Nel Question Time che si è svolto giovedì alla Camera, la deputata Pd Elena Carnevali, ha presentato al Governo, per conto dei deputati lombardi del Partito Democratico, un'interrogazione per avere un quadro di quello che è accaduto realmente nelle residenze per anziani (Rsa) della regione Lombardia dal momento in cui il contagio per Covid-19 si è manifestato in quella regione.

Questi sono alcuni passaggi della relazione presentata dalla sottosegretaria al ministero della Salute, Sandra Zampa. In attesa dei dati relativi ad un'indagine ministeriale su quanto accaduto al Pio Albergo Trivulzio e quanto messo in atto dalla regione Lombardia in relazione alle disposizioni ministeriali relative all'attivazione di misure per contrastare il contagio da coronavirus, la sottosegrtaria Zampa ha precisato che i dati da lei forniti per rispondere all'interrogazione in merito al numero dei contagiati, dei decessi per COVID-19 e delle patologie simil-influenzali tra gli ospiti e il personale delle strutture RSA della regione Lombardia e alle proiezioni numeriche di tali dati rispetto al totale della popolazione residente presso le medesime strutture, sono relativi al campione di dati contenuto nel sondaggio nazionale sul contagio COVID-19 nelle strutture residenziali e socio-sanitarie curato dall'Istituto superiore di sanità

"Su 677 RSA pubbliche e convenzionate presenti nella regione Lombardia e contattate dal gruppo di lavoro dell'Istituto superiore di sanità, al 6 aprile hanno risposto all'indagine 164 strutture, pari al 24,2 per cento del totale.Dall'indagine tuttora in corso emerge che il numero totale dei decessi nelle RSA lombarde, dal 1 febbraio 2020 alla data di stesura del questionario (26 marzo-6 aprile, questo è l'arco temporale durante il quale è stato steso il questionario), è pari a 1.822 su un totale di 13.287 residenti al 1° febbraio 2020 nelle predette struttureIl totale dei decessi accertati con tampone e risultati positivi al tampone è pari a 60. Il totale dei decessi con sintomi simil-influenzali o simili a COVID-19 è pari a 874. I deceduti accertati positivi al COVID-19, conferma da tampone, più i deceduti con sintomi appunto simil-influenzali sono pari a 934, cioè il 51,3 per cento del totale dei decessi nelle RSA lombarde, ovviamente di quelle che hanno risposto al questionarioPiù in generale, nell'ambito delle strategie di prevenzione e di controllo dell'epidemia da virus, fin da subito è emersa la necessità di prestare massima attenzione nei confronti della popolazione anziana."


I dati parziali riportati dalla sottosegretaria Zampa lasciano pensare che ci troviamo di fronte ad una vera e propria strage, come sottolineato nell'intervento di replica da un'altra deputata Pd della regione Lombardia, Lia Quartapelle

