Card. Pizzaballa: nonostante tutta questa grande violenza, non dobbiamo dimenticare che il messaggio del Natale resta
Nell'Angelus della vigilia di Natale, dopo la preghiera, Papa Francesco non si è dimenticato delle guerre in corso... almeno le più "note". Queste le sue parole:
"Siamo vicini ai nostri fratelli e sorelle che soffrono per la guerra. Pensiamo alla Palestina, Israele, l’Ucraina. Pensiamo anche a coloro che soffrono per la miseria, per la fame, le schiavitù. Il Dio che ha preso per sé un cuore umano infonda umanità nei cuori degli uomini!"
Ma su quanto accade in Medio Oriente, si è espresso più in dettaglio il patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, in un messaggio inviato a Vatican News e a L'Osservatore Romano:
"Sembra che tutto il mondo stia vivendo un momento di grande difficoltà dove violenza, odio, divisione, sentimento di vendetta prevalgono. ... Dal 7 ottobre siamo precipitati in un mare di odio, di rancore, di vendetta, di morte". Un odio che, precisa, "ha colpito la società israeliana e sta colpendo ora la società palestinese". Ha nel cuore soprattutto quello che sta accadendo a Gaza, ma pensa anche "alla nostra piccola comunità cristiana di Betlemme".Consapevole delle "situazioni di grande difficoltà dove ciascuno è chiuso nel suo dolore", Pizzaballa pone l'accento sul significato inconfondibile del Natale: "Dio viene a noi, si fa presente a noi e apre il nostro cuore all’incontro con l’altro, al riconoscere l’altro come parte importante di sé"."Nonostante tutta questa grande violenza, non dobbiamo dimenticare che il messaggio del Natale resta, forse in questo momento ancora più importante di sempre. Dio per amore si fa carne - ricorda - e ci comunica un modo nuovo di stare nel mondo che è quello di dare la vita per amore, per gli altri". Il frastuono delle armi non può distogliere, fa intendere ancora il cardinale Pizzaballa, dal fatto che "è Natale anche qui in Terra Santa dove ci sono persone che dicono sì a Dio, sì al fratello e alla sorella. Perché dire sì a Dio - scandisce - vuol dire riconoscere l’altro, il fratello e la sorella. E sono disposti ad aprirsi al dialogo, a dire sì alla riconciliazione, sì al perdono, sì all’amicizia".Il Patriarca si rivolge, in questo giorno solenne, innanzitutto alla sua Chiesa, ma anche a tutti quelli che ascoltano questo messaggio e "guardano a questa Terra Santa". "Abbiamo bisogno di alzare il nostro sguardo - conclude - andare oltre il dolore presente e vedere l’opera di Dio che si compie. Perché Gesù è veramente questo bambino, è veramente il Signore della storia, della storia personale di ciascuno di noi e della storia del mondo". È il tempo, nonostante tutto, di proclamare che "noi lo crediamo". (fonte Vatican News)
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