A sorpresa, nella serata di giovedì, è arrivata la notizia che in Italia torna l'acciaio di Stato. Per la precisione un "mezzo" acciaio di Stato. Dopo esser stati (s)venduti al Gruppo Riva nel 1995, gli impianti di produzione della ex Ilva prima commissariati nel 2012 e dal 2018 venduti ad ArcelorMittal, adesso tornano per il 50% in mano allo Stato, tramite Invitalia.
L'accordo comunicato ieri sera "dovrebbe" concludere il tira e molla tra Governo e AcelorMittal che, a fasi alterne, è andato in scena negli ultimi 12 mesi dopo l'annuncio nel 2019 da parte di Arcelor di voler recedere dal portare avanti gli impegni presi,
L'accordo consentirà di salvaguardare la produzione di acciaio e i posti di lavoro. Naturalmente, tutto ciò è nelle intenzioni... se poi queste si concretizzeranno o meno è tutto da vedere.
Di seguito si riportano i commenti sull'accordo da parte dei protagonisti e delle parti interessate.
Il comunicato di Invitalia:Via libera all’accordo di investimento tra Arcelor Mittal Holding Srl, Arcelor Mittal Sa e Invitalia per una nuova fase di sviluppo ecosostenibile dell’Ilva di Taranto. L’intesa è stata firmata il 10 dicembre dall’amministratore delegato di Invitalia e da Arcelor Mittal.In particolare, l’accordo prevede un aumento di capitale di AmInvest Co. Italy Spa (la società in cui Arcelor Mittal ha già investito 1,8 miliardi di euro e che è affittuaria dei rami di azienda di Ilva in Amministrazione Straordinaria) per 400 milioni di Euro, che darà a Invitalia il 50% dei diritti di voto della società.A maggio del 2022 è programmato, poi, un secondo aumento di capitale, che sarà sottoscritto fino a 680 milioni da parte di Invitalia e fino a 70 milioni di parte di Arcelor Mittal. Al termine dell’operazione Invitalia sarà l’azionista di maggioranza con il 60% del capitale della società, avendo Arcelor Mittal il 40%.L’accordo contiene, poi, un articolato piano di investimenti ambientali e industriali. Sarà tra l’altro avviato il processo di decarbonizzazione dello stabilimento, con l’attivazione di un forno elettrico capace di produrre fino a 2,5 milioni di tonnellate l’anno. L’obiettivo del piano di investimenti nel Mezzogiorno d’Italia è di trasformare l’ex Ilva di Taranto nel più grande impianto di produzione di acciaio “green” in Europa. L’accordo prevede, infine, il completo assorbimento, nell’arco del piano, dei 10.700 lavoratori impegnati nello stabilimento.
Il comunicato di ArcelorMittal:ArcelorMittal annuncia di aver firmato, in data odierna, un accordo vincolante (l’”Accordo di Investimento”) con Invitalia, una società controllata dallo Stato italiano, formando una partnership pubblico-privata tra le parti. L’Accordo di Investimento comporterà la ricapitalizzazione di AM InvestCo, la società controllata da ArcelorMittal che ha sottoscritto il contratto di affitto con obbligo di acquisto dei rami d’azienda Ilva. Invitalia investirà in AM InvestCo in due tranche:
- Il primo investimento di Euro 400 milioni sarà effettuato entro il 31 gennaio 2021 (subordinatamente all’autorizzazione antitrust dell’Unione Europea), attribuendo a Invitalia il controllo congiunto su AM InvestCo;
- Il secondo investimento fino a Euro 680 milioni sarà dovuto al closing dell’acquisto da parte di AM InvestCo dei rami d’azienda Ilva, che è soggetto al soddisfacimento di varie condizioni sospensive*, entro maggio 2022. A quel punto, la partecipazione di Invitalia in AM InvestCo raggiungerà il 60%. Inoltre, ArcelorMittal investirà fino a Euro 70 milioni, nella misura necessaria a mantenere una partecipazione del 40% e il controllo congiunto della società.
