Alla Farnesina, ha preso il via la due giorni dedicata alla Conferenza degli Addetti scientifici, presenti il ministro degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale Angelino Alfano e la ministra dell’Università, Istruzione e Ricerca Valeria Fedele.

Come ci spiega il ministero in un suo comunicato, la "rete degli addetti scientifici costituisce un'importante strumento di promozione del Sistema Paese, perché favorisce la collaborazione bilaterale nel settore della ricerca, sostiene le eccellenze italiane e le organizzazioni internazionali di accreditamento ed è il riferimento della comunità scientifiche italiane all’estero. Al suo attivo può vantare ben 291 iniziative di promozione negli ultimi 3 anni."

E per sottolineare il concetto sopra espresso, il ministro Alfano, nome in codice twitter @angealfa, ha premiato Carlo Ratti per la sua ricerca e Salvatore Mascia per la sua startup, naturalmente entrambe rigorosamente avviate all'estero!

E come ci spiega un virgolettato dello stesso ministro, riportato nel sito web de Il Fatto, costoro rappresentano «i nostri talenti all’estero... non sono cervelli espatriati, ma italiani che hanno la testa e il cuore, sebbene non i piedi, in Italia e che possono far parte di una rete che non è solo virtuale di nostri ambasciatori che danno una mano anche nell’attivare canali di dialogo.»

Insomma, il ministro Alfano ha voluto informarci che non esiste in Italia un problema di giovani, spesso laureati, che dopo esser stati formati nel nostro paese vanno ad arricchire il PIL, ad esempio, di Germania, Inghilterra, Francia o Stati Uniti.

Non è così. Infatti, Alfano ci spiega che costoro non sono cervelli in fuga, ma sono in realtà nostri ambasciatori che fanno fare al nostro paese bella figura, pur senza che l'Italia ci guadagni niente di concreto. Ma quest'ultimo concetto Alfano si è dimenticato di ricordarlo, purché abbia la pur minima consapevolezza dell'esistenza del problema!

Ma forse per Alfano non è neppure importante, perché come ci informa il suo Ministero, "il contributo dell’innovazione italiana alla crescita economica del Paese ha già dei numeri importanti. Ad esempio, la percentuale delle PMI che hanno introdotto innovazioni di prodotto e di processo, o innovazioni strategiche e organizzative è superiore alla media dell’Unione europea e il contributo alla bilancia commerciale delle esportazioni di prodotti a media e ad alta tecnologia è superiore alla media Ue. L’obiettivo, adesso, è di consolidare e rafforzare questo slancio."

Quindi, per lui è tutto a posto... a parte che l'economia reale non sembra essersi accorta di tali successi, visto che il PIL del nostro paese è sempre molto basso e, quando cresce, è sempre abbondantemente inferiore a quello della media degli altri paesi europei.