La terza età, inizia quando? Per convenzione, dopo i 65. Molti millenni fa, a 35 si era al capolinea. Poi si avanzò un poco, e 60 sembrava una buona soglia da superare, il resto tutto grasso che cola. Poscia iniziò a serpeggiare una certa insoddisfazione: perché non 70, e poi 80? Arrivati al terzo millennio, a meno di 96, non firma nessuno, e la boa del secolo, dopotutto, è alla portata. Medicinali, integratori, chirurgia, e chi più ne ha, aiutano a sentirsi e vedersi come diversamente giovani e nessuno vuole rinunciare a bagordi e viaggi. Il turismo “senior” ( cambiato anche il lessico), per qualche decennio ha fomentato sarabande deliranti di vegliardi impagliati, che non sapevano bene nemmeno dove si trovassero, ma c’è di che scusarli: era gente che aveva visto le guerre e voleva godersi uno scampolo di vita. Oggi, a vent’anni, hai già un migliaio di ore di volo.

Dopo la tanto pubblicizzata strage di vecchietti nelle residenze protette, a seguito di questo virus, e polemiche che ne sono seguite ( in effetti, l’Istituto superiore di Sanità certifica meno decessi dell’anno scorso e non ha ancora validato le cause), si sono scatenate polemiche sul presunto cinismo di alcuni, riassumibile nella frase “ sì, sono morti, ma erano anziani”.

Purtroppo, a onta dell’auspicio condivisibile dell’immortalità, accompagnata possibilmente da eterna giovinezza, bellezza e danaro, la morte esiste. O meglio, nella configurazione che l’umanità si è data, esistono un inizio e una fine: certe discipline o filosofie mettono in dubbio questa prosodia, ragionano con sistemi circolari di energia e rinascita, ma intanto sulle tombe, o su WIKIPEDIA se sei famoso, ci sono gli anni di nascita e morte e non sempre si tratta di lunghissime parabole, perfino per chi poteva permettersi cure e Gerovital.

Allora si dice: ma era drogato, beveva, gli piaceva correre in macchina, trascurava la salute e tutta una serie di macchinose giustificazioni per le premature dipartite, ma pensate un po’, per esempio a Linda, moglie di Paul McCartney: donna supervegana  e sportiva, che viveva in un ranch in mezzo alla natura, se ne andò a 56 anni senza nulla poter fare contro un dichiarato tumore al seno.

Ergo, ora l’occidente è pieno di “anzianotti” i quali ,soprattutto in Italia, hanno alimentato il business delle badanti, con una clamorosa emorragia di capitali e risparmi verso i paesi stranieri.  In alternativa, vergognandosi un po’, perché in Italia è vietato mostrarsi ingrati verso i genitori, i “piezz ‘e core” li sistemano in quelli che una volta si chiamavano ospizi, anche perché questi vivono così a lungo che non di rado i figli se ne vanno prima di loro, e tocca pensarci ai nipoti. All’estero, si fanno meno problemi e, specialmente nel nord Europa, gli anziani in casa sono pochissimi.

Nondimeno il povero vecchio non è esente da peccatucci: continua a correre come un pazzo in autostrada, perde i punti della patente, eppure ha perfino il tagliando handicap. Non è che gli intestano tutto, per affetto si intende? Quando è accudito dai parenti, spesso ne mantiene quattro o cinque, con la pensione e i risparmi, e al netto di tutto quello che gli viene passato gratuitamente e a vari benefit.

Siccome, però, la generazione dei virtuosi è agli sgoccioli e i prossimi anziani saranno squattrinati, potremmo doverci preparare a nuove “narrazioni”: goditi il tempo che hai, carpe diem, del diman  non v’è certezza. In fondo, i classici sono evergreen.