"I numeri che ci dà la sottosegretaria provano finalmente una questione incontrovertibile. I numeri che ci ha dato la sottosegretaria sono numeri parziali e sono i primi numeri che abbiamo da una fonte ufficiale su quello che è successo nelle case di riposo della Lombardia. Sono i primi numeri perché, come opposizione, in regione Lombardia più volte il Partito Democratico e gli altri partiti di opposizione hanno chiesto all'assessore Gallera, al presidente Fontana, di capire qual era la reale situazione nelle case di riposo. Abbiamo ricevuto come risposta, in una delle tante conferenze stampa senza contraddittorio da parte dell'assessore Gallera, che quella delle RSA era semplicemente una montatura giornalistica.I numeri che ci ha dato la sottosegretaria fanno parte di un campione e sono quindi un sottoinsieme di quello che è successo in Lombardia; non corrispondono - ce lo ha spiegato molto bene la sottosegretaria Zampa, ai pochissimi tamponi fatti, ai 60 tamponi fatti - ma sono numeri agghiaccianti. Nel periodo dell'emergenza COVID-19, il 15 per cento dei pazienti delle case di riposo sono morti e almeno la metà di loro è morto a causa di sintomi riconducibili all'influenza, quindi al COVID-19. Ciò è successo solo in Lombardia. Il livello di mortalità nelle case di riposo della nostra regione non è comparabile con nessun'altra regione italiana e questo, purtroppo, è successo nonostante il lavoro, la cura, la dedizione dei tanti operatori, dei medici, degli infermieri, degli operatori sanitari, molti dei quali - come ricordava la collega Carnevali - si sono ammalati; alcuni sono addirittura morti.Non è solo, dati questi numeri, una questione di quello che è avvenuto al PAT e fa bene il Ministero a continuare nell'ispezione, ma non è solo una questione di quello che è avvenuto al Pio Albergo Trivulzio a Milano. Ci sono state tantissime morti, in tante case di riposo che sono diventate purtroppo tristemente famose: Mediglia, Quinzano d'Olgio, Santa Chiara di Lodi, Lambrate, la provincia di Bergamo. Quello che è successo in Lombardia è così diffuso, in molte case di riposo della regione, perché è chiaramente il frutto di scelte politiche fatte dalla regione.Che cosa ha fatto, anzi, che cosa non ha fatto la regione per iniziare? Prima di tutto, ci ha messo molto tempo a chiudere alle visite dall'esterno le residenze sanitarie per anziani. Nonostante che lo avesse iniziato già a fare il Veneto, il 24 febbraio, nonostante che l'Emilia-Romagna lo avesse fatto il 1° marzo, la Lombardia, la regione con il focolaio più esteso, ha aspettato il 4 marzo per iniziare a limitare le visite dall'esterno nelle residenze per anziani.E, poi, ha concluso la questione l'8 di marzo, insieme al decreto del Governo. Lo stesso giorno, però, l'assessore Gallera proponeva ai colleghi della giunta una cosa inspiegabile, che ha avuto, purtroppo, gli esiti criminali di cui sopra. L'8 marzo la giunta Fontana, su proposta dell'assessore Gallera, decideva di chiedere alle residenze sanitarie per anziani di ampliare la ricettività dei pazienti per ospitare i casi meno gravi di persone infettate con il COVID e liberare, così, alcuni posti letto negli ospedali. Lo diceva prima la collega Carnevali: le RSA fanno parte del sistema sanitario nazionale; non possono rifiutare, se la regione chiede. Per rendere più persuasiva la proposta della regione, il 30 di marzo si è aggiunta una retta giornaliera di 150 euro a ogni RSA che accettava i pazienti COVID, pagata dalla regione. Di fatto, quello che è successo è che la regione pagava le RSA per favorire il contagio, compiendo quello che è stato un atto gravissimo e irresponsabile.Non basta dire, come prova a raccontare l'assessore Gallera, che la regione ha dato indicazioni di come trattare i malati COVID. La responsabilità della regione non è solo quella di dare indicazioni; la regione ha una responsabilità di sorveglianza, controllo e sanzione, che troppe volte nella storia della sanità lombarda è venuta meno. Soprattutto, in questo caso, la regione Lombardia è venuta meno a quella responsabilità e non ha esercitato la propria funzione di sorveglianza, controllo e sanzione. E non basta - no, non basta - che ora, con le morti sospette, la regione disponga una commissione d'inchiesta, provando a scaricare i problemi sulla gestione delle RSA. Il problema è a monte: è in quelle due delibere, dell'8 di marzo e del 30 di marzo, in cui Fontana, Gallera e tutti gli altri assessori della giunta predisponevano il trasferimento dei malati COVID nelle residenze per anziani. L'emergenza - è stato detto da tutti gli infettivologi in modo molto chiaro - doveva essere trattata come una crisi sanitaria, cioè, doveva essere fatto tutto il possibile per evitare i contagi. Mentre tutta Italia si fermava per attuare il distanziamento sociale, che cosa decidevano l'assessore Gallera e il presidente Fontana? Loro decidevano di portare i malati contagiosi nei luoghi dove più si sarebbe dovuto evitare il contagio, proprio dove ci sono i pazienti più fragili e più esposti. Il problema è tutto qui: chi doveva gestire l'emergenza in realtà non ha fatto altro che rinfocolare il contagio e questa è una precisa responsabilità della politica.Questa è una sede politica, non è una sede giudiziaria. Ci sono già le inchieste e la Guardia di finanza ieri è già stata al palazzo della regione per acquisire tutti i documenti; c'è l'ispezione del Ministero. Su tutto questo parlerà la magistratura e chi dovrà pagare pagherà, ma noi siamo qui per parlare delle responsabilità politiche e noi, come Partito Democratico, come opposizione in regione, andremo fino in fondo. Non accettiamo le spiegazioni della regione, non accettiamo i tentativi di nascondere i dati, che ci vengono finalmente forniti oggi, per la prima volta, in un'altra sede, e non accettiamo di ascoltare parlare di montatura giornalistica. Troviamo scandalosa l'affermazione dell'assessore Foroni che ha detto: “in Lombardia, modestamente, noi le abbiamo azzeccate tutte”. È un insulto alle famiglie di tutti coloro che hanno perso delle persone, in particolare alle famiglie di coloro che hanno perso delle persone nelle residenze per anziani. Noi abbiamo chiesto una commissione d'inchiesta regionale sulle RSA e lì, in sede politica, andremo fino in fondo; lo dobbiamo ai familiari, ai lavoratori, a tutti coloro che sono morti; e lo dobbiamo in particolare ai lombardi, che ogni giorno dalle loro case guardano con sgomento quegli amministratori regionali della Lega e di Forza Italia che sono incapaci di gestire l'emergenza, che sono incapaci di riconoscere i propri errori. Sono amministratori drogati della loro stessa propaganda e incapaci di mettersi a lavorare in silenzio per il bene di tutti".