Cultura e Spettacolo

Intervista a Gaia Mencaroni

 

Perché questo titolo?
Cercavo un qualcosa che inquadrasse al meglio i temi presenti nella narrazione: l’arte, i soldi, il ricicla e dopo alcuni tentativi, “La cattiva arte”, “La mala e l’arte”, ecco l’idea: LA MALARTE.


Chi è il personaggio o i personaggi principali del suo romanzo?
Maddalena Cantarelli e Marco Gatti sono i protagonisti. Maddalena è una ragazza italiana molto giovane che per uno strano gioco del destino si ritrova a lavorare in una galleria d’arte contemporanea a Vaduz. Marco è un fiduciario originario di Vicenza che lavora nel Principato del Liechtenstein e risiede a Lugano e nasconde, dietro la sua aria malinconica, un gelo e un’indifferenza alla vita e ai valori. È una persona con una pacatezza da far paura, di poche parole, nessuna discussione, decisionismo irremovibile, non un solo minuto perso in chiacchiere.

Tra i due nasce una storia d’amore e sembrano essere due persone tanto dissimili. Ecco credo che Maddalena e Marco siano diversi a vederli così, dall’esterno, in fondo cosa ci fa un fiduciario corrotto fino al midollo e impantanato in loschi affari con una ragazza nata Siena, laureata in storia dell‘arte, acquarellista e illustratrice di riviste? Eppure Marco e Maddalena, dissimili nella forma, sono simili nella loro essenza.

E poi vi è Anna Moos. la regina dell’arte e la proprietaria della galleria, dove Maddalena lavora. Anna ha un ruolo chiave all’interno della narrazione.


Quali sono i principali temi della sua narrazione?
L’arte, i sistemi del riciclaggio del denaro e l’amore.


A chi è rivolto questo romanzo? Quale è il suo pubblico ideale?
Credo che sia rivolto a un pubblico dai 20-25 anni in poi.


Quale è il messaggio racchiuso nella sua opera?
Che non dobbiamo mai accontentarci. Non si deve essere come Marco Gatti, che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, se un mostro invisibile non gli avesse mangiato l‘entusiasmo, se non si fosse accontentato di poco e nella pochezza avesse smesso di credere in un mondo migliore.

Non si deve aver paura dei cambiamenti e che l’abitudine è come una siepe che ci protegge, ma che può nascondere ai nostri occhi il panorama.

Ognuno di noi ha la possibilità di reinventarsi. E se a un certo punto ci rendiamo conto di non essere felici, dobbiamo cambiare, andare, fare, ma non stare immobili e lamentarci.

Non dobbiamo credere alle persone negative che seminano paura e orrore.

Tutti i personaggi della MALARTE sono persone tenaci, nel bene e nel male: Anna Moos, che da cameriera austriaca bella rubiconda diventa la signora dell’arte, Jürgen Tanner, il grande riciclatore, che da figlio di mungitore a giornata diventerà il Re del Principato, fino ai personaggi secondari come la prostituta Liza.


Questo è il suo romanzo d’esordio? Se sì, cosa l’ha spinta a scrivere?
No. Nel 2008 ho pubblicato il romanzo La Testa di Ale (Lampi di Stampa, 2008, 2009, 2018), un libro che ha suscitato scalpore, perché a suo modo ha svelato i meccanismi interni di un mondo corrotto e senza scrupoli come quello universitario.

Nel 2009 ho preso parte all’antologia SPETTRI DEL VISIBILE (Gattogrigioeditore) e per I RACCONTI PERUGINI (Midgard Editrice 2010) ho elaborato la narrazione “Nei dettagli nascosto”. Ho partecipato al primo quaderno (2009) della manifestazione Castello in Movimento, presso il Castello Malaspina di Fosdinovo. Ho ricevuto il premio della critica La Tammorra d’Argento, patrocinato dal Comune di Pagani (SA) e dalla Fondazione Pagani Città di Santi, Artisti e Mercanti.


Quali sono gli scrittori, artisti o intellettuali che hanno influito sulla sua poetica e hanno rappresentato per lei dei modelli?
Elena Ferrante, Ernest Hemingway, Fjodor Michailowitsch Dostojewski, Sergei Dovlatov, Andrea de Carlo, Franz Kafka, Christa Wolf.


Gli ultimi tre libri che ha letto?
Alessandro Baricco, Novecento (con gli alunni dei corsi di lingua e cultura italiana). Elena Ferrante, Storia del nuovo cognome. Daniel Speck, Bella Germania (in tedesco). Beppe Severgnini, Lezioni semiserie.


C’è ancora spazio per la parola stampata in un mondo dove tutto è immagine?
Qui mi potrei riallacciare alla risposta appena data: ovvero di non aver paura dei cambiamenti. Credo che ci sia posto per la carta stampata e per un mondo di immagini e di social e di mezzi veloci e tecnologici. Non si deve aver paura delle novità e delle nuove tecnologie.

Ho Facebook, Instagram e Twitter, ma vado ancora nella biblioteca della città in cerca di libri e di giornali per preparare lezioni o cercare semplicemente ispirazione. Viaggio con i libri, anche nei viaggi lunghi e lontani, ma leggo anche molto volentieri in internet.

Compro in Amazon libri in italiano, perché vivo all’estero, ma appena sono in Italia e a Perugia mi reco nelle diverse librerie cittadine: per me è una tappa fissa. La cosa straordinaria del nostro tempo è il fatto che tutto sia in qualche modo possibile.


Ha già un’idea per il suo prossimo romanzo?
Sì, ho già iniziato. Sarà l’ultimo romanzo che parlerà della Germania.

 

Autore emanueladei
Categoria Cultura e Spettacolo
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