Venerdì a Palazzo Chigi le delegazioni di Lega e 5 Stelle si sono riunite per trovare un accordo sulla legge che dovrebbe rivedere in senso autonomista le competente delle regioni, dopo il referendum in tal senso voluto da Lombardia e Veneto.

Secondo il premier Conte, ieri si è fatto un passo avanti in relazione ad un testo finale che possa essere condiviso dall'intera maggioranza di Governo.

A leggere le dichiarazioni degli interessati, però sembra di capire che quanto concordato venerdì piaccia solo ai 5 Stelle e poco o nulla alla Lega, facendo intendere che la legge sulle Autonomie, più che una sintesi, sia in realtà una specie di spartizione delle varie posizioni che vedono su due fronti contrapposti leghisti e pentastellati.

Così ieri i 5 Stelle hanno portato a casa ciò che volevano sull'istruzione e, probabilmente, nella prossima riunione saranno i leghisti a far festa facendo accettare ai grillini i loro desiderata su un altro argomento.


Questo il commento dei 5 Stelle espresso da Salvatore Giuliano, sottosegretario all'Istruzione:

"Ha vinto la scuola italiana: l'istruzione rimane di competenza nazionale.In questi mesi di duro lavoro abbiamo esaminato le proposte delle Regioni e abbiamo effettuato le nostre controproposte. Voglio tranquillizzare tutto il personale della scuola, le famiglie e gli alunni dicendo che non ci saranno dipendenti della scuola che passeranno alle Regioni, non ci saranno stipendi regionali, non ci saranno stipendi di serie A e di serie B.Tutto il personale e quindi anche il curricolo, quello che si farà a scuola, rimane di competenza nazionale, fatte salve le quote dell'autonomia scolastica che conosciamo ormai da venti anni.Quindi nessuna differenza all'interno del personale, nessuna differenza all'interno degli alunni, nessuna differenza all'interno delle istituzioni scolastiche.Io ho condiviso tutte le preoccupazioni che il mondo della scuola mi ha comunicato e vi confesso che erano anche le mie preoccupazioni.Abbiamo fatto, ritengo, un eccellente lavoro e abbiamo garantito – come è giusto che sia – che l'istruzione rimanga di competenza nazionale e quindi vengano date pari opportunità a tutti i cittadini e a tutti gli operatori della scuola".


Quindi, se i 5 Stelle esultano la Lega non fa festa, come dimostra la dichiarazione di Erika Stefani che ieri guidava la delegazione del partito di Salvini durante la trattativa a Palazzo Chigi:

"Su sanità, ambiente, sviluppo economico sono state accolte le richieste delle regioni. Una svolta per il territorio, per i cittadini e per le imprese.L'autonomia funziona però se c'è quella finanziaria. Non accetteremo nessun compromesso.Chi riesce a garantire servizi efficienti riuscendo a risparmiare dovrà gestire come meglio crede queste risorse. Un'autonomia che non mira all'efficienza al taglio degli sprechi non è un'autonomia.Premiare e stimolare l'efficienza e punire [da notare il punire e non l'aiutare, ndr.] gli incapaci, sono questi gli obiettivi della Lega per far crescere il paese da Nord a Sud".


Come è possibile capire da quanto si legge sopra, la Stefani si è dimenticata di parlare di Istruzione, facendo intendere di aver buttato giù un boccone amarissimo, che i temi da lei elencati dovranno però soddisfare a partire da prossimo appuntamento.

C'è però da vedere se Salvini potrà ingoiare il rospo sulla scuola, visto che il suo elettorato di riferimento, rappresentato dai presidenti leghisti di Veneto e Lombardia, non ha gradito per nulla ciò per cui i 5 Stelle festeggiano.


Questo è quanto ha dichiarato in proposito il presidente della regione Veneto, Luca Zaia:

"Resto basito davanti all'ennesimo rinvio. Pensavo che il Presidente del Consiglio fosse così autorevole da chiudere la partita, ma non ho ancora ben capito se l'autorevolezza serva a chiudere o invece a prolungare indefinitamente l'approvazione dell'intesa sull'autonomia differenziata.Noi veneti ne abbiamo le tasche piene di tutta questa storia. Sono trascorsi 636 giorni dal referendum, più di un anno dalla formazione di questo governo, ricordo che non c'è neppure l'alibi di dire che le Regioni non abbiano fatto il lavoro che spettava loro. Di fronte a tutto questo non posso non affermare che questa è una autentica presa in giro e che Conte non può prestarsi a procrastinare ancora. Siamo stanchi anche di sentire dire a Conte che lui sarà il garante dell'unità nazionale, un refrain ormai stucchevole.Se sono davvero convinti che tutto quel che facciamo è contro l'unità del Paese, vadano in Parlamento e modifichino la Costituzione. Siamo in un Paese in cui per alcuni applicare l'articolo 116 terzo comma della Carta costituzionale, la legge fondamentale dello Stato, significa minare le basi della Repubblica.È allucinante! Non siamo più disposti ad aspettare, vediamo dichiarazioni che non c'entrano nulla con l'intesa sull'autonomia. A nome dei 2 milioni 328 mila veneti che hanno votato per il si all'autonomia dico che siamo stanchi, stanchissimi.La misura è colma!"


 

E questo è quanto ha dichiarato in proposito il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana:

"Mi ritengo assolutamente insoddisfatto dell'esito del vertice di oggi sull'Autonomia: abbiamo perso un anno in chiacchiere.Sono deluso anche da quello che ha detto il premier Conte, mi sento profondamente amareggiato. Credo che questo comportamento sia irrispettoso nei confronti degli italiani che chiedono cambiamento e buona politica.Sono sconcertato dalle proposte fatte, che penalizzerebbero le amministrazioni virtuose: è una chiara dimostrazione che non c'è volontà di giungere a un accordo.Si vuole continuare a mantenere in vita l'Italia dell'inefficienza: se le premesse sono queste, da parte mia non ci sarà alcuna disponibilità a sottoscrivere l'intesa".


Dopo queste dichiarazioni, o la Lega porterà a casa tutto ciò che chiede sugli altri temi in discussione sulle Autonomie, purché Lombardia e Veneto siano d'accordo, oppure tutto verrà azzerato.

Inutile aggiungere come sia possibile che un Governo possa proseguire la legislatura in queste condizioni.