WORM, la corruzione alla base della crisi morale, politica ed economica dell'Italia (prima parte)
Ormai tutti conosciamo (più o meno) cos’è un worm (verme) e che danni fa in un organismo tecnologico: “E’ simile ad un virus ma, a differenza di questo, non necessita di legarsi ad altri programmi eseguibili per diffondersi, ma a tale scopo utilizza altri computer, ad esempio tramite e-mail e una rete di computer. Tipicamente un worm modifica il computer che infetta, in modo da venire eseguito ogni volta che si avvia la macchina e rimanere attivo finché non si spegne il computer o non si arresta il processo corrispondente. I danni collaterali dell'infezione da parte di un worm in un elevato numero di computer connessi in rete toccano il corretto funzionamento e l'efficacia delle comunicazioni che avvengono tramite infrastrutture informatiche. I messaggi di posta elettronica inviati dai worm per replicarsi vanno infatti ad ingrossare la mole di posta indesiderata che arriva nelle caselle e-mail, sprecando risorse preziose in termini di banda e di attenzione. Come già accennato infatti la diffusione di un worm genera un enorme volume di e-mail inutili e dannose.”
Come dei worm, le ideologie sopravvissute ad un passato perché mai affrontate criticamente, metabolizzate e rimosse sono ancora ben radicate nella nostra debolissima democrazia; pesanti interferenze “esterne” hanno potuto plasmare un falso profilo democratico e agire concretamente nella composizione e nei programmi dei nostri governi e dei loro programmi; si vive la falsa libertà di poter manifestare la propria opinione senza incorrere in censure; persiste ancora pesantemente la presenza di forti infiltrazioni antidemocratiche nei settori portanti delle istituzioni che hanno generato terrorismo, corruzione, ingiustizie, deviazioni, omertà e denegata giustizia.
Il destino della nostra nazione, dalla fine del secondo conflitto mondiale, è stato programmato dagli alleati: viviamo ormai da più di settant’anni retti da una democrazia di facciata, i fili del potere erano e rimangono principalmente nelle mani di forze straniere che interferiscono pesantemente nella vita economica, politica e sociale del nostro Paese.
Tale dipendenza si è manifestata impudicamente soprattutto negli ultimi due governi e nel frangente dell’attuale guerra per procura sul territorio europeo gestita dagli Stati Uniti: Draghi prima e l’attuale premier poi si sono recati in visita da Biden non certo per sottolineare un rapporto paritetico ma per dare garanzie sulla tutela degli interessi geopolitici e strategico-economici statunitensi nel bacino del Mediterraneo a danno della nostra dignità nazionale ed internazionale che ci sta costando un ulteriore aumento del già stratosferico debito pubblico per il “rinnovo e potenziamento” degli armamenti del nostro insignificante e costoso esercito, destinare ulteriori risorse per le spese militari a sostegno dell’Ucraina per un conflitto che arricchirà le multinazionali principalmente statunitensi con il conseguente restringimento delle già scarse disponibilità destinate alle fasce più deboli della nostra popolazione, alla scuola, alla sanità pubblica, all’assistenza dei disabili e malati gravi. Ma da questo conflitto la conseguenza più grave sarà la divisione tra i popoli che non potranno più convivere pacificamente: al di là di come si concluderà questa inutile tragedia, gli USA hanno raggiunto l’obiettivo prefissato quello di rompere i legami tra i popoli europei, soprattutto staccare ed isolare la Russia dall’Europa di cui fa parte. Abbiamo perso l’occasione di rimuovere gli ostacoli che separavano l’Europa orientale dall’Occidente.
Come cittadini ci portiamo sulle spalle il peso di un periodo storico scritto con il sangue degli innocenti sacrificati agli interessi di entità straniere; abbiamo contratto un debito pubblico grazie alle numerose e impunite attività corruttive istituzionali; l’interesse pubblico è stato sacrificato per favorire gli interessi scaturiti dalla connivenza tra politici e criminalità organizzata.
Il nostro tessuto sociale ha sofferto per le attività criminali di cellule eversive annidate negli apparati dello Stato; per le attività di logge massoniche dedite al golpismo di stato; per le parti malate operanti all’interno delle forze armate e delle forze dell’ordine al servizio del terrorismo e al malaffare di stato; per le attività dei servizi segreti utilizzati nei modi più indecenti per coprire attività criminali di stato e per il parassitismo generalizzato derivato dai “worm” immessi dal sistema partitocratico ed economico e mai seriamente perseguito dal potere giudiziario che ha irreversibilmente compromesso la nostra attuale esistenza e il futuro delle nuove generazioni.
