Orbán incontra Scholz e spiega ai tedeschi i danni delle sanzioni
La scorsa settimana il premier ungherese Viktor Orbán si è recato a Berlino per il primo vertice ufficiale col cancelliere Olaf Scholz, dopo quasi un anno che quest’ultimo è in carica.
L’Ungheria ha bisogno dell’appoggio tedesco, perché la Germania è il maggiore investitore straniero e maggiore partner commerciale di Budapest. Inoltre Berlino può essere determinante per far assegnare i fondi europei che la Commissione sta tenendo in sospeso a causa delle sue preoccupazioni sulle vicende giuridiche interne all’Ungheria. Ai tedeschi Orbán ha spiegato l’insensatezza della posizione europea sul tema dell’energia e delle sanzioni.
La sua critica non è rivolta allo strumento sanzionatorio in quanto tale, ma al modo con cui viene applicato da Bruxelles: secondo la metafora del premier magiaro, il “nano” UE vuole sanzionare il “gigante” Russia e alla fine il nano “muore”, dunque occorre fermarsi e cambiare al più presto questo atteggiamento suicida.
Se il ruolo dell’Europa è quello del compratore di risorse energetiche, allora la convenienza starebbe nell’avere sul tavolo diverse offerte e poter scegliere in base alle considerazioni politiche o economiche del momento.
Ancor meglio sarebbe diventare energeticamente indipendenti, ma proseguendo su questa strada si finirà solamente per “cambiare padrone”, passando dalla dipendenza verso i russi a quello verso gli americani, dice Orbán.
Da un sondaggio delle compagnie televisive tedesche NTV e RTL emerge che la sua visione in Germania è sostanziale condivisa dalla maggioranza, perché il 57% dei tedeschi ritiene che il danno maggiore delle sanzioni ricada sul proprio Paese, mentre il 18% crede che a rimetterci siano in egual misura Russia e Germania.
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