In questa settimana, in Italia, si potranno valutare le conseguenze dell'allentamento delle misure di confinamento e distanziamento sociale "concesso" dal Governo a partire dal 4 maggio scorso. Le regioni, anche per ragioni di carattere politico, spingono per accelerare sul calendario delle riaperture, ma nessuna decisione potrà essere presa dall'esecutivo prima di vedere se la curva del contagio continuerà o meno a diminuire.
Anche se con numeri non certo significativi, in Corea del Sud e Cina, dopo l'allentamento delle misure di confinamento, i casi di contagio sono ripresi a crescere. E più vicino a noi, in Germania, dove le "concessioni" sono iniziate alla fine di aprile, l'Istituto Robert Koch ha registrato una ripresa nell'andamento dei nuovi casi di contagio da Covid, tanto che in alcune aree del sud del Paese il fattore R, che indica il tasso di contagiosità del Sars-CoV-2 ha superato la soglia 1 (perché la diffusione del contagio diminuisca quel parametro deve avvicinarsi il più possibile allo 0).
Per questo, mentre i presidenti di regione annunciano ordinanze che fanno intendere alla popolazione che l'emergenza è finita - dopo la Calabria adesso è la volta della Liguria - il ministro degli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, cerca di predicare calma e pazienza.
«Come già anticipato più volte - ha detto Boccia - dal 18 maggio molte attività potranno riaprire in sicurezza. Ho sentito il Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, per confermargli la videoconferenza di lunedì con i Presidenti, il Premier Conte e il Ministro Speranza per avviare le procedure relative alle riaperture differenziate su base territoriale.
Comprendo perfettamente l'esigenza delle Regioni di avere un quadro che consenta loro di avviare le riaperture differenziate e condivido la loro esigenza di averlo in tempi brevi.
Li ringrazio per il senso di responsabilità e per la condivisione con il governo dell'esigenza di avere linee guida nazionali elaborate dal comitato scientifico su proposta Inail, sulla cui base eventuali ordinanze regionali, emesse prima delle nuove misure, dovranno essere riformulate, a tutela della salute pubblica e della sicurezza sul lavoro.
Tuttavia, è utile già discutere con le Regioni le modalità di apertura o restrizione delle attività legate all'andamento dell'epidemia secondo il monitoraggio avviato dal ministro della Salute».
Quello che accadrà dal 18 maggio è che le varie aree del Paese saranno monitorate e "giudicate" in maniera diversa in base all'andamento del contagio. Se in alcune di queste la curva dovesse riprendere a crescere superando una determinata soglia, automaticamente scatterebbero le misure di confinamento per almeno due settimane.
Ma alcuni presidenti di regione non sembrano averlo ancora compreso. E se è tanto difficile per loro pazientare ancora una settimana per un graduale ritorno alla normalità, rimane difficile comprendere come potrebbero poi accettare di tornare indietro e chiudere tutto, anche se questo dovesse riguardare una sola provincia.
La fase 2, come previsto, si annuncia più complicata della precedente.