Domenica è l'ultimo giorno delle elezioni presidenziali in Russia che, senza ombra di dubbio, vedranno la riconferma nel suo attuale incarico di Vladimir Putin, ovviamente con una vittoria schiacciante, sia perché manca un candidato credibile in grado di poterlo contrastare, sia per la necessità di dimostrare - sia internamente che all'estero - che il Paese è dalla sua parte. Difficile, inoltre, credere ad uno spoglio imparziale e corretto dei voti espressi dagli elettori.

Putin, alla guida del Paese dal 1999, con il nuovo mandato di sei anni - una volta completato - supererà il record di permanenza al potere in Russia detenuto in precedenza da Josef Stalin.

L'Ucraina ha salutato le elezioni con ripetuti attacchi in territorio russo contro delle raffinerie, cercando anche di effettuare incursioni oltre confine tramite milizie mercenarie.

I sostenitori di Alexei Navalny, morto in carcere il mese scorso, hanno chiamato i russi a partecipare alla protesta "Mezzogiorno contro Putin" per manifestare il loro dissenso contro un leader che ritengono un autocrate corrotto. La protesta, approvata dalla vedova di Navalny, Yulia Navalnaya, è stata un'iniziativa intelligente per consentire alle persone di manifestare la propria opposizione al regime senza correre il rischio di venire arrestate.

Così, domenica, in molti sono andati a votare a mezzogiorno in punto creando lunghe file ai seggi, con la polizia che non ha potuto far altro che osservare quanto stava accadendo. Oltre che nelle principali città russe, le file sono state notate anche nelle sedi diplomatiche all'estero.

Nei giorni scorsi, alcuni attivisti avevano manifestato la loro opposizione al regime con azioni isolate, tra cui il lancio di una bomba Molotov all'ingresso di un seggio e dell'inchiostro versato in un'urna.