«Questi accordi con la Libia e questo decreto fatto dal ministero dell’Interno è niente di più e niente di meno che un atto di guerra contro i migranti.

Noi siamo già oggi responsabili di diverse morti, di diverse torture, di centinaia o migliaia di violazioni dei diritti umani e per soddisfare il nostro egoismo e le necessità di una politica di livello veramente infimo non esitiamo a ributtare queste gente in mano a torturatori, assassini... La situazione della Libia che molti paesi europei hanno contribuito a determinare è certamente una situazione molto, molto difficile dal punto di vista dei diritti umani e noi impediamo alle persone di trovare qualche cosa di meglio e li ricacciamo lì in quella sorta di inferno.

[In merito alla diminuzione degli sbarchi.] Non è poi difficile... si va da qualche capobanda locale, si paga e gli accordi son belli che raggiunti fino alla prossima volta. Non è difficile. Minniti è minstro degli Interni e va a fare accordi all'estero. non si capisce niente di cosa fanno questi qua.

Minniti ha una storia da sbirro e va avanti su quella strada lì. Per lui consegnare o ributtare indietro bambini, donne incinta, poveracci e farli finire nelle carceri libiche ammazzati e torturati è una cosa che è compatibile con i suoi valori. Con i miei no. Lui si sentirà orgoglioso di ciò che ha fatto. Non si potrà dire non lo sapevamo. È che nessuno si prenderà le sue responsabilità e nessuno verrà chiamato a prendersi le sue responsabilità.»

Quelle sopra riportate sono le parole del fondatore di Emergency Gino Strada, rilasciate a Il Fatto Quotidiano, a margine della conferenza stampa di presentazione di “Casa Emergency”, tenutasi a Milano, dove è intervenuto insieme al sindaco Giuseppe Sala.

Una replica da parte del ministro Minniti non è stata riportata o perlomeno non in forma ufficiale. 

Le parole di Strada non hanno bisogno di alcun commento. Già da sole valgono come commento. Eventualmente, il valore di quelle parole può essere rafforzato dalla notizia di un paio di giorni fa in cui l'ennesima Ong dichiarava di abbandonare le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo.

Di seguito è riportato un estratto del comunicato del 4 settembre in cui viene ufficializzata tale decisione da parte del MOAS:

"... Il primo aprile 2017 MOAS ha lanciato la sua missione nel Mediterraneo centrale, portando in salvo ben 2000 persone nel solo mese di aprile.

Nel prosieguo della missione, l’equipaggio ha affrontato ogni giorno sfide più impegnative, inclusi il sovraffollamento della nave e il deterioramento delle condizioni psico-fisiche dei migranti assistiti.

Ciononostante, MOAS ha assistito 7,826 persone, oltre studiare e monitorare il complesso scenario del Mediterraneo, sottoscrivendo il Codice di Condotta come atto di fiducia verso il Governo Italiano.

Attualmente però non è chiaro cosa succede in Libia ai danni delle persone più vulnerabili i cui diritti andrebbero salvaguardati in ottemperanza al Diritto internazionale e per difendere il principio di umanità.

MOAS non vuole diventare parte di un meccanismo in cui, mentre si fa assistenza e soccorso in mare, non ci sia la garanzia di accoglienza in porti e luoghi sicuri.

In questo contesto, e nel rispetto dei nostri principi fondativi, MOAS ritiene di voler sospendere le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. ..."

Anche in questo caso, il ministero dell'Interno e il ministro Minniti, nonostante siano stati chiamati in causa direttamente, non hanno rilasciato alcuna dichiarazione. Inutile aggiungere altro.