Sono pesantissime le parole del procuratore di Tivoli Francesco Menditto nel corso della conferenza stampa di martedì mattina non lasciano spazio a interpretazioni: "Non vogliamo fare processi morali, ma se avessimo subito avuto tutte le carte dall'autorità religiosa lo avremmo fermato prima. Il clima di omertà ambientale è molto simile a quello mafioso".
Risulta quindi evidente che la diocesi di Tivoli era da tempo al corrente delle malefatte di Mirko Campoli, ma secondo le regole della casa avrebbe preferito sottacere, sotterrare, ignorare, sorvolare.

Altri elementi emergono da cancellazioni sospette. Infatti, la diocesi avrebbe provato a cancellare ogni  riferimento dai propri profili social a partire dal 2019. L'anno non è casuale. Perché è proprio al maggio del 2019 che risale la prima denuncia che una delle vittime di Campoli rese ai responsabili della Diocesi.

I sospetti sull'uomo, insomma, erano tanti e anche molto specifici. Eppure la stessa Diocesi ha permesso a Campoli di rimanere per oltre due anni a stretto contatto con i minori, tanto che fino all'aprile 2021 è rimasto Presidente Diocesano dell'Azione Cattolica di Tivoli.

C'è poi un video in cui Campoli presenta tutte le iniziative per l'estate dell'azione cattolica destinate ai giovani. Il post è del giugno 2020, un anno dopo la denuncia di violenza del ragazzo e nel post, fra l'altro, era taggato anche il vescovo Parmeggiani. L'ultimo messaggio è quello del 16 aprile 2021, in cui Mirko Campoli, ritratto sorridente, viene ringraziato "di vero cuore" dal consiglio diocesano e dai presidenti parrocchiali "per il lavoro svolto in questi anni a servizio dell'azione cattolica e della chiesa diocesana, con autentico ed instancabile spirito di comunione e di carità". Il messaggio è stato modificato e ogni riferimento a Campoli è stato rimosso.

Forza... continuiamo a dare ancora credito (anche finanziario) a questi soggetti invece che fare di tutto per avviarli ad un più proficuo lavoro nei campi.