Il piano industriale aggiornato concordato tra AM InvestCo e Invitalia prevede investimenti in tecnologie per la produzione di acciaio a basso utilizzo di carbonio, tra cui la costruzione di un forno ad arco elettrico di 2,5 milioni di tonnellate. Il piano industriale, che mira a raggiungere 8 milioni di tonnellate di produzione nel 2025, contempla una serie di misure di sostegno pubblico, tra cui il finanziamento all’occupazione finanziato dal governo.La governance di AM InvestCo si baserebbe sul principio del controllo congiunto a partire dal primo investimento di Invitalia.
Queste le dichiarazioni del ministro Gualtieri (Economia):Soddisfazione per l’accordo di co-investimento tra Invitalia e Arcelor Mittal per l’ex Ilva, firmato insieme al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli.L’accordo prevede un significativo impegno finanziario da parte dello Stato italiano e rappresenta un passo importante verso la decarbonizzazione dell’impianto di Taranto attraverso l’avvio della produzione di acciaio con processi meno inquinanti.L’intesa, che prevede l’ingresso dello Stato, tramite Invitalia, al 50 per cento e successivamente, dal 2022, il controllo pubblico dell’azienda, oltre alla ristrutturazione integrale dell’impianto e alla scrupolosa attuazione del piano ambientale garantirà a regime il mantenimento dei livelli occupazionali.Un’attenzione straordinaria verrà posta sul tema delle manutenzioni e della sicurezza dell’impianto. È prevista la creazione di una nuova linea di produzione esterna al perimetro aziendale (DRI) e di un forno elettrico interno allo stabilimento che a regime potrà realizzare 2,6 milioni di tonnellate annue di prodotto.Circa un terzo della produzione di acciaio avverrà con emissioni ridotte, grazie all’utilizzo del forno elettrico e di una tecnologia d’avanguardia, il cosiddetto “preridotto”, in coerenza con le linee guida del Next Generation EU. La riduzione dell’inquinamento realizzabile con questa tecnologia è infatti del 93% a regime per l’ossido di zolfo, del 90% per la diossina, del 78% per le polveri sottili e per la CO2.Oltre all’accordo di co-investimento per la gestione dell’ex Ilva è infatti prevista la costituzione di una nuova società a capitale pubblico dedicata allo sviluppo di questa nuova tecnologia.Consapevole delle questioni sollevate, anche in questi giorni, dalle comunità locali, il Governo accoglie la richiesta avanzata dalla Regione Puglia, dal Comune di Taranto e dalle altre rappresentanze territoriali per l’apertura di un tavolo di confronto per accompagnare, monitorare e accelerare la transizione verso le nuove produzioni verdi e per condividere gli interventi per il risanamento ambientale e il rilancio economico della città e del territorio tarantini.
Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil:La firma dell'accordo di coinvestimento tra ArcelorMittal ed Invitalia è assolutamente rilevante. Così lo Stato rientra nell’ex Ilva, attraverso le partecipazioni statali, e quindi nell’asset strategico della siderurgia. E’ una scelta di politica industriale. L’intesa non potrà essere un fatto solo finanziario ma il Governo dovrà assumere un ruolo di indirizzo e di controllo.Conosciamo il piano industriale e il piano ambientale sono per titoli, è pertanto urgente la convocazione di un tavolo con tutti i soggetti coinvolti per garantire la piena occupazione, come previsto nell’accordo del 2018, e per discutere di tutti gli elementi del piano industriale e ambientale e del cronoprogramma degli investimenti.Il Governo, tra l’altro, annuncia un piano della siderurgia che comprende l’insieme delle produzioni nel Paese, è necessario che dopo questo accordo venga convocato un tavolo complessivo sul settore.
