Il Partito Democratico pensava di aver trovato l'uovo di Colombo in Emanuele Dessì, candidato al Senato per i 5 Stelle. Una candidatura impresentabile per avere, nell'ordine, fatto un video insieme ad un pugile che ha il torto anche di far parte del clan degli Spada (famiglia che viene indicata come mafiosa e unica responsabile del degrado di Ostia), pagato un affitto di 7 euro al mese per una casa popolare (ma senza aver aggirato o infranto alcun regolamento) e postato su facebook dei commenti definiti razzisti.

Ammesso che tutto ciò non faccia di lui il miglior candidato del mondo e ammesso che averlo in lista non sia la migliore pubblicità per un qualsiasi partito o movimento che pretenda di essere più che rispettabile, facendo mente locale e riflettendo un attimo, è anche evidente che il signor Dessì, fino a prova contraria, non è neppure il numero 1, il capo della fantomatica Spectre, come invece il partito di Renzi, e non solo lui, ci vuole far credere.

E al di là o meno che faccia o farà un passo indietro e non verrà pertanto eletto, il Movimento 5 Stelle ha ricordato al Pd e alla stampa che ha fatto di Dessì uno degli argomenti principali della campagna politica degli ultimi giorni, che gli impresentabili, quelli veri che hanno o potrebbero avere dei problemi con la giustizia per aver commesso reati punibili anche penalmente, sono altri e si trovano sia nel Partito Democratico, sia nelle liste dell'alleanza di centrodestra. Eccone l'elenco pubblicato da Luigi Di Maio.


Partito Democratico

Luciano D’Alfonso
Governatore della Regione Abruzzo, indagato a Pescara e a L’Aquila, per una inchiesta su appalti regionali e sul recupero del complesso che ha ospitato il mercato ortofrutticolo pescarese.

Vito Vattuone
Capolista Pd nel collegio plurinominale per il Senato in Liguria, dal 29 gennaio ha una richiesta di rinvio a giudizio in relazione a dei rimborsi avuti dalal Regione.

Claudio Mancini (proporzionale Camera Latina)
Carlo Lucherini (uninominale Senato Guidonia)
Bruno Astorre (proporzionale Senato)
Claudio Moscardelli
Sono tutti coinvolti nell’inchiesta sui rimborsi e le spese di rappresentanza del gruppo alla Pisana fra il 2010 e il 2012, rinviati a giudizio lo scorso settembre.

Ferdinando Aiello
Brunello Censore
Antonio Scalzo
Sono stati tutti rinviati a giudizio in Calabria dal luglio scorso.

Angelo D’Agostino
È imputato in un processo a Roma per una vicenda legata a certificati falsi per appalti pubblici emessi da una società specializzata nella certificazione dei requisiti.

Vittorino Facciolla
Assessore regionale all’Agricoltura in Molise, indagato nell'ambito di un'indagine sui Progetti Edilizi Unitari, fondi per la ricostruzione post sisma in Molise.

De Luca
Figlio del presidente della regione Campania e candidato a Salerno, nel feudo elettorale del padre, è imputato di bancarotta fraudolenta per il crac della società immobiliare Ifil.

Umberto Del Basso De Caro
Sottosegretario, accusato di tentata concussione, è stato sentito dai pm nel dicembre scorso per aver fatto pressioni, secondo l'accusa, per la rimozione o il trasferimento di alcuni funzionari non graditi alla moglie, dirigente amministrativo nello stesso ospedale.

Franco Alfieri
Conosciuto come il "signore delle fritture" - grazie al presidente della Campania De Luca - per saper creare clientele come "Cristo comanda", già condannato in appello a restituire 40.000 euro al Comune di Agropoli e imputato per omissione in atti d’ufficio e sottrazione di beni, avrebbe lasciato dei beni sequestrati alla Camorra, destinati al Comune di Agropoli, nella disponibilità dei vecchi proprietari. Per i pm ciò sarebbe avvenuto non per dimenticanza, ma per ingraziarsi il "clan degli zingari".

Luca Lotti
È indagato per favoreggiamento e rivelazione di segreto istruttorio nella vicenda Consip.


Centrodestra

Luigi Cesaro
Altrimenti conosciuto come "Giggino a' purpetta", è indagato per voto di scambio in riferimento alle ultime elezioni regionali e per minacce a pubblico ufficiale aggravato dalla finalità mafiosa. Cesaro avrebbe fatto pressioni su una funzionaria del comune di Marano, che si occupava dei controlli su opere costruite dall'impresa di Aniello e Raffaele Cesaro, suoi fratelli.

Antonio Angelucci
Candidato nonostante la sua "non assidua" presenza in Parlamento (99.59% di assenze) ed i suoi problemi sul fronte giudiziario con una condanna in primo grado a un anno e 4 mesi per falso e tentata truffa per i contributi pubblici percepiti tra il 2006 e il 2007 per i quotidiani Libero e il Riformista, deve affrontare anche un'indagine in corso in merito a un’inchiesta sugli appalti nella sanità della procura di Roma. A lui è stato destinato il posto di capolista alla Camera nel Lazio.

Ugo Cappellacci
Capolista in Sardegna, ex presidente di quella regione, per lui è stata chiesta una condanna per abuso d’ufficio nel processo scaturito nell’inchiesta sulla cosiddetta P3. Condannato in secondo grado a restituire alla regione Sardegna circa 220mila euro e a due anni e mezzo di reclusione per il crac milionario della Sept Italia, società fallita nel 2010.

Michele Iorio
Candidato al Senato in Molise, è stato condannato qualche giorno fa dalla corte d’appello di Campobasso a 6 mesi di reclusione per abuso d’ufficio e a un anno di interdizione dai pubblici uffici.

Urania Papatheu
Candidata nel Catanese, ha una condanna in primo grado per gli sperperi dell'ex Ente fiera di Messina.

Edoardo Rixi
Assessore regionale in Liguria per la Lega è imputato per le spese pazze in quella regione perché si sarebbe fatto rimborsare delle spese personali non riconducibili al suo incarico pubblico.

Umberto Bossi
Condannato a 2 anni e 3 mesi per aver usato i soldi del partito a fini privati.

Roberto Formigoni
Condannato per corruzione a sei anni e imputato in numerosi altri processi, è candidato al Senato in Lombardia come capolista di Noi con l’Italia.


Se è giusto fare una campagna contro gli impresentabili nelle liste elettorali, è bene allora che vengano citati tutti e che, nelle giuste proporzioni, si dia conto per ognuno del "grado" di impresentabilità.