Sempre di più le fiere d'arte moderna e contemporanea cercano di proporsi come contenitori culturali. Così è per EXPOARTE Montichiari (21-24 settembre) che giunta alla sua terza edizione con gallerie d'arte provenienti da tutta Italia si propone anche con interessanti mostre collaterali (veri e propri focus specifici su artisti) tra le quali NNNN: Natura Naturans Natura Naturata, a cura di Raffaella A. Caruso, protagonisti Erk14 e Bruno Di Bello.

Qui due generazioni e due lavori apparentemente distanti: comune denominatore la natura come fonte di ispirazione e momento di riflessione. Quella a cui Erk14 guarda è una natura affabulatoria, nata dal caos, pronta a replicarsi e autogenerarsi invadendo il mondo triste degli oggetti, piegandosi all'imperfezione del quotidiano e generando la speranza del sogno.

Ma si può sognare in bianco e nero? Guardando i lavori di Erk14 la risposta è un forte sì: queste composizioni nascono sicuramente dagli incubi di un mondo sovraesposto a colori per diventare paradossali speranze in bianco e nero. È strano che un giovanissimo scelga il black and white per mettere - è proprio il caso di dire - nero su bianco la propria visione del mondo con una sorta di alfabeto morse dalla semplificazione semantica solo apparente. In questa netta divisione tra luce e buio si annidano invece una infinità di toni di grigio.

Intanto la forte matrice surrealista e metafisica, condotta certo con il trasporto emotivo ma mai con automatismo psichico che altrove sembra guidare la mano inconsapevole. Erk14 sa bene dove condurre la composizione e in questo l'aiuta sicuramente l'occhio allenato dalle esperienze nel mondo della moda e del visual design.

Poi i rimandi a tutto quanto nell'arte c'è stato prima di lui: la velocità con cui rielabora ogni ascendenza e ogni esperienza è sicuramente pop, non solo oggettuale per le composizioni che mischiano bottiglie e fiori, sedie e finestre aperte sul niente, soli e lampadine, ma per quella vocazione concettuale ante litteram del pop, spesso non riconosciuta ma sicuramente presente, e anche con forza, ad esempio negli oggetti di Warhol: isolati e stranianti, ripetitivi e ossessivi diventando icona di altro, ma sempre nel monito di un pragmatico memento mori.

La natura cui guarda Bruno Di Bello, che pop fu con l'esperienza della mec art rappresentandone l'anima meno oggettuale e più teorica, è una natura che trova in se stessa e nelle sue regole la forza fondante della sua perfezione. Talmente perfetta da non poter essere valutata da occhi profani ma solo attraverso le leggi dell'ordine universale e matematico.

Ed è per questo che dopo l'esperienza di Apollo e Dafne metafora del tentativo alchemico da parte del pittore artifex di trasformare il mondo, Di Bello, esaurita la sperimentazione sulla tela fotosensibile, si appassiona allo studio e all'esecuzione del digitale, con cui applica e sviluppa la teorie della matematica dei frattali: la possibilità dunque di ricondurre ad unità e a una perfezione percepibile dall'umano intelletto la variegata e già intelligente perfezione della natura, liberandola nel colore e in geometrie assolute.

È quasi paradossale vedere come Di Bello con il digitale riesca a simulare la morbidezza del tocco del pennello, mentre Erk14 con la perfezione di una manualità antica ricrei la modularità asettica e straniante della stampa, entrambi ingannando l'occhio. Entrambi confondendo il sentire... l'uno giovane attratto da giovane dall'antico cupio dissolvi, l'altro “anziano” fiducioso nel futuro resurrexi