancora per fare il punto della situazione, magari dopo aver letto qualche pagina in più… Lui non aveva avuto il coraggio neanche di leggere il decreto, per paura di aver riposto delle speranze sbagliate o di trovarsi di fronte a delle sorprese. Io invece ero fiducioso, avendo seguito tutto l'iter processuale.Alex si sta allenando ancora ed è molto forte nonostante l'età, che nel frattempo è avanzata. Sarebbe pronto per marciare ai Giochi di Tokyo della prossima estate ed essere molto competitivo. Io ho continuato a tenerlo a un livello moderato, era una marcia nel buio e senza una prospettiva concreta, ma abbiamo tenuto viva la fiammella, grazie anche al suo carattere molto forte e resistente e alla serenità con cui ha affrontato questa ingiustizia e il massacro di cui è stato oggetto.Adesso dovremo vedere come questa cosa verrà presa dai vertici dello sport italiani, perché entra in gioco un discorso di tutela di un patrimonio nazionale, di un atleta calpestato e al quale hanno fatto già saltare le Olimpiadi di Rio nel 2016. Adesso spetta ai dirigenti commentare quello che è stato un imbroglio spacciato per verità. Spetta ai massimi dirigenti mondiali valutare. Sarà interessante vedere come reagisce l'ambiente. Noi abbiamo lottato e grazie a un giudice tenace e coraggioso siamo riusciti a riaffermare la verità, più di questo non possiamo fare. Vediamo se ci saranno delle reazioni e se si sanerà questo misfatto".

E che cosa ha detto Schwazer?

"Sono molto felice che dopo quattro anni emezzo di attesa finalmente sia arrivato il giorno in cui èstata fatta giustizia. Probabilmente non potrò dimenticare tutte le cose, ma il giorno di oggi mi ripaga un po' di tante battaglie che insieme ad altri che mi sono stati vicini ho dovuto affrontare in questi quattro anni e mezzo, che non sono stati per nulla facili".