Israele ha 57.131 persone attualmente positive al contagio da coronavirus, con 1.335 decessi. In Cisgiordania gli attualmente positivi sono 11.425 e 291 i decessi, mentre a Gaza i casi attivi sono 1.825 e 17 i decessi.

Nonostante che Israele abbia deciso un secondo lockdown a livello nazionale dallo scorso 18 settembre, nell'ultima settimana il numero di nuovi casi quotidiani ha registrato quasi 7.000 nuovi contagi su una popolazione di 9 milioni, mettendo a rischio la tenuta di alcuni ospedali.

Il governo si è riunito per otto ore per valutare la  situazione e, alla fine, ha deciso di applicare nuove restrizioni.

"Se non prenderemo provvedimenti immediati e difficili - ha dichiarato alla fine il premier Netanyahu - raggiungeremo l'orlo dell'abisso".

Così, il premier israeliano ha detto che da venerdì alle 14, in base alle nuove restrizioni tutte le attività e i luoghi di lavoro, ad eccezione di quelli che verranno indicati come essenziali, chiuderanno per almeno due settimane. L'elenco sarà reso noto nel corso della giornata.

Una decisione che, a questo punto, riporta Israele alla stessa identica situazione del lockdown di primavera e per tale motivo ha registrato la ferma opposizione del ministro delle finanze Israel Katz e del governatore della Banca d'Israele Amir Yaron, che prevedono in 10 miliardi di dollari di mancate entrate le conseguenze di un nuovo blocco dell'economia.

Israele è già in recessione e la disoccupazione in questo momento ha superato la soglia dell'11%.

Da sottolineare che Ronni Gamzu, il responsabile nominato dal Governo a capo della gestione dell'emergenza collegata alla pandemia, durante la riunione dell'esecutivo aveva suggerito di non imporre un nuovo blocco completo dell'intero settore privato, ma piuttosto di rafforzare quello esistente. 

"Ho raccomandato di inasprire le misure, ma non di chiudere l'intero paese. Il governo ha deciso diversamente e lo rispetto. Quando si tratta di fermare l'infezione, ovviamente chiudere di più significa contrastarla di più".

Le nuove restrizioni, volute soprattutto da Netanyahu, non è escluso però che possano mettere a rischio la tenuta del Governo, con alcuni ministri dell'alleato Kahol Lavan che potrebbero dimettersi nelle prossime ore, perché contrari a quanto deciso dal premier israeliano.