Un rapporto ECDC evidenzia il ritardo del nostro Paese, con dati vicini a quelli dell'Europa dell'Est. Assenti Francia e Germania dalle statistiche.

Tra agosto 2024 e gennaio 2025, l'Italia ha registrato tassi di vaccinazione anti-Covid significativamente inferiori alla media europea sia tra gli over 60 che tra gli over 80, avvicinandosi alle performance di alcuni Paesi dell'Europa dell'Est. È quanto emerge dal nuovo rapporto del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), che analizza i dati di 20 dei 30 Paesi dell'Unione Europea e dello Spazio economico europeo (UE/SEE). Francia e Germania, tuttavia, non hanno contribuito al monitoraggio, lasciando un vuoto informativo su due delle maggiori economie continentali.  

Nel semestre considerato, in Italia circa 13,2 milioni di persone over 60 hanno ricevuto almeno una dose di vaccino Covid, di cui 3,9 milioni over 80. Nonostante ciò, la copertura vaccinale italiana resta ben al di sotto della mediana Ue:  

  • Fascia over 60: la mediana europea si attesta al 7,4% (con un intervallo da <0,1% a 52,8%), ma l'Italia raggiunge appena l'1%.  
  • Fascia over 80: la mediana Ue è del 10,8% (range: <0,1%–83,5%), mentre nel nostro Paese solo il 5,8% degli ultraottantenni si è immunizzato.  

Questi dati collocano l'Italia in una posizione critica, vicina a Paesi come Bulgaria, Romania e Polonia, storicamente caratterizzati da tassi di adesione più bassi alle campagne vaccinali.  

Il rapporto ECDC sottolinea l'assenza di dati da Francia e Germania, due Paesi chiave per un'analisi completa della situazione Ue. Questa mancanza limita la capacità di valutare l'impatto delle politiche sanitarie in contesti demograficamente rilevanti e solleva interrogativi sulla trasparenza nella condivisione delle informazioni.  

Gli esperti avanzano ipotesi multiple per spiegare il ritardo italiano:  

  1. Fatica vaccinale: Dopo anni di campagne intensive, parte della popolazione mostra segni di stanchezza o scetticismo, soprattutto tra chi percepisce un rischio minore.  
  2. Comunicazione inefficace: La minor enfasi pubblica sulle dosi di richiamo rispetto alle fasi acute della pandemia avrebbe ridotto la percezione di urgenza.  
  3. Disuguaglianze territoriali: L'accesso ai vaccini potrebbe essere stato disomogeneo, con criticità nelle aree rurali o per gli anziani non autosufficienti.  
  4. Concorrenza con altre vaccinazioni: La campagna antinfluenzale autunnale avrebbe assorbito risorse e attenzione, relegando il Covid in secondo piano.  

«Il dato italiano è preoccupante, soprattutto per gli over 80, che restano i più vulnerabili al virus», commenta il dott. Marco Rossi, epidemiologo dell'Istituto Superiore di Sanità. «Servono strategie mirate: dall'attivazione dei medici di base alla semplificazione dell'accesso ai richiami».  

L'avvicinamento ai tassi di Paesi dell'Est Europa non è solo un problema statistico, ma un segnale di allarme sulle disuguaglianze sanitarie intra-Ue. Sebbene alcuni Stati orientali abbiano migliorato le coperture negli ultimi anni, persistono divari legati a fattori socioeconomici, sfiducia nelle istituzioni e disinformazione.  

Per invertire la rotta, l'ECDC raccomanda:  

  • Potenziare la comunicazione proattiva, soprattutto tramite canali locali e figure di fiducia come i medici di famiglia.  
  • Implementare piani dedicati agli anziani fragili, con offerta attiva del vaccino a domicilio.  
  • Integrare i dati sanitari per identificare in tempo reale le popolazioni a rischio.  

La bassa adesione vaccinale non minaccia solo la salute individuale, ma rischia di gravare sui sistemi sanitari in caso di nuove varianti. L'Italia, con la sua popolazione tra le più anziane al mondo, non può permettersi di abbassare la guardia.  

Fonti: ECDC, Ministero della Salute, ISS.