Tale profonda crisi morale emerge soprattutto quando la partitocrazia con le sue corti dei miracoli al seguito esibiscono la loro ipocrisia nelle ricorrenze, proprio la celebrazione pubblica per la strage di via D’Amelio mi ha portato a considerare l’incapacità di questo Paese di confrontarsi con le verità scomode.
Il 19 luglio del 1992 veniva dilaniato da una bomba in via D’Amelio l’ultimo barlume di speranza degli italiani onesti. Solo pochi minuti dopo l’esplosione, tra i resti delle macchine in fiamme e dei brandelli dei corpi senza vita si aggiravano gli uomini dei servizi alla ricerca dei documenti che il giudice portava con sé, in particolare un’agenda rossa.
Riascoltando la seduta del Parlamento che si svolse il giorno dopo il tragico attentato ci si rende conto che per gli “onorevoli” l’evento era prevedibile e che lo “Stato” non aveva protetto un altro magistrato in prima linea nella lotta contro il potere mafioso: con Paolo Borsellino scompariva l’ultima possibilità per far luce sul buio profondo che aveva e avrebbe continuato ad inghiottire la già scarsa libertà dei cittadini leali e a nutrirsi dell'esigua linfa vitale che già in quel periodo scorreva nelle vene di una repubblica e una democrazia ridotte a dei corpi denutriti e asfittici.
Sentire Paolo Borsellino parlare degli ultimi anni di vita del giudice Falcone trascorsi tra mille difficoltà e tradimenti fino al giorno della strage di Capaci ci si rende conto quanto i politici e buona parte delle istituzioni erano lontane dai cittadini e dai nuclei sani che all’interno del corpo dello Stato lottavano per non essere spazzati via dal malcostume, dagli interessi personali e di bottega delle cricche di appartenenza presenti nel tessuto istituzionale e all'interno della stessa magistratura.
La tragicità della situazione emerge anche nel riascoltare i due interventi di Craxi al Parlamento risalenti all’epoca dell’inchiesta “Mani Pulite” - uno a distanza di qualche mese dall’altro - che riuscì a mettere a nudo pubblicamente il livello di degrado prodotto dalla partitocrazia e dall’economia parassitaria a lei direttamente collegata; in quelle dichiarazioni non vi è pentimento o vergogna né tantomeno il riconoscimento di una responsabilità penale dei politici ma un “eventuale errore politico” per il quale nessuno doveva rispondere alla magistratura perché tutto doveva risolversi nell’ambito delle “forze politiche” assise in Parlamento che avevano generato quello sfacelo: tale situazione veniva considerata una vicenda politica da dibattere e risolvere tra corrotti.
La spregiudicata tesi avanzata dal “grande statista” socialista era sconvolgente! Secondo costui attraverso la colossale truffa a danno dello Stato dei petroli; le sistematiche tangenti per ottenere incarichi o appalti recando un grave danno a concorrenti più onesti e capaci; le truffe dei sub-appalti per opere mai iniziate o iniziate e mai terminate e quelle realizzate puntando esclusivamente al massimo profitto con un danno inestimabile per la collettività perché lautamente pagate ma di bassa qualità e resilienza era un valido sistema per creare posti di lavoro.
Questa tipologia comportamentale ipocrita, criminale e perbenista aveva divorato quanto era stato realizzato da Enrico Mattei con i soldi e il lavoro dei cittadini italiani. Finito di divorare il patrimonio pubblico realizzato all’estero e quello nazionale il branco ha iniziato a distruggere tutta la struttura sociale per far arricchire le solite cricche fameliche in cerca di sangue fresco.
Solo investendo intelligentemente in progettualità innovative, di ampio respiro e utili alla collettività si creano posti di lavoro; la corruzione che hanno imposto ha creato solo miseria e portato alla fame il 5% della popolazione. Costoro stanno buttando i soldi del PNRR utilizzando gli stessi criteri del passato per garantirsi la poltrona e aumentare le disuguaglianze: meglio trattare bene i pochi e abbandonare i molti al loro disgraziato destino, colpevolizzandoli e rendendoli oggetto di disprezzo dei benpensanti. La classe media che è sorta negli anni 70/80 composta da arricchiti e benpensanti spocchiosi non sopravvivrà agli attacchi famelici dei liberal capitalisti. Infatti negli anni d’oro questa corte dei miracoli si è nutrita delle briciole che cadevano dai piatti degli ingordi commensali a cui davano il loro voto per aver ottenuto vantaggi a danno degli altri concorrenti. Da questo mercimonio ne hanno tratto potere ed impunità principalmente la DC, il PSI e una buona frangia del PCI, formata da opportunisti in doppio petto ma con la cravatta rossa (per questa ragione Berlinguer sollevò la questione morale e Pio La Torre fu assassinato).