Annunciato quasi come evento epocale, Il Consiglio dei Ministri n. 133 del 28 Settembre 2016 convocato per pubblicare la nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (DEF) 2016 ha semplicemente prodotto una tabellina e qualche numero, la cui validità è, come avvenuto in passato, del tutto indimostrabile. La nota, propedeutica alla legge di bilancio che dovrà essere presentata in Parlamento entro il 20 ottobre, aggiorna le stime del Governo sul quadro macroeconomico per l’anno in corso e il triennio successivo nonché gli obiettivi programmatici.

Di seguito la tabella con le principali grandezze del quadro programmatico:

PIL 2015 per gli anni 2015/16/17
+0,7% | +0,8% | +1,0%

Indebitamento netto (deficit)/PIL per gli anni 2015/16/17
2,6% | 2,4% | 2,0%

Debito/PIL per gli anni 2015/16/17
132,3% | 132,8% | 132,2%

La sostanza del contendere era la crescita prevista per l'anno in corso e per quello a venire, oltra alla "flessibilità" che l'Italia si sarebbe presa per la prossima legge di stabilità.

Le previsioni rispetto al passato sono state meno ottimistiche. Quest'anno il PIL crescerà dello 0,8%, mentre il prossimio dell'1%. Il ministro Padoan, dopo quasi un anno si è accorto che l'economia internazionale non garantisce più il traino di qualche tempo fa. Questo glielo avevano fatto notare  di questi tempi anche lo scorso anno quando lui aveva ipotizzato un PIL superiore quasi del 100% rispetto all'attuale. Evidentemente, dopo alcuni mesi anche questo concetto è stato capito.

Inoltre, nonostante le entrate dello Stato saranno sensibilmente più basse del previsto, il ministro delle Finanze ha detto che ci sarà, parole sue, la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia: 15 miliardi di aumenti di tasse saranno scongiurati!
Per l'anno prossimo, sempre nello spazio delle risorse fiscali disponibili, Padoan ha promesso il sostegno ad investimenti privati e pubblici, oltre a misure relative alla previdenza e alla questione sociale.
Renzi, ha poi ricordato che alcune delle misure messe in atto nel passato rimarranno, come ad esempio gli 80 euro.


Nel dettaglio, quali saranno gli interventi del Governo non è stato anticipato. Nonostante le insistenze, lo sapremo entro metà ottobre con la presentazione della legge di stabilità.

Quindi, le domande da dove arriveranno le risorse per l'anno in corso per evitare le clausole di salvaguardia, e quali saranno le risorse destinate nel prossimo anno alle misure per incentivare investimenti, pensioni e questione sociale non è stato possibile saperlo.

L'unico dato certo è che l'Italia, senza attendere ciò che dirà la Commissione UE, considera già dovuto uno sforamento dello 0,4% del rapporto deficit/PIL da imputarsi non come flessibilità, ma come sforamento dovuto a circostanze eccezionali, già previsto nei trattati del 1990 e negli articoli del fiscal compact. Insomma, un automatismo dovuto, secondo Renzi, di cui l'Italia non deve render conto e per cui non non deve fare alcuna richiesta.

In base a che cosa? Le cause citate da Renzi sono due: il sisma del 24 agosto e la questione dell'immigrazione, per cui l'Europa è gravemente in debito con l'Italia a causa della chiusura e della blindatura delle frontiere a nord, della realizzazione degli hot spot e delle ricollocazioni di migranti per i quali non è stato fatto nulla dall'Europa.

Alla fine dei conti, Renzi e Padoan hanno quantificato queste circostantze eccezionali in 6 miliardi e non si sa bene se perché tale cifra sia quella reale o perché sia quella digeribile ai commissari di Bruxelles.

Come già detto in precedenza, come verranno utilizzati questi soldi aggiuntivi e gli altri a disposizione (che neppure si sa quanti siano), non è dato di sapere e non si sa neppure, tra l'altro, quanti saranno i soldi che verranno stanziati per Casa Italia. Dobbiamo attendere fino a metà ottobre.