Il suo è un curriculum da invidiare, dopo aver conquistato il titolo di Miss Piemonte e successivamente la fascia nazionale di Miss Guida Sicura, Francesca Bergesio non poteva non diventare Miss Italia 2023,  superando la mantovana Veronica Lasagna e la ventitreenne sarda Siria Pozzi. Lo ha decretato la giuria guidata dal  presidente Vittorio Sgarbi scegliendola tra le 40 finaliste che hanno partecipato alla finale a Salsomaggiore Terme.

La vincitrice ha dichiarato di provare un'emozione indescrivibile e che terrà per sempre la serata in cui è stata incoronata Miss Italia, definita magica, nel suo cuore. In precedenza,  durante il concorso, alla domanda sul perché avrebbe dovuto vincere il titolo, aveva risposto:

«Vorrei vincere per portare in alto il nome delle donne. Siamo forti e dobbiamo raggiungere la nostra indipendenza».

Perché parlarne? Perche la diciannovenne piemontese ha un'altra peculiarità che la distingueva dalle altre 39 finaliste: quella di essere figlia del senatore leghista Bergesio Giorgio Maria. Se poi ci aggiungiamo che il presidente della giuria che l'ha eletta era, tra gli innumerevoli impegni che lo riguardano, anche sottosegretario di Stato al ministero della Cultura, giuria di cui faceva parte anche la leghista Hoara Borselli, allora qualche dubbio sulla sua "elezione" non può non sorgere.

Ma perché? Se il babbo è un senatore che fa parte della maggioranza di governo e il presidente di Giuria è un sottosegretario (alla Cultura!) del governo attuale, Francesca Bergesio non avrebbe dovuto vincere il titolo di Miss Italia?

Ci mancherebbe. Però a destare qualche perplessità ci sono dei precedenti.

Geronimo La Russa, primogenito del presidente del Senato, che approda nel consiglio d’amministrazione del Piccolo Teatro di Milano, una delle massime istituzioni culturali cittadine, grazie alla nomina è del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
L'assunzione alla Federcalcio, uno dietro l’altro, dei figli di due ministri: Filippo Tajani, secondogenito di Antonio, titolare della Farnesina, e Marta Giorgetti, erede di Giancarlo, che occupa la poltrona del ministero dell’Economia.
Ma, come spiega il ministro dello Sport Abodi: “Chi ha un cognome non deve avere privilegi, ma non vorrei arrivare al punto che avendo un cognome si debba avere addirittura un danno”.

Ci mancherebbe! E se poi volessimo allargare il quadro - quelli sopra riportati sono solo alcuni esempi tra i più recenti - di come il merito sia premiato ai tempi del Governo Meloni. Altri ce ne riporta Marco Travaglio...

Infine, come con riportare l'affermazione del ministro Valditara, che del dicastero del Merito è pure titolare?

"Il merito è un valore costituzionale e lo strumento per valorizzare i talenti di ognuno"...

soprattutto se hanno la parentela giusta. Ma questo si è dimenticato di ricordarlo.