Falchi e colombe, nuovi ingressi e vecchi membri poco collaborativi, dichiarazioni di leader e smentite di altri leader: certe dinamiche interne all’Alleanza Atlantica sono abbastanza normali e non dovrebbe destare eccessiva preoccupazione.

Il dibattito sorto dalle parole di Macron sull’invio di truppe e dagli avvertimenti di ministri e generali italiani non coincidono necessariamente con la realtà della preparazione degli eserciti dei Paesi membri della NATO.

Anzi, considerando tutti gli aspetti della fornitura di armi all’Ucraina, che si è rivelata lacunosa, imperfetta e ritardataria, si potrebbe pensare che uno scontro aperto con la Russia non sia affatto nell’interesse dei Paesi europei. Affronta questi e altri temi Emmanuele Panero, analista responsabile del Desk Difesa & Sicurezza del Ce.S.I., in una lunga intervista di pochi giorni fa.

Significativo ciò che l’esperto spiega a proposito dell’eventuale attacco da parte delle forze russe contro quelle di un Paese NATO. Panero dice difficilmente vi sarebbe una reazione automatica immediata di tutta l’Alleanza, perché l’interpretazione applicativa dell’ormai famoso articolo 5 è tutta da definire e da decidere politicamente. Si aprirebbe subito un dibattito che vedrebbe schierati i favorevoli e i contrari con a disposizione molti argomenti pro e contro, tutti validi dal canto loro.

Già oggi è una situazione in cambiamento continuo, che se dovesse trasformarsi in una guerra aperta di profilerebbe come una scontro “multidominio” con tantissimi aspetti in ballo, tipi di arma e teatri operativi diversi. Impossibile prevedere come si svilupperebbe. Se poi la Russia utilizzasse in battaglia le armi nucleari tattiche, prima che possa esservi un’escalation totale ci sarebbe la NATO potrebbe reagire ancora in modo convenzionale.