Tra i tanti rami inefficienti e disfunzionali del nostro incantevole apparato economico non dobbiamo dimenticare quello dei ruoli. La parte, insomma, che ciascuno di noi svolge per fare in modo che l’ingranaggio dell’economia non s’inceppi.

Italo, un ragazzo molto sveglio, mi chiede questo: «Cosa farò da grande?».

In genere si dovrebbe identificare il proprio ruolo a partire dalla vocazione: pasticciere, meccanico, ingegnere, infermiere, operatore ecologico, imprenditore. Si pensa che ciò debba avvenire in sinergia tra la scuola, scopritrice di talenti e naturale strumento di incoraggiamento, e i genitori che accompagnano i figli nello scoprirsi individui.

«Allora, caro Italo, tu cosa vorresti fare? Che ne dici del netturbino, ti piacerebbe?»

Glielo chiedo. Ma poi penso se possa mai esserci vocazione a fare l’operatore ecologico per 1.300 euro al mese. Eppure è un lavoro fondamentale per la società; e non c’è dubbio che sia mal pagato nonostante il suo preminente contributo per tutti i cittadini.

Ci sono lavori che non piacciono e non piaceranno mai a nessuno, bisogna ammetterlo, a parte qualche piccola e insignificante eccezione. Parrebbe logico retribuire molto più lautamente quei lavori che non richiedono necessariamente una vocazione ma il cui svolgimento riveste particolare importanza e spirito di servizio. Ma non è nemmeno così. Si pensi anche alle forze dell’ordine, professione che richiede anche una grande vocazione, mentre l'esiguità dei loro trattamenti economici mortifica indubbiamente tale ruolo.

Ci sono invece lavori appetibili che fanno guadagnare cifre impressionanti e piacciono da matti, sono divertenti, fanno stare bene, a volte cullati anche da una conseguente fama che fa altrettanto piacere. Vedi il calciatore o la showgirl, per dirne due a caso. Ma anche l’ingegnere affermato, l’avvocato famoso, il medico luminare, di solito tutti molto appassionati e felici della professione che fanno.

Se i lavori più duri, pericolosi, meno piacevoli, sono spesso frustranti, anche quelli più attraenti e appaganti presentano il contraltare dell’esagerazione che porta ad infelicità. Tuttavia, farsi venire la vocazione per questi altri lavori è quasi un obbligo per chi vive questa società; si ripiega verso i primi solo per necessità. La componente economica ben più sostanziosa e l’appagamento che consegue dai lavori più “prestigiosi”, polarizza l’attenzione di chiunque.

Sono certo che anche Italo sogna di fare uno di questi lavori “appetibili”.

Naturalmente, sono quasi sempre i genitori a direzionare il timone, soprattutto sulla base della struttura culturale e sociale della famiglia che può meglio favorire il successo della “vocazione”. Il figlio di un farmacista ben avviato cosa deve fare, l’idraulico? A prescindere, poi, che possa diventare un bravissimo idraulico, e viceversa combinare grandi pasticci con le preparazioni galeniche.

Constatazioni che svuotano di ogni significato le parole vocazione, attitudine, inclinazione. Ne discende che i ruoli che ciascun individuo ricopre nella società dipendono da altro, ma non dalla vocazione. Ovviamente esistono le eccezioni - e per fortuna! - che fanno filtrare qualche talento, altrimenti sarebbe andato tutto a monte da un pezzo.

Pensate, anche, quanto possa far sorridere parlare di “merito” in una situazione del genere. Mi sto rendendo conto di non saper cosa rispondere a Italo!

Vi siete mai chiesti perché l’indispensabile mansione del netturbino non venga retribuita a 10.000 euro al mese? Eventualmente, si traggano denari a copertura tassando di uno zero virgola altri stipendi/compensi d’oro. Ma perché mai esisterebbero divari salariali così assurdi senza una ragione etica, ancorché logica?

Ma come ho detto Italo è molto sveglio, e già possiede queste risposte. La sua domanda, in fin dei conti, è retorica.

La catena del profitto non è basata sull’importanza etica del lavoro, in termini di contributo per la società. Viceversa è basata sulla capacità che possiede il lavoro nell’incrementare il profitto stesso, essendo questo, come ben sappiamo, un bene cumulabile senza limiti. Diversamente non staremo qui a discutere. Muterebbero i poli magnetici dell’economia e Italo potrebbe fare davvero ciò che vuole, dopo aver ben esplorato le sue attitudini reali.

Per cui non è importante tenere pulite le strade (e ne vediamo gli effetti), o avere maggior controllo e strumenti per l’ordine e la sicurezza pubblica (anche qui ne vediamo gli effetti), ma ad esempio portare più gente allo stadio perché fa girare denaro cumulabile che può essere ripartito tra pochi.

Ora è tutto chiaro. Conforterò Italo nel suo sogno inconfessabile dicendogli di farsi venire la vocazione per diventare il nuovo Ronaldo. Punto.



📸 base foto: Tumisu, Patrick Kinsella, Peggy & Marco, Larisa Koshkina da Pixabay