Rocco Palombella, Segretario generale Uilm:Oggi, con la firma dell’accordo di coinvestimento tra Invitalia e ArcelorMittal, ci auguriamo si sia chiuso un periodo di estrema incertezza per il futuro della più grande acciaieria europea e del settore siderurgico italiano. Con questa intesa deve iniziare la vera transizione energetica dell’ex Ilva, grazie alla produzione di 2,6 milioni di tonnellate di acciaio, un terzo del totale, attraverso forni elettrici e impianti ecosostenibili. Allo stesso tempo questo nuovo contratto è stato realizzato in segreto da manager e tecnici delle due parti, senza nessun coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, come invece era avvenuto per l’accordo del 2018. Ora è il momento di aprire un confronto aperto, costruttivo e libero da qualsiasi pregiudiziale, per ottenere la clausola di salvaguardia occupazionale di tutti i lavoratori di ArcelorMittal, dell’Ilva As e dell’indotto. Inoltre vogliamo discutere delle tempistiche del piano industriale, del risanamento ambientale, della transizione energetica e degli investimenti che verranno messi in campo. Questo accordo deve rappresentare il punto di partenza della discussione e non il punto di arrivo. Tutto questo consentirà di rilanciare l’ex Ilva e l’intero settore siderurgico – esorta il leader Uilm – per arrivare a una riconciliazione essenziale e definitiva tra la fabbrica e la città, interrompendo polemiche e disegni che determinerebbero un disastro ambientale, occupazionale e industriale”.Oggi con l’ingresso in AMI di Invitalia ci aspettiamo che lo Stato metta da parte la gestione fallimentare dei commissari realizzata dal 2012 al 2018 e che rappresenti la garanzia per i 2,1 miliardi di investimenti fondamentali per un futuro solido, ecostenibile e occupazionale per l’ex Ilva” aggiunge.Non accetteremo mai esuberi e riteniamo che i tempi previsti per il risanamento ambientale e per il piano industriale siano eccessivamente lunghi. Per questo chiediamo al ministro Patuanelli di convocare urgentemente un incontro per conoscere i dettagli del contratto e se c’è la reale volontà di aprire una seria trattativa sindacale che rappresenti un elemento essenziale e non ininfluente dell’accordo firmato nella giornata di oggi.
Più "realista", infine, il commento di Sasha Colautti (USB nazionale) e Franco Rizzo (USB Taranto):Un governo debole firma un accordo scellerato con il gruppo franco-indiano e investe 400 milioni di euro per lasciare tutto com’è. L’esecutivo nazionale mostra così tutta la sua incapacità di fronte alla grande vertenza, non riuscendo ad incassare alcun risultato di rilievo per la città. Come potrà uno Stato del genere farsi rispettare nella gestione pubblico-privata avviata con questa firma?Abbiamo sostenuto in tempi non sospetti l’ingresso del pubblico nello stabilimento siderurgico, anche contro chi non era d’accordo e oggi plaude. Noi però intendevamo questo passaggio come una garanzia per il territorio. Soprattutto ci aspettavamo che l’iniezione di risorse pubbliche consentisse di risollevare le sorti della città e quindi potesse rappresentare un aiuto per chi soffre da troppo tempo, andando incontro alle esigenze della comunità in termini di ambiente, salute e occupazione. Certamente la nostra idea non era quella di un intervento del governo per assecondare le richieste di una multinazionale che non ha mai rispettato né il lavoro, né la salute. Quello che sta accadendo è gravissimo, ancor più se si considera che nessuna istanza proveniente dal territorio è stata ascoltata durante questa trattativa: non è stato dato il minimo spazio ai tentativi di dialogo fatti anche dagli enti locali.La firma di questo contratto cosa determina dunque? Che lo Stato darà 400 milioni ad ArcelorMittal, lasciando probabilmente al suo posto un amministratore delegato dall’operato sindacabile; il tutto sulla pelle dei tarantini per l’ennesima volta sacrificati.Se fossero confermate le indiscrezioni circa Lucia Morselli, sarebbe la ciliegina sulla torta e vorrebbe dire che il legame che c’è tra l’ad di Arcelor Mittal e il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha avuto un peso maggiore del grido di dolore di una comunità intera.