Le sanzioni alla Russia cono sicuramente un problema per Mosca, ma a causa dei forti legami economici con l'Europa, le sanzioni si ritorcono anche contro i Paesi che le approvano e le mettono in pratica.
Il petrolio è diventato il protagonista dell'ultimo pacchetto preparato dalla Commissione Ue. Nel 2021 la Russia aveva esportato quasi la metà del suo greggio e dei suoi prodotti petroliferi (45%) verso Paesi dell'Unione europea, il resto lo aveva consegnato alla Cina (22%) e ad altri Paesi asiatici (10%).
Adesso bisognerà attendere quali saranno gli effetti negativi di queste nuove sanzioni.. se ci saranno. Finora, infatti, la tendenza delle esportazioni del petrolio russo ha visto l'Asia compensare il progressivo calo degli acquisti dai Paesi europei. Le vendite verso est sono state anche favorite da una riduzione del prezzo del greggio, che però finora è stata ampiamente compensata dal prezzo di riferimento internazionale che ancora rimane alle stelle. Pertanto, la Russia non vende il suo greggio sottocosto.
Se questa è la tendenza, quindi, significa che la diminuzione ulteriore delle forniture all'Europa sarà ulteriormente compensata da un aumento delle consegne in Asia (in particolar modo Cina e india) che, a quanto pare, non si fa problemi ad acquistare il petrolio di Mosca e non teme ritorsioni da parte dell'Europa.
Sul petrolio russo c'è poi un capitolo riservato all'Italia, rappresentato dalla raffineria ISAB di Priolo, di proprietà della russa Lukoil.
A seguito delle prime sanzioni imposte dall'Ue dopo l'invasione dell'Ucraina, le banche hanno bloccato le linee di credito alla raffineria "russo-siciliana", facendo sì che questa abbia finito per lavorare esclusivamente con il greggio di Mosca, tanto da far sì che negli scorsi mesi le sue importazioni hanno raggiunto livelli record, mentre prima il petrolio dalla Russia incideva solo per il 15%.
Adesso, dopo le nuove sanzioni, o il governo trova un'alternativa per consentire alla raffineria di continuare a lavorare facendo arrivare il petrolio da altri Paesi oppure c'è il rischio concreto che possa chiudere, con una ricaduta occupazionale, indotto compreso, che colpirebbe circa 10mila persone, senza tenere in considerazione le problematiche collegate alle forniture di prodotti raffinati in Sicilia.
Come dimostrano questi dati (fonte Ispi) le sanzioni contro la Russia hanno contribuito a mettere in difficoltà Mosca, ma altrettanto stanno contribuendo a mettere in difficoltà quei Paesi, come l'Italia, che con Mosca avevano stretto, più di altri, forti relazioni commerciali.