Economia

La Vallonia dice no al CETA. A rischio il trattato commerciale tra UE e Canada

Nei giorni scorsi Donald Tusk, a seguito della riunione del Consiglio europeo del 21 ottobre 2016, aveva rilasciato un comunicato ufficiale in cui esprimeva la sua preoccupazione sulla ratifica del CETA: «Tutti gli Stati membri, tranne uno, hanno approvato l'accordo e andremo avanti con la migliore volontà e il pieno impegno della Commissione.»

Innanzitutto va ricordato che cosa sia il CETA. Nelle pagine ufficiali delle istituzioni di Bruxelles viene descritto in questi termini: "L'accordo economico e commerciale globale (CETA) è un trattato tra l'UE e il Canada negoziato di recente. Una volta applicato, offrirà alle imprese europee nuove e migliori opportunità commerciali in Canada e sosterrà la creazione di posti di lavoro in Europa.

Eliminerà i dazi doganali, porrà fine alle restrizioni nell'accesso agli appalti pubblici, aprirà il mercato dei servizi, offrirà condizioni prevedibili agli investitori e, cosa non meno importante, contribuirà a prevenire le copie illecite di innovazioni e prodotti tradizionali dell'UE.

L'accordo rispetterà pienamente le norme europee in settori quali la sicurezza alimentare e i diritti dei lavoratori. Il CETA contiene anche tutte le garanzie necessarie per far sì che i vantaggi economici ottenuti non vadano a scapito della democrazia, dell'ambiente o della salute e della sicurezza dei consumatori. La Commissione ha reso pubblico il suo mandato negoziale nel dicembre 2015."

La preoccupazione espressa da Tusk era relativa alle intenzioni del Belgio e, più precisamente di una sua area, la Vallonia, in relazione all'approvazione del trattato che, per essere valido deve essere ratificato da tutti gli stati membri dell'Unione Europea.

Ma la Vallonia ha confermato di non poter approvare l'accordo, votando a maggioranza una risoluzione che vieta al governo federale belga di siglare il CETA.  Il parlamento vallone, avendo la possibilità di esprimere il proprio parere sui trattati internazionali ha, per legge, il potere di bloccare la ratifica del Ceta da parte del governo nazionale belga.

Il motivo per cui i valloni si oppongono a tale accordo è dovuto al timore che questo possa influenzare il modello agricolo della regione, diminuendo gli attuali diritti dei lavoratori, oltre ad incidere negativamente sulle norme a protezione dei consumatori e dell'ambiente e, di conseguenza, sul sistema sanitario.

Grazie al voto dei valloni, che peraltro non ha fatto altro che riprendere con meno ipocrisia indecisioni e dubbi già espressi dalla Germania, dove Corte costituzionale e Parlamento si sono passati a vicenda la patata bollente rimandando l'uno all'altro qualsiasi decisione definitiva.

Il CETA, che viene descritto, come sempre in casi simili, come la migliore delle fortune che potrebbero capitare ad europei e canadesi, contiene alcune norme apparentemente marginali, che potrebbero finire per essere devastanti, come, ad esempio, quella che garantisce un sistema di risoluzione delle controversie sugli investimenti proteggendo gli investitori stranieri dalle discriminazioni o dal trattamento iniquo da parte dei governi.

In pratica, tutto ciò che resta fuori dalla porta impedito dalle norme previste nel trattato, come il rischio di scarse tutele commerciali e sanitarie, rischia di rientrare dalla finestra.

Inoltre approvando il CETA, in conseguenza degli accordi che il Canada ha sottoscritto con gli USA tramite il NAFTA, l'Europa si vedrebbe costretta a dover garantire anche gli interessi di aziende multinazionali che, solo per il fatto di avere una sussidiaria in Canada, verrebbero considerate aziende canadesi.

In tal modo, il CETA finirebbe per anticipare il Ttip in tutto e per tutto, con aziende statunitensi che inizieranno ad avviare cause legali interminabili e costose (soprattutto per i governi nazionali dei piccoli paesi dell'Unione) per imporre le loro regole commerciali, aggirando così norme e divieti.

Autore Giuseppe Ballerini
Categoria Economia
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