Nel 2023 la spesa pubblica italiana per i farmaci oncologici ha superato i 4,7 miliardi di euro, registrando un aumento del 9,6% rispetto all'anno precedente. Una cifra che mette in luce la rapidità con cui si evolve l'innovazione terapeutica, ma che allo stesso tempo solleva gravi interrogativi sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), chiamato a garantire l'accesso a cure sempre più avanzate, costose e tempestive.
Eppure, nonostante i costi in crescita, i numeri parlano chiaro: la ricerca salva vite. In Italia, tra il 2011 e il 2021, i decessi per cancro sono calati del 15%, un risultato frutto dei progressi nella diagnosi precoce e nei trattamenti. A livello europeo, tra il 2020 e il 2025 si prevede una diminuzione della mortalità oncologica del 3,5% negli uomini e dell'1,2% nelle donne. Dal 1989 a oggi, in Europa sono state salvate 6,8 milioni di vite grazie all'innovazione medica.
Boom di terapie oncologiche: bene per i pazienti, ma servono scelte mirate
Il 2024 è stato un anno record per l'approvazione di nuove terapie. L'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha dato parere favorevole a 113 nuovi farmaci, dei quali il 25% sono antitumorali. E altri 112 sono in valutazione entro la fine del 2025, con una quota oncologica del 31,6%. Siamo di fronte a una “ondata di innovazione”, come la definisce il presidente AIOM, Francesco Perrone, ma il punto critico resta: come gestire questa spesa?
Non è sufficiente approvare nuovi farmaci. Serve una governance seria, che privilegi i trattamenti realmente innovativi, capaci non solo di allungare la vita, ma anche di migliorarne la qualità. Investire in terapie efficaci significa anche ridurre le ospedalizzazioni e facilitare il reinserimento dei pazienti nella vita sociale e lavorativa. Ma per fare questo, servono scelte politiche chiare e coraggiose.
Il carico sul SSN: più pazienti, più cronicità, più bisogno di cure
Nel 2010 in Italia vivevano 2,6 milioni di persone dopo una diagnosi di tumore. Oggi sono 3,7 milioni. Molti convivono con la malattia in forma cronica, richiedendo un'assistenza continua, articolata, spesso complessa. Il sistema sanitario deve fare i conti con un crescente bisogno di esami strumentali, follow-up, accesso alle terapie e ricoveri, in un contesto in cui le risorse restano insufficienti.
Il rispetto dell'appropriatezza prescrittiva – cioè evitare sprechi e trattamenti inutili – è fondamentale, ma non può sostituirsi al potenziamento degli investimenti in oncologia. Come sottolinea Perrone, “governare la domanda di salute” non è solo una questione economica: è l'unico modo per ridurre le liste d'attesa e assicurare cure efficaci a chi ne ha bisogno.
Ospedali sotto pressione: mancano letti e percorsi specializzati
Le strutture ospedaliere italiane non sono attrezzate per l'attuale pressione. Solo il 2,3% dei letti negli ospedali per acuti è destinato all'oncologia, mentre oltre il 50% dei pazienti oncologici che arrivano al pronto soccorso ha bisogno di ricovero. Risultato? I pazienti finiscono sparsi tra reparti non specializzati, spesso solo per mancanza di alternative.
Tra il 2012 e il 2022, in Europa i posti letto ospedalieri sono diminuiti del 10%, in Italia del 35%. E il problema non è solo quantitativo. La degenza oncologica è più lunga, con tassi di mortalità intraospedaliera più alti e dimissioni a domicilio meno frequenti. Serve un modello organizzativo nazionale che garantisca percorsi adeguati e l'accesso a strutture realmente specializzate.
Prevenzione: la grande assente
E mentre si investono miliardi in farmaci, l'Italia resta indietro sulla prevenzione, l'arma più efficace e meno costosa per combattere il cancro. Nel 2024 sono state stimate 390.100 nuove diagnosi in Italia. Il 40% – circa 156.000 casi – potrebbe essere evitato seguendo stili di vita sani e aderendo agli screening.
Ma i dati sono scoraggianti: il 60% degli adulti beve alcol, il 33% è in sovrappeso, il 28% è sedentario e il 24% fuma. Solo una piccola percentuale del budget sanitario nazionale viene investita in prevenzione, nonostante ogni euro speso in questo ambito generi un ritorno di 14 euro per la salute pubblica e l'assistenza sociale.
L'eccellenza della ricerca italiana
Un dato positivo, però, c'è: la qualità della ricerca italiana. I nostri oncologi sono protagonisti a livello internazionale, come dimostra il Congresso ASCO 2024 a Chicago, dove quasi 20 ricercatori italiani sono stati premiati. L'AIOM, in collaborazione con ASCO, ha creato un corso annuale sulla ricerca clinica a Roma per formare i giovani talenti da tutto il mondo. Il tema dell'edizione 2025 sarà “Driving Knowledge to Action: Building a Better Future”, un richiamo forte all'importanza della collaborazione scientifica globale.
L'Italia si trova a un bivio cruciale: da un lato, la speranza offerta dall'innovazione terapeutica; dall'altro, il rischio che tutto questo progresso venga vanificato da un sistema sanitario non in grado di reggere l'urto. Investire bene – non solo di più – è la chiave. Prevenzione, appropriatezza, organizzazione e formazione devono camminare insieme. Altrimenti, l'innovazione resterà solo una promessa per pochi, anziché una garanzia per